Graziano Cesari: “Gli arbitri non decidono più, inventano. La divisa è diventata una roba paurosa”
Gli arbitri e il VAR sono al centro dell'attenzione dopo questo ultimo turno di campionato che ha preceduto la sosta delle Nazionali. Da Inter-Torino, passando per Juventus-Cagliari, Monza-Roma e Fiorentina-Milan, le decisioni in campo prese dai direttori di gara hanno un po' diviso l'opinione pubblica nazionale. La parola "confusione" è diventata centrale in questo senso. Ecco perché in un'intervista a Fanpage è stato l'ex arbitro Graziano Cesari a fare chiarezza provando a capire cosa non stia funzionando in questo momento e perché vengano fatti determinati errori.
"Il VAR non dovrebbe mai essere un problema – ha esordito Cesari parlando proprio di quanto accaduto nell'ultimo turno di campionato e in generale in Serie A -. Il problema sono gli arbitri che non decidono". Cesari, oggi opinionista Mediaset nel programma di Italia 1 ‘Pressing' nelle vesti di esperto arbitrale sui vari episodi oggetto di analisi nelle varie partite giocate, ha puntato il dito proprio sull'atteggiamento mostrato in campo dai vari direttori di gara che pare si appoggino troppo spesso solo al VAR: "Si inventano situazioni di gioco che invece sono molto chiare sul terreno di gioco".
Qual è il grande problema del VAR oggi in Italia e perché crea così tanta divisione?
"Il VAR non dovrebbe mai essere un problema, il problema sono gli arbitri che non decidono. Chissà perché hanno improvvisamente deciso di non interpretare più il regolamento e di non fischiare più quello che vedono, di non fischiare quello che evidentemente è un'azione di gioco scorretta. Questo è il grande problema".
Un problema che riguarda anche gli assistenti di linea.
"Gli assistenti sono tutti diventati improvvisamente muti, la bandierina non la alzano, perché non parlano, come accaduto con Conceicao a cui il guardalinee nemmeno rispondeva".
Nell’ultimo turno di Serie A si è parlato tanto di step on foot: che significa e quando è giusto fischiare calcio di rigore?
"Anche se non c'è volontarietà, come ha detto il designatore Rocchi, quando ti pestano il piede è sempre fallo. Si parla solo di step on foot nel regolamento e nient'altro".
E allora perché per il VAR di Monza-Roma invece lo volontarietà è stata la condizione principale per non concedere rigore?
"L'ha detto Rocchi: la massima espressione tecnica che dà le indicazioni e le linee guida. Ecco perché mi chiedo anche io perché venga presa una posizione al VAR non conforme al regolamento. A volte viene interpretata quella situazione di gioco con il fatto che entrambi corrano, ma non è vero. In questo caso c'è un giocatore che corre e l'altro che difende la posizione. Si inventa una situazione di gioco che invece è molto chiara sul terreno di gioco".
Ma allora cosa sta accadendo?
"Forse Rocchi parla e non lo ascoltano, è una delle cose che mi vengono in mente. Oppure questi si assumono iniziative perché il ruolo di arbitro sembra essere diventato così importante nella vita. O ancora perché la divisa forse adesso comincia a diventare una roba paurosa".
Il ruolo del VAR è cambiato?
"Io ho sempre voluto questo VAR, perché prima per gli arbitri ci sono stati degli episodi che hanno segnato pesantemente i direttori di gara. L'arbitro però ha delle caratteristiche essenziali: personalità, coraggio e la preparazione all'evento. Se queste caratteristiche non ci sono devi fare un altro mestiere, non puoi fare l'arbitro".
E oggi cos'è che non va?
"Il VAR è un supporto ma c'è bisogno di una decisione dell'arbitro prima. Tutte le domeniche hanno questo dito nelle orecchie alternandolo alla bomboletta: ma che roba è! Sembra una costante".
Quando lei arbitrava il VAR non era ancora in vigore, ma ha mai sentito il bisogno di uno strumento del genere come lo vediamo oggi?
"Assolutamente sì, noi eravamo solo in tre".
