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Diego Armando Maradona morto a 60 anni

Gli ultimi 25 giorni di vita di Maradona: un calvario doloroso, abbandonato al suo destino

Stanco di essere Maradona. Il racconto del periodo di vita che va dal 30 ottobre, giorno del 60° compleanno, fino alla morte è tutto in quelle poche parole che descrivono lo stato d’animo dell’ex Pibe triste e ammalato, che non riusciva più a camminare, tormentato dai demoni, stordito dagli psicofarmaci.
A cura di Maurizio De Santis
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Un calvario doloroso. Gli ultimi venti giorni di vita di Maradona, dal compleanno alla morte, raccontano la vicenda triste e drammatica dell'ex Pibe de Oro. È morto un anno fa, il 25 novembre, dopo quasi un giorno di agonia, in preda ai suoi demoni, abbandonato a se stesso, curato poco e male, furente e mansueto, imbottito di psicofarmaci, logorato da una stato di salute aggravatosi col tempo a causa anche di una sofferenza cardiaca molto grave. "Gli è esploso il cuore", ingrossato a tal punto da pesare il doppio del normale con una funzionalità ridotta al 38%.

Bastano queste parole pronunciate dal suo ex avvocato, Matias Morla, per spiegare in che condizioni fosse El Diez. E perché, alla luce dei rilievi degli inquirenti e delle perizie di commissioni mediche specializzate, i magistrati che conducono l'inchiesta sul suo decesso abbiano deciso di portare sul banco degli imputati tutti coloro che, tra dottori (centrale è al figura del medico e amico di Diego, Leopoldo Luque) e infermieri, gravitavano intorno alla sua persona. L'accusa ipotizzata è di omicidio volontario ma con una serie di circostanze aggravanti per negligenza medica con condanne che vanno – a diverso titolo – dagli 8 ai 24 anni.

La realtà emersa, che alimenta rabbia e rimpianti, è che D10s poteva essere salvato. Nonostante il fisico provato da una vita di abusi ed eccessi, da cure intensive e medicinali altrettanto pesanti, avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivere se fosse stato ricoverato in un centro sanitario polivalente, tale da garantirgli un regime di assistenza adeguato alle sue necessità. Patologi forensi interpellati per l'autopsia e il parere di ulteriori specialisti in differenti discipline sono arrivati a una deduzione unica: considerati il quadro clinico generale e quello psichiatrico la riabilitazione di Maradona dopo l'ultima operazione alla testa (gli fu rimosso un ematoma subdurale, un accumulo di sangue tra cervello e cranio) "doveva essere eseguita in un istituto appropriato".

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Stanco di essere Maradona. La narrazione del periodo di vita che va dal 30 ottobre, giorno del 60° compleanno, fino alla morte è tutta in quelle poche parole che descrivono lo stato d'animo di una persona triste, che non riusciva più a camminare se non sostenuta a braccio, tormentata dai fantasmi e dallo stress, da una frase manifesto della sua esistenza, quel "non sarò mai un uomo normale" che lo ha risucchiato in un vortice di esperienze sfibranti, emozioni forti, amicizie false, spingendosi spesso nelle mani di chi voleva un pezzo della sua popolarità e del suo patrimonio. "Invecchio e penso tutti alla mia eredità", confessò con dolore. Fino a quando, ormai sfiancato, s'è piegato sulle ginocchia ed è crollato. Spolpato un po' alla volta perfino da morto, quando gli impiegati dell'agenzia funebre scattarono un selfie accanto alla salma e ne condivisero la foto sui social.

"Non ci puoi credere", disse la ex moglie, Claudia Villafañe, parlando con Ruggeri (ex compagno di nazionale di Diego). "Se vedi dove è morto, muori anche tu…", con chiaro riferimento alla casa di San Andrés (Buenos Aires), a quella stanza alle spalle della cucina che era poco più grande di uno stanzino dove c'era spazio appena per un gabinetto chimico accanto al letto, una poltrona, un televisore e assi di legno messe alle finestre per conservare un po' di privacy. È il tassello che mancava per descrivere l'ambiente malsano intorno all'ex Pibe, scandito da quella affermazione cinica "il ciccione sta per morire" pronunciata dal neurochirurgo Luque nel giorno del lungo addio.

Devastato dagli psicofarmaci. Il cocktail che ingeriva serviva a tenerne a bada gli aspetti più instabili della sua personalità. Gli davano perfino caramelle per effetto placebo dicendogli che erano pastiglie da prendere il suo bene. In uno degli ultimi video l'ex Pibe è ritratto a tavola, seduto in maniera posticcia: ha dinanzi a sé un piatto con del brodo ma fa fatica perfino a impugnare le posate, mormora qualcosa, lo sguardo è assente, fissa l'obiettivo ma non sembra presente a se stesso. "Sono ammaccato ma va tutto bene", Maradona era fuori controllo: non doveva bere ma c'era chi gli scioglieva le pillole nella birra; non avrebbe dovuto fumare, gli portavano erba per spinelli; aveva bisogno di assistenza medica specialistica, lo tumularono in una camera organizzando servizi inadeguati.

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Diego alternava momenti di felicità ad altri di nervosismo, esplosioni di rabbia e depressione, esaltazione e delusione. Aveva un ultimo desiderio rimasto inesaudito: tornare a Cuba e riunire tutta la famiglia. Era dolente nel corpo e nell'anima. Non gli bastava imbottirsi di alcool e farmaci per trovare pace interiore e mettere a tacere quel frastuono che lo ha accompagnato per tutta la vita, per liberarsi dalle dipendenze che solo un percorso terapico in un centro specializzato avrebbero potuto tenere a bada. C'è un episodio avvenuto durante il ricovero nella clinica Olivos che sfuma a colpi di spatola i tratti più oscuri dell'ultimo Maradona. Carboncino mescolato a tinte forti spalmate su tela ruvida, con pennellate approssimative, da chi non aveva il tocco della mano de dios. Un guazzabuglio, un caos senza arte.

Tra una sedazione e l'altra dopo l'intervento alla testa, El Diez chiese a un inserviente di scambiarsi i vestiti. Voleva fuggire dall'ospedale e replicò alla reticenza dell'assistente con lucida follia: "Tu cosa faresti se fossi Maradona?". "La verità è che non vorrei esserlo", fu la risposta. Il commento altrettanto sincero e amaro di Maradona fu chiarissimo: "Anche io non vorrei esserlo. Mi piacerebbe prendermi una vacanza da Maradona". Biglietto di sola andata. Riposa in pace, Diego. È ora di farlo.

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