Greenwood spacca in due il Manchester United: fuori rosa fino a fine anno ma c’è chi non è d’accordo
Per Mason Greenwood continuerà l'esclusione dalla rosa del Manchester United almeno fino a fine stagione. Il club ha preso una decisione dura e che non ammette soluzioni differenti malgrado il giocatore sia stato al momento assolto da tutte le accuse di stupro rivolte nei suoi confronti da parte dell'ex fidanzata Harriet Robson che lo aveva denunciato nel gennaio 2022. Ma all'interno del club c'è chi non sarebbe d'accordo con questa presa di posizione.
Per Mason Greenwood da quel momento è iniziato un lungo e tormentato inferno personale e professionale: davanti alla pubblicazione della ragazza di una serie di contenuti sul suo profilo Instagram, a sostegno della tesi delle presunte violenze subite, con lividi, ferite e un audio chock in cui si sentivano i due litigare violentemente, per l'attaccante 21enne è iniziato il processo ordinario e l'abisso sportivo. Il Manchester United lo ha subito sospeso, escludendolo dalla rosa e dagli allenamenti e Greenwood è presto stato lasciato a piedi anche dagli sponsor. Il tutto mentre le accuse dovevano venire ancora provate così come la sua eventuale colpevolezza.
Una storia ai limiti dell'assurdo che ha toccato il suo apice nel momento in cui Greenwood è stato scagionato, venendo assolto da tutti i capi di imputazione. Mentre la giustizia lo dichiarava innocente, la gogna sportiva è continuata perché Greenwood non è più rientrato nei ranghi dei red devils. La società ufficialmente ha mantenuto la linea dura con la spiegazione ufficiale di ulteriori indagini interne sul giocatore che, dunque, è rimasto sospeso fino ad ora. Ma anche dopo le ultime settimane, in cui il classe 2021 ha richiesto di venire inserito di nuovo nel gruppo almeno per allenarsi, la risposta è stata perentoria: nessun ripensamento, la sospensione resterà almeno fino a fine stagione.
Un colpo tremendo per il giocatore che attualmente ha un contatto che lo lega allo United fino al 2025, ma il club è disposto ad attendere ancora, fino alla conclusione della "diligence" interna che dovrà chiarire del tutto le circostanze che secondo lo United circondano ancora il suo arresto e la sua condotta fuori dal campo. La motivazione del procrastinarsi dell'esclusione di Greenwood non avrebbe però motivazioni puramente calcistiche, visto che all'interno del Manchester ci sarebbe una spaccatura tra staff tecnico e commerciale.
Il club sarebbe dunque profondamente diviso sulla questione, con lo staff tecnico favorevole a dare una seconda opportunità all'attaccante, permettendogli almeno di tornare ad allenarsi ed eventualmente essere reintegrato in rosa. Ma i dirigenti commerciali non sono d'accordo e hanno posto il veto, accettato dal club: temono un potenziale irrecuperabile danno di immagine e di reputazione dello United. A supporto della propria tesi, sono state messe sul tavolo della discussione le scelte già avvenute per diversi sponsor, come Nike, EA Sports e Cadbury che hanno tutti scaricato sin da subito Greenwood, dopo che le accuse sono emerse per la prima volta. E che non hanno più riallacciato col giocatore alcun rapporto dopo l'assoluzione.
Oltretutto, sempre sotto il profilo commerciale, la "cancellazione" di Greenwood dl Manchester è stata immediata con la sua maglia numero 11 non più in vendita, tolta da ogni shop ufficiale dello United. La situazione, però sta diventando davvero paradossale, con Greenwood che continua a ricevere mensilmente il proprio stipendio, non può eventualmente fare causa per mobbing ma nel contempo sta vedendo la propria carriera professionale a serio rischio.
Nell'ultima finestra di mercato, non ha potuto nemmeno sfruttare scelte estere – appoggiate sempre dallo staff tecnico dello United – con il club che ha rifiutato le offerte che erano sopraggiunte dalla Turchia. Intanto, sul suo status è quasi impossibile intavolare un discorso con il club: è diventato un discorso tabù. Lo stesso Erik Ten Hag ha evitato scrupolosamente di discutere del futuro del giocatore, smarcandosi da diverse domande solamente con la certezza di aver sempre avuto un buon rapporto col giocatore sul quale, però, ad avere l'ultima parola è la dirigenza.