Gol e kebab, la nuova vita del Balotelli turco sognando la Nazionale
Qualche giorno fa Mario Balotelli aveva detto: "La Nazionale? Per tornarci verrei anche a piedi dalla Turchia". Nell'Italia a cui manca un "nove vero", un attaccante di peso, la sua figura farebbe anche comodo. Per lui, però, non sembra esserci più spazio a me che non faccia miracoli con la palla e segni a raffica. I numeri che ha messo in fila finora con l'Adana Demirspor sono incoraggianti: 5 gol in 13 partite di campionato (oltre a una rete in 2 match di coppa nazionale) è il bottino dell'ex Azzurro che ha aggiunto ai dati anche due assist.
Intanto, Balotelli, mostra di sentirsi a suo agio nell'ambiente che lo ha accolto con entusiasmo: è stato preso per fare gol, sta mantenendo fede alle aspettative. Fuori dal campo, in compagnia dell'ex calciatore del Napoli, Inler, non è passata inosservato inosservato il gradimento di un piatto tipico: il kebab gustato in un locale.
Per la società turca, che ha deciso di puntare su di lui per ritagliarsi uno spazio nel torneo, si sta rivelando un buon investimento. Ma perché si (ri)aprano i cancelli di Coverciano serve altro. Difficile che possa bastare questo per rivederlo di nuovo agli ordini di Roberto Mancini, addirittura sua fratello Enock ha avanzato il sospetto che ci possa essere una forma di ostracismo, quasi una congiura nei suoi confronti. Il ct non gli ha mai chiuso la porta (del tutto) ma serve altro perché ponga ancora una volta su di lui lo sguardo benevenolo. E il fatto che nelle stanze della Federazione si pensi addirittura di puntare su Joao Pedro del Cagliari non depone certo a favore del calciatore.
Mai dire mai, recita un vecchio adagio spesso in uso nel calcio. Vincenzo Montella, allenatore della squadra turca, spende parole buone nei confronti di Balotelli penalizzato essenzialmente da se stesso, dalle opportunità che gli sono state concesse e dalla pazienza che c'è stata nei suoi confronti. Il bonus di fiducia si è esaurito da tempo e le "balotellate" lo hanno eroso poco alla volto.
Lui, però, ci spera ancora e lo stesso Montella spiega a che punto è il calciatore a livello di condizione psico-fisica e, soprattutto, di funzionalità rispetto alle esigenze della squadra. La disponibilità al sacrificio è la qualità emersa che lascia ben sperare.