Gli ultimi 12 mesi terrificanti dell’Italia di Mancini e quella domanda che resta senza risposta
La sconfitta rimediata contro la Spagna nella semifinale di Nations League ha lasciato più del classico amaro in bocca per aver subito il gol decisivo nei minuti finali. Perché l'Italia vista in campo non ha mai dato la sensazione di essere veramente nel match anche quando ne ha avuto la possibilità. Un ko che va al di là del semplice risultato e che si è trasformato in parte anche in un preoccupante campanello dall'allarme per le scelte compiute da Roberto Mancini, autocritico nel post gara ammettendo colpe ed errori e aprendo le porte ad alcune domande che pretendono risposte chiare.
La rinascita azzurra sembra essersi ancorata allo scoglio degli ultimi Europei vinti con merito: la Nazionale non ha più saputo dare reale continuità alle proprie prestazioni, mostrando una effettiva difficoltà a rialzare la testa in campo al di là delle dichiarazioni e degli intenti ribaditi dopo l'ultima eliminazione mondiale. Ne sono triste specchio i risultati delle ultime gare, tra cui anche quest'ultima dove lo stesso ct sembra aver contribuito all'involuzione di un progetto che stenta a progredire.
Da un anno a questa parte, la corazzata azzurra che non perdeva mai un incontro è solamente un lontano e sbiadito ricordo: dal giugno 2022 ad oggi, semifinale di Nations League compresa, il bilancio della gestione Mancini è assolutamente negativo: solo cinque vittorie (di cui una in amichevole con l'Albania), due pareggi e ben 5 sconfitte su un totale di 12 partite, con un solo successo nelle ultime quattro uscite dallo scorso novembre (contro Malta).
Un panorama desolante sul fronte dei risultati che delineano il percorso di una squadra, cui si aggiungono anche altri aspetti di riflessione sul futuro azzurro. Le parole dopo Spagna-Italia da parte del ct sui propri errori e valutazioni non adeguate al match appaiono quasi come un inizio – preoccupante – di resa: "Dovevamo giocare meglio, questo è sicuro. Nel primo tempo ci è andata bene, nel secondo tempo ci siamo abbassati troppo e non siamo più riusciti a giocare" le dichiarazioni di Mancini che poi arriva al punto più preoccupante: "Avevamo impostato la partita in un certo modo, ma forse questo non è il nostro calcio… Ripeto, credo ci sia stata una valutazione sbagliata da parte mia sul modulo".
Parole come macigni, che spalancano le porte ad una domanda che oramai è sulla bocca di tutti: qual è il vero progetto di nazionale nella testa di Roberto Mancini? Perché la situazione attuale sta diventando preoccupante soprattutto se è lo stesso ct ad ammettere che qualcosa non funziona e che i cambiamenti si sono rivelati fallimentari. Le difficoltà a cambiare modulo – con un'Italia passata dal classico 4-3-3 al 3-5-2 – sono un problema manifesto a cui si aggiunge anche un altro elemento non secondario: il continuare a insistere su un preciso gruppo squadra, tutt'altro che incentrato sui giovani da crescere e lanciare.
Ci sono un paio di dati allarmanti che emergono dal match contro la Spagna: l'undici iniziale iberico aveva una media età di 27,5 contro la media di oltre 29 da parte degli azzurri con punte di 32 anni per quanto riguarda la difesa con il trio Acerbi-Bonucci-Toloi, dimostratasi tutt'altro che impeccabile. De la Fuente ha lanciato dal primo minuto due under 20, l'Italia aveva solo Frattesi e Zaniolo tra i più giovani (23 anni) con l'ex romanista su cui ancora si deve capire la reale intenzione da parte di Mancini. Senza dimenticare l'oramai atavica problematica offensiva con la Nazionale che continua nella sua cronica incapacità di trovare la via del gol e un bomber di prospettiva e affidabile.
Ne sta derivando al momento un quadro allarmante e desolante in cui il ct in persona è apparso serenamente sