Gravina racconta la verità su Mancini: “Ho ricevuto un messaggio dalla moglie, sono amareggiato”
Adesso che la tempesta di fuoco s'è attenuata, Gabriele Gravina può alzare la testa dalla trincea ma sempre con l'elmetto conficcato in testa. Coi tempi che corrono, non si sa mai. Il sibilo delle critiche (come pallottole) ha accompagnato il presidente della Federcalcio in questa lunga estate calda durante la quale tutto si aspettava che essere scaricato, da un giorno all'altro, da Roberto Mancini e ritrovarsi spalle al muro a un mese da due gare fondamentali per le qualificazione agli Europei.
Dopo aver mancato l'accesso ai Mondiali, fallire anche la partecipazione al trofeo continentale sarebbe devastante. È anche per questa ragione che il rumore dei nemici da brusio di sottofondo è salito di tono passando da fastidioso a molesto. È divenuto incessante Quando Aurelio De Laurentiis ha affondato il colpo parlando di "dilettantismo" riferendosi ai contratti dell'ex ct e a quello di Luciano Spalletti (con il quale andrà avanti un contenzioso legale) che ha rotto i lacci della clausole, Gravina è uscito dall'angolo per raccontare la sua verità. Lo ha fatto adesso, dopo aver sciolto il nodo allenatore nonostante la reticenza e le obiezioni del massimo dirigente dei partenopei che dall'altro capo del filo gli ha spiegato perché deve ricevere un indennizzo.
Non usa mai la parola tradimento ma i concetti che esprime parlando di Mancini per il quale "ho messo la mia faccia per difendere la sua" non lasciano interpretazioni differenti. Gli accenti e le sfumature che usa sono taglienti, gli intima perfino di mostrare coraggio, uscire allo scoperto e parlare, avere l'onestà di ammettere perché se n'è andato senza nemmeno comunicargli la decisione "guardandomi negli occhi", affidando alla moglie-avvocato, Silvia Fortini, il compito di aprire le strada con un messaggio e ventilare le dimissioni con una chiacchierata al telefono. La pec recapitatagli è stata una secchiata d'acqua fredda, come il classico gavettone di Ferragosto.
"Sono amareggiato. Ci sono rimasto male – dice Gravina al Corriere della Sera -. Non porto rancore, ma i tempi di questo divorzio mi lasciano perplesso. Roberto non mi ha mai detto che voleva andarsene. È stata sua moglie a parlare con me di dimissioni per la prima volta. Il giorno dopo è arrivata negli uffici della Federcalcio una pec formale. Avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi".
Cosa è successo veramente? Tra le cause del malessere e della decisione Mancini menzionò il difetto di fiducia, mormorò su nomine che non gli erano piaciute e quant'altro lo facesse sentire accerchiato con la (presunta) ricca offerta dall'Arabia sullo sfondo. Gravina alza il velo anche su alcuni aspetti reconditi e definisce la sortita dell'ex ct come inappropriata, offensiva e sconfortante a corredo di motivazioni deboli: "Ho ricevuto un messaggio l’8 agosto, sempre dal suo avvocato, in cui manifestava il disagio sulla clausola di uscita nel caso non ci fossimo qualificati per l’Europeo. Niente altro. Mi chiedo perché abbia detto certe cose. Tutti e tre, io, Roberto e Silvia, sappiamo come sono andate. A Palermo, dopo la sconfitta con la Macedonia che ci è costata il Mondiale in Qatar, sono andato in conferenza con lui. Ho messo la mia faccia per difendere la sua. Se non avessi avuto fiducia lo avrei messo sotto contratto sino al 2026? E lo avrei promosso coordinatore dell’Under 21 e Under 20? Non meritavo parole così da parte sua".
La questione dello staff: il presidente fa luce anche su quest'altra questione e ha un sussulto quando gli viene menzionata. "Questa poi è grossa. Solo Evani, che non ha accettato un altro ruolo, era uscito. Gli altri sono rimasti. Lombardo e Nuciari, che avevano altri incarichi, sarebbero tornati a Coverciano nei giorni di Nazionale. E abbiamo rafforzato il gruppo con Barzagli e Gagliardi indicati da lui".
Altro sassolino dalla scarpa: l'atteggiamento del presidente del Napoli, De Laurentiis, che prescinde dalla clausola brandita e più volte citata. "I nostri avvocati mi hanno rassicurato, è una questione tra Luciano e il suo vecchio club. Con Aurelio ci siamo sentiti ma non mi aspettavo niente di diverso. Non mi aspettavo che parlasse del contratto di Mancini. Un contratto che non conosce. Mi è sembrata una invasione di campo. Certe dichiarazioni mi sono sembrate inopportune come quando ha detto che se volevamo Spalletti avremmo dovuto pagare…".