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Gresko, la passione per il teatro e il dramma del 5 maggio 2002: “Mi hanno massacrato”

L’ex difensore dell’Inter, tra i maggiori colpevoli della famosa disfatta nerazzurra contro la Lazio, gestisce oggi un teatro in Slovacchia: “È solo un hobby e mi diverte. In realtà alleno i ragazzi Under 15 e voglio studiare per prendere la licenza Euro Pro. Il 5 maggio 2002? Si vince e si perde tutti insieme, e anch’io ho sbagliato. Ma potrei menzionare tante altre cose che ci hanno impedito di vincere quell’anno”.
A cura di Alberto Pucci
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Al nome di Vratislav Gresko è legato soprattutto il ricordo del famoso 5 maggio 2002: uno dei giorni più brutti della storia dell'Inter. Quella maledetta partita, che chiuse in maniera pazzesca il campionato regalando alla Juventus il tricolore, è considerata una macchia nella carriera dell'ex difensore nerazzurro che, dopo essersi ritirato dal calcio giocato nel 2015, ha deciso di reinventarsi scegliendo di gestire un teatro a Banska Bystrica: la città slovacca che lo ha visto tirare i suoi primi calci ad un pallone.

"Il teatro è però solo un hobby – ha precisato Gresko, in un'intervista concessa a ‘Il Posticipo' – È divertimento, un gioco, non è una cosa in cui mi impegno davvero. Io faccio anche altre cose nella mia vita: alleno i ragazzi Under 15 e voglio studiare per prendere la licenza Euro Pro. Mi piace allenare, ma non basta aver fatto una carriera importante da calciatore per farlo. Bisogna osservare altre società, andare a seguire i settori giovanili e le prime squadre. Bisogna andare all’estero e bisogna conoscere le lingue".

"Cosa è successo in quel 5 maggio del 2002? La squadra andava bene anche se le cose alla fine sono andate come tutti sanno. Come allenatore dico sempre che si vince e si perde tutti insieme. Se vince la squadra allora vince anche l’allenatore, se la squadra perde allora perde anche l’allenatore. Non hanno massacrato solo me, tutta la squadra è stata massacrata. Anche io ho sbagliato, ma potrei menzionare tante altre cose che ci hanno impedito di vincere quell’anno. Bisogna pensare alle cose belle e mettersi quelle brutte alle spalle: non dimenticarle, ma saperle usare nel futuro".

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Il ricordo dell'esperienza italiana

All'età di 43 anni, e dopo diciotto lunghi anni, Gresko può dunque guardarsi alle spalle e sorridere alla sua esperienza italiana che lo ha visto scendere in campo anche a Parma: "L'Italia è stata una buona esperienza per me. Sono arrivato con poca esperienza e poche partite sulle gambe. Ho fatto il salto in una squadra grandissima con una bella storia calcistica, tanti tifosi e una bellissima città alle sue spalle. Lo shopping dopo la sconfitta con la Lazio? Io non voglio dare colpe agli altri, mi prendo le mie responsabilità. Ero giovane, avevo 22 anni. Dopo una sconfitta che fa male, la cosa migliore da fare è chiudere la porta di casa, rimanere lì dentro e non andare in giro. Quando un calciatore va in città, a prescindere dal fatto che abbia giocato o meno il giorno prima, viene sempre beccato dai tifosi che incontra".

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