Grande Inter a Istanbul, ma la Champions è del Manchester City: Rodri firma la beffa
Il gol di Rodri, la traversa di Dimarco e la sagoma di Lukaku che mette un muro tra la ribattuta del compagno e il pareggio dell'Inter, la maledizione del belga a cui resta strozzato l'urlo in gola quando centra Ederson nel finale. È tutta qui, in questi tre episodi di un match equilibrato, la finale di Champions League che il Manchester City vince grazie a una rete arrivata dopo oltre un'ora di gioco e di sofferenza, perché non basta un mucchio di soldi per segnare un gol.
E quanto visto a Istanbul ne è stata la riprova. I Citizens (prima volta in assoluto) e Guardiola hanno finalmente sfatato un tabù, scrollandosi dalle spalle quella ossessione pesante di dover vincere a tutti i costi considerata la mole d'investimenti pari a quella delle aspettative. Inzaghi ha dimostrato ancora una volta di essere un allenatore che merita più fiducia e attenzione di quanto gliene ne siano effettivamente riconosciute. Peccato, davvero. Per l'Inter e per il calcio italiano che esce con le ossa rotte dalle tre finali di Coppa.
L’Inter fa la partita che deve e può fare, consapevole di avere davanti a sé una squadra che può anche permettersi il “lusso” di perdere De Bruyne (si fa male e va fuori come nel 2021 contro il Chelsea) perché, mal che vada, c’è sempre un Foden pronto a subentrare. Il Manchester City di Guardiola è questo: una macchina da guerra che ha abbastanza mezzi per sfondare e spazzarti via subito ma resta impantanata in un terreno infido. E quei cingoli imponenti sferragliano a vuoto.
Fa paura ma alla squadra di Inzaghi non tremano le gambe, né la testa fa brutti scherzi. Non cede all’ansia, resta salda su se stessa, aggrappata alle certezze di un gruppo che ci mette cuore e gioca a ranghi compatti, che tiene botta ma senza fare barricate, che ci prova appena vede un varco disponibile.
Non è catenaccio ma modo sapiente di stare in campo per bloccare anzitutto le fonti di gioco avversarie. E sono davvero tante… oltre al compito di disinnescare Haaland, che l’Inter mette in gabbia e neutralizza di squadra. Perché è di squadra che, nel bene o nel male, che vinci o perdi, ti batti fino allo stremo e poi porti a casa quel che meriti. E quando non basta la strategia della falange che tiene i ranghi serrati e la colonna unita ci pensa Onana a frenare il bomber norvegese.
Resistere, resistere, resistere… urla Acerbi che là dietro si dimena e corre avanti e indietro in trincea. L’Inter lo fa nel migliore dei modi tarpando le ali a Grealish, limitando Gundogan, reggendo all'urto in mediana mostrando quello che il tecnico aveva chiesto alla vigilia: testa, animo forte e impavido, gamba. Ogni spazio è bloccato, ogni uscita viene fatta con la giusta intensità, le linee si adattano ai movimenti dell'avversario stretto tra le pieghe della "fisarmonica".
Le manca brillantezza nelle transizioni offensive anche per la posizione di Dzeko che non dà profondità ma si sacrifica per la causa, esce dopo un'ora e fa sì che Lukaku ricomponga la LuLa, con Lautaro fino allora a dannarsi l'anima perdendo lucidità. Clamorosa l'occasione nella ripresa quando, davanti a Ederson, l'argentino spara sul portiere invece di servire Brozovic che attendeva solo il passaggio a rimorchio.
Il possesso palla, quel dettaglio statistico che fa litigare molti su quanto sia effettivamente utile avere la sfera tra i piedi più degli avversari, è tutto nelle mani degli inglesi ma le traiettorie che disegnano non hanno sbocchi. L’unico, vero brivido lo provoca Bernardo Silva che entra in area, si porta dietro (impressionante) tutta la linea difensiva dell’Inter e lascia partire un tiro a giro che mette i brividi e sfiora la traversa.
Tutto qui il Manchester City? Sì, ma ci sarà ancora una volta lo zampino del portoghese nell'azione che porta al vantaggio degli inglesi: sull'imbucata improvvisa di Akanji c'è Bernardo Silva a metterla al centro rasoterra, Acerbi (che ha lottato come un leone) devia la sfera a uscire dall'area laddove c'è Rodri che si avventa con la voracità di un rapace e scaglia un tracciante, terra aria, che si infila alla sinistra di Onana.
L'Inter incassa il colpo ma non barcolla. Sul ribaltamento di fronte, però, la fortuna non le è amica. Anzi, si volta proprio dall'altra parte e le fa lo sgambetto in un paio di occasione clamorose, che avrebbero meritato miglior sorte: nell'area del City arriva una palla avvelenata che nessuno dei difensori di Pep riesce a intercettare, scivola verso Dimarco che la indirizza di testa ma trova la traversa e, sulla ribattuta, colpisce in pieno Lukaku.
Romelu, proprio tu! Esclamò Conte quando l'attaccante commise un errore pazzesco contro il Siviglia in finale di Europa League: gol sbagliato e autogol. Il copione si ripete a Istanbul, così come era accaduto ai Mondiali con i ‘diavoli rossi'. Il belga deve avere addosso un incantesimo: sulla sponda aerea di Gosens colpisce di testa ma trova il miracolo di Ederson che devia col ginocchio. Contro di lui e Big Rom va a sbattere il sogno dell'Inter di fare l'impresa in Champions.