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Caso scommesse nel calcio

Gravina sulle scommesse: “Non mi sento coinvolto, la ludopatia piaga sociale non del calcio”

Il presidente della Federcalcio è a Londra per la partita Inghilterra-Italia e da lì rompe il silenzio sull’ennesimo scandalo che ha travolto il calcio italiano. Con una frase sintetizza il suo pensiero.
A cura di Maurizio De Santis
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Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha rotto il silenzio sul caso scommesse.
Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha rotto il silenzio sul caso scommesse.
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Il caso scommesse s'è abbattuto come un ciclone sul calcio italiano. I nomi dei giocatori indagati, e di quelli che presto potrebbero finire nel calderone dell'inchiesta della Procura di Torino a prescindere dalle rilevazioni di Fabrizio Corona, sembrano usciti dal vaso di Pandora: una volta sollevato il coperchio, è deflagrato l'ennesimo scandalo con il quale il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, deve fare i conti, gestire, accompagnare sperando che la bufera passi quanto prima possibile e senza far (troppi) danni.

Il numero uno della Figc è a Londra in occasione della sfida tra Inghilterra e Italia per le qualificazioni a Euro 2024. Quello stadio evoca sensazioni dolcissime e amare allo stesso tempo per la situazione contingente, che un po' rovina quell'atmosfera di ricordi magici, e per lo strappo di Roberto Mancini che due anni fa trionfava a Wembley abbracciato all'amico Gianluca Vialli.

Fagioli, Tonali e Zaniolo sono i calciatori indagati dalla Procura di Torino nel caso scommesse.
Fagioli, Tonali e Zaniolo sono i calciatori indagati dalla Procura di Torino nel caso scommesse.

C'è una frase del massimo dirigente che chiarisce subito il suo pensiero e alza uno scudo per proteggersi dagli strali di chi ne paventa le dimissioni. "Dal punto di vista professionale non mi sento coinvolto, lo sono molto di più dal lato umano". E fa riferimento all'aspetto emotivo, alle fragilità emerse al punto da dirsi preoccupato per "questi ragazzi che stanno diventando carne da macello".

Usa parole da buon padre di famiglia. Tende una mano a chi ha sbagliato – i nomi di quelli coinvolti sono noti – chiarendo subito qual è indirizzo: non solo punire ma aiutare coloro che hanno inciampato nel rialzarsi e rimettersi sulla buona strada. "La ludopatia è una piaga sociale, non del calcio italiano. In Italia ci sono oltre 5 milioni di persone coinvolte, tra queste 1 milione e mezzo sono malate. È normale che in questo ambito possa esservi a che qualcuno che ha a che fare con il mondo del calcio".

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Educazione prima ancora che repressione. È su questo aspetto che Gravina fa leva, sollevando anche una riflessione su una contraddizione in termini che esiste nel Paese. A breve arriverà la squalifica di Fagioli che, in virtù dell'auto-denuncia e della collaborazione, beneficerà di uno sconto di pena ma intraprenderà un percorso di recupero personale oltre che a parlare della propria esperienza nelle scuole calcio.

"Chi ha sbagliato deve essere punito – ha aggiunto -, ci siamo attivati per farlo con la massima rapidità. La pena deve essere afflittiva, ma chi ci chiederà aiuto, e qualcuno lo sta già facendo, lo aiuteremo. È importante avere anche un'idea di recupero". E va risolo un equivoco sul quale Gravina pone l'attenzione. "Perché non si sottolinea la contraddizione che viene fuori per effetto di un soggetto istituzionale che invita a giocare con offerte commerciali e istituzioni sportive come la nostra che sono impegnate a trattenere i ragazzi e a non farli giocare?".

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