Avrebbe mai voluto rivedere un episodio dubbio quando arbitrava?
"Certo, sicuramente quello relativo a Juventus-Udinese, con il gol non dato a Bierhoff. Ma anche Milan-Roma, ovvero l'episodio relativo all'espulsione di Van Basten scambiato con Serena. Ci sono delle situazioni in cui è quasi impensabile pensare di vederle con l'occhio umano. Il gol/no gol ha fatto tante vittime tra i miei colleghi negli anni quando bastava poco mettendo una telecamere sulla linea di fondo".
Secondo lei si sta generando confusione attorno al VAR? Se sì, di chi è la colpa?
"Sì, degli arbitri, perché sono loro a utilizzare il mezzo. Il VAR è uno strumento pensato benissimo da Rosetti che poi si è modificato e non si sa come mai.. Ma il protocollo è chiarissimo e semplicissimo. Probabilmente oggi se ne abusa troppo".
Che succederà dopo una giornata del genere all'AIA?
"Prenderà dei provvedimenti tecnici nei confronti dei direttori di gara che hanno sbagliato e non hanno soddisfatto le aspettative, è la normalità assoluta".
Cosa potrebbe fare Rocchi?
"Rocchi a differenza degli arbitri è un decisionista e non aspetta molto… Se qualcuno non torna sulla retta via…secondo me….secondo me lo taglia (ride ndr)".
Si è mai chiesto perché in Italia rispetto agli altri campionati all’estero il VAR venga usato così tanto? Lei in un’intervista disse: ‘Siamo in un punto in cui si capisce poco’. Cosa intendeva?
"Intendevo dire che questa situazione è impossibile da capire, è fuori da ogni logica. In Premier hanno fatto una petizione contro il VAR e lo utilizzano pochissimo così come in Bundesliga e questo significa che è l'arbitro a decidere".
Cosa ne pensa della proposta di portare l’arbitro a spiegare la decisione su un determinato episodio al pubblico presente allo stadio?
"L'ho visto fare nel calcio a 5. L'arbitro l'ha spiegato a tutto il resto del palazzetto, mi è piaciuto tantissimo e nessuno ha detto niente. Ci sono i display allo stadio da cui si può tranquillamente vedere l'azione. Creo che sia importante utilizzare la tecnologia anche alla luce della trasparenza di cui si parla da sempre".
Ha raccontato che Irrati era contrario all’introduzione del VAR quando fu proposto da Rosetti nel 2017/2018. Si è mai chiesto perché?
"Irrati era contrario perché diceva che col VAR c'era una moviola in campo. Ma il VAR non è la moviola in campo e si utilizza solo nei casi codificati dal protocollo".
Ma allora oggi qual è la reale funzione dell’arbitro in campo?
"Una domanda difficile da rispondere. Dovrebbero essere i giudici di un regolamento da dover applicare per forza, e invece non lo fanno. È una funzione consultiva, decisionale, ma non le saprei davvero rispondere…".
Sudditanza psicologica nei confronti delle big: crede che nonostante il VAR si possa ancora parlare di questo concetto anche alla luci di alcuni episodi visti nelle ultime stagioni?
"No, assolutamente. Non mi porrei proprio questo problema. L'ultimo concetto che mi verrebbe da pensare è proprio quello della sudditanza psicologica".
Il VAR a chiamata può essere una delle soluzioni per migliorare tutto il sistema?
"Si tratta sicuramente di un utilizzo intelligente del VAR perché oltre alla parte arbitrale coinvolgi anche gli altri componenti di una partita e questo mi piace moltissimo".
Come può essere ancora migliorato?
"Mi piacerebbe tantissimo avere un ex calciatore in sala VAR, potrebbe essere d'aiuto in diverse situazioni di gioco percepite soprattutto da chi ha giocato a calcio. Sono tutte situazioni che al pubblico trasmettono trasparenza e chiarezza".
Ma c'è altro.
"Spesso vediamo arbitri che dal monitor mandano via tutti. Vorrei tanto vedere un arbitro che prende i due capitani e li porta lì a vedere le immagini e a capire insieme quale sia la decisione migliore da prendere".