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Gli ultras dell’Inter sono d’accordo con la Curva del Milan: “Dimarco ha fatto un coro abolito”

Federico Dimarco non sapeva che cantando quel coro al termine di Inter-Milan di Champions stava violando un codice di comportamento condiviso da entrambe le Curve: esiste un “patto di non belligeranza” tra le parti che fa sì che “a Milano le due tifoserie non si ostacolino per le vie della città”. Viene tutto spiegato ora dagli ultras delle due squadre: “Gli sfottò sono leciti fin quando si vanno a toccare i club: ‘interista vaffanculo, ‘milanista bla bla bla’. Ma quando si va a fare uno sfottò a una Curva, si rischia di andare a intaccare degli equilibri che sono delicati”.
A cura di Paolo Fiorenza
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La vicenda di Federico Dimarco, che dopo aver preso il microfono al termine di Inter-Milan di Champions League ha intonato un coro di scherno nei confronti della tifoseria rossonera appena battuta ed è stato successivamente minacciato da quest'ultima con uno striscione esposto sotto casa sua ("Dimarco pensa a giocare o la lingua te la facciamo ingoiare"), si è ricomposta velocemente con le scuse del giocatore.

Lo striscione minaccioso esposto sotto casa di Federico Dimarco la scorsa notte
Lo striscione minaccioso esposto sotto casa di Federico Dimarco la scorsa notte

E tuttavia quanto è accaduto nelle ultime ore ha dato l'occasione di aprire uno squarcio sui rapporti in essere tra le due curve di San Siro e sui delicati equilibri che vi sono sottesi: tutto raccontato dai diretti interessati, ovvero dagli ultras di Inter e Milan, che hanno svelato il "patto di non belligeranza" tra le parti che fa sì che "a Milano le due tifoserie non si ostacolino per le vie della città".

I primi a parlare in via ufficiale sono stati i tifosi della Curva Sud milanista che in mattinata, dopo che la notizia dello striscione si era diffusa e Dimarco si era scusato ("martedì sera dopo la partita mi sono lasciato andare ad un momento di leggerezza, volevo chiedere scusa a tutti i tifosi del Milan che si sono sentiti offesi"), hanno redatto un comunicato sulla vicenda, chiudendola da parte loro e spiegando perché aveva sbagliato il giocatore dell'Inter intonando quel ‘milanista chiacchierone': "Da martedì sera tiene banco il caso Dimarco: capiamo e condividiamo la voglia di esultare e far festa, nessuno si è mai sognato di vietare festeggiamenti e sfottò, ma in una città come Milano ci sono dei limiti che non vanno mai oltrepassati da una parte e dall'altra. Le Curve di Milano si impegnano da 40 anni a portare avanti un patto di non belligeranza, un caso unico in Italia che permette di vivere nel rispetto, nella tranquillità e nella lealtà la nostra stracittadina".

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"Un conto sono i cori e gli striscioni di sfottò riferiti a giocatori e società ‘chi non salta è rossonero o interista vaffanc… ecc', tutt'altro discorso sono i cori di scherno verso una curva intera alla presenza della stessa (con un coro che la stessa Curva Nord non canta di proposito da mesi). Apprezziamo le scuse del giocatore Dimarco, comprendendo che a volte l'adrenalina e l'euforia possano giocare brutti scherzi, e ci auguriamo in futuro di non assistere più a scene simili, da ambo le parti". Insomma, scuse accettate e nessuno strascico ulteriore da parte milanista.

Nel mentre anche la Curva Nord si muoveva, preannunciando sempre via social che oggi alle 14 avrebbero "spiegato personalmente l'accaduto con Dimarco".

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Appare chiaro che il 25enne terzino si è trovato in mezzo a una vicenda di cui non immaginava neanche lontanamente il background, una vicenda che attiene al ‘codice' tra tifoserie ‘in vigore' a Milano. Un insieme di regole di convivenza che è stato ulteriormente descritto – in maniera più approfondita – da un capo ultras dell'Inter tramite un video pubblicato sulla pagina Instagram della Curva Nord: "Siamo qua per spendere due parole riguardo alla vicenda di Federico Dimarco, che ci teniamo a sottolineare è un bravissimo ragazzo, è un nostro beniamino ed è un calciatore dell'Inter che noi amiamo alla follia perché è cresciuto nel nostro settore giovanile e quindi per noi ha un peso specifico diverso rispetto a tutti gli altri giocatori. Quello che è successo in questi giorni è una cosa un po' spiacevole secondo noi come Curva Nord. C'è stato un errore alla base che ha commesso Federico, perché Federico è un ragazzo di cuore, ha vissuto la vittoria di pancia e ha voluto esternare con leggerezza, come ha dichiarato lui, la sua felicità cantando dei cori che sono andati un po' oltre il normale sfottò fra Inter e Milan".

"Quello che succede di solito – continua la spiegazione – è che tanti giocatori sfottono il club avversario o comunque fanno degli sfottò inerenti alla vittoria dell'Inter sul Milan o viceversa. Quello che ha fatto Federico è una cosa un po' diversa, perché è andato a fare un coro, che tra l’altro la Curva Nord non fa più per una scelta nostra politica di non parlare più degli scontri durante i cori e di conseguenza questo coro è stato abolito. Federico non sapeva di questa presa di posizione della Curva di non cantare più questo coro e ha fatto partire in un San Siro gremito un coro che è andato a toccare nel vivo la tifoseria milanista organizzata. Quindi, l'errore dove sta: si può scherzare e ridere verso la squadra rivale, ma a nostro modo di vedere avrebbe dato fastidio anche a noi se un giocatore del Milan avesse fatto uno sfottò inerente alla nostra Curva. Lui è caduto nel tranello di insultare, tra virgolette, la curva del Milan e secondo noi la curva del Milan ha tutte le ragioni per essersi arrabbiata e offesa su questa vicenda. Diciamo che si è andati un po' sopra le righe".

"Noi ovviamente abbiamo preso le posizioni del giocatore – spiega ancora il capo tifoso dell'Inter – il giocatore ha chiesto scusa perché ha commesso un errore ed è inutile che tutti quanti state qua a scrivere ‘difendete Dimarco, difendete Dimarco'. Noi ci sentiamo di difendere Dimarco nella ragione e di comunque tutelare il ragazzo e il giocatore per Milano. Però Dimarco è stato una persona umile e corretta nel chiedere scusa alla tifoseria milanista per averla toccata nel vivo. Quindi quello che c'è alla base e che bisogna capire è proprio questo. Gli sfottò sono leciti fin quando si vanno a toccare i club: ‘interista vaffanculo, ‘milanista bla bla bla'. Ma quando si va a fare uno sfottò a una Curva, si rischia di andare a intaccare degli equilibri che sono delicati".

Poi il discorso si allarga e diventa più ampio, circa i rapporti in essere ad oggi tra le tifoserie di Inter e Milan a Milano: "Per quanto riguarda il rapporto tra Curva Nord e Curva Sud, mettiamo un punto anche su questa situazione che continua ad essere strumentalizzata. Noi viviamo a Milano. A Milano vige un patto di non belligeranza da più di 40 anni. Non siamo noi ad averlo stipulato, è qualcosa che si tramanda di generazione in generazione. Questo perché succede? A parte che tra le due tifoserie c'è rispetto, e non c'è amicizia, simpatia, andare a mangiare insieme. È rispetto. Per quanto riguarda la vita privata, noi abbiamo dei componenti di Curva Nord che hanno il fratello o la sorella in Curva Sud. Abbiamo gente nel nostro direttivo che è sposata con delle persone che sono nel direttivo di Curva Sud. Milano è una città piccola. Quindi, se per caso c'è qualche amicizia personale che viene coltivata al di fuori dello stadio è a titolo personale. Curva Nord e Curva Sud non vanno a mangiare insieme in quanto curve. Ci sono delle amicizie personali dettate dal fatto che noi condividiamo le scuole dei nostri figli e i nostri fratelli possono tifare l'Inter o il Milan".

"Di conseguenza c'è questo clima che io pensavo fosse positivo, il clima che a Milano le due tifoserie non si ostacolino per le vie della città, invece sempre per far parlare, sempre per strumentalizzare, si sta buttando il discorso fuori tema. La vicenda è questa: Curva Nord e Curva Sud si rispettano, ci sono membri della Curva che hanno il coniuge nella Curva opposta e viceversa membri di una Curva che hanno il fratello o la sorella nella Curva opposta. Di conseguenza c'è un clima di pace, ma ci dissociamo completamente da tutto quello che viene scritto sui giornali. In quanto alla vicenda Dimarco, siamo corretti nell'aver accettato le scuse di Dimarco, avere proposto anche alla Curva Sud di capire che il ragazzo ha sbagliato, la Curva l'ha capito. Ognuno va per la sua strada e per noi la questione è finita. Non c'è nessuna vendetta da fare, nessun problema tra il giocatore e la Curva Sud. Ci sono state delle scuse inerenti a un gesto che è stato sbagliato. Questo è quanto", conclude la presa di posizione ufficiale della Curva Nord interista.

Se la vicenda è chiusa dal punto di vista delle due tifoserie, non lo è tuttavia per la Procura di Milano, che aprirà un fascicolo per minacce aggravate, in considerazione dello striscione minaccioso esposto la scorsa notte sotto casa di Dimarco. Le indagini sull’episodio sono affidate alla Digos col coordinamento del dipartimento antiterrorismo, che si occupa anche delle azioni degli ultras.

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