Gravina ci crede ancora: “Abbiamo tempo, non firmerò per la morte del calcio”
Il Presidente della Figc, Gabriele Gravina è tornato a parlare della situazione del calcio italiano nei giorni in cui il Governo ha professato calma e attenzione anche solo per tornare ad allenarsi. Il numero uno del calcio italiano è stato perentorio nella sua convinzione di poter ancora ripartire: "Non firmerò alcuna morte del calcio, io credo che il tempo giochi ancora a nostro favore e si possa tornare in campo".
Il problema è che al momento è tutto ero e fino al 18 maggio, almeno, non si potrà nemmeno allenarsi nei centri sportivi. Un ‘gap' che frena qualsiasi tentativo di ritorno alla normalità e che sta per condannare il sistema ad un annullamento completo della stagione fermatasi a marzo a margine della pandemia di Covid-19.
Nessuna condanna al calcio
L'occasione per tornare su uno spinoso argomento è stato un meeting virtuale dell'Ascoli Calcio, in cui Gravina era ospite e non si è tirato indietro nell'affrontare il tema più caldo del momento: "Ritengo di avere un grandissimo senso di responsabilità e lo eserciterò fino in fondo. Sono pronto ad un piano B, C, D non lascerò alcuna via da percorrere"
Non firmerò mai per un blocco dei campionati
Gravina rilancia la palla al Governo, confermando la volontà di proseguire sulla strada della ripartenza. "Significherebbe condannare il calcio alla morte e non posso permetterlo. Io sto lavorando tutti i giorni per garantire la sicurezza della salute di tutti, in modo preventivo, dando sicurezza. Se qualcuno ha deciso che non si va avanti me lo venga a dire e mi fermi perché io non mi fermo da solo".
Danni da 800 milioni e cause in tribunale
Gravina prova a guardare oltre il semplice problema dell'annullamento che comporterebbe un effetto boomerang economico: "I risvolti sarebbero epocali e a lungo termine. Inizierebbero contenzioni infiniti, cause, procedimenti, tribunali. Sono pronto anche a una riforma ma al blocco no. E poi i danni economici. Le cifre? 700 o 800 milioni di euro garantiti rispetto ai 300 che si andrebbero a perdere a porte chiuse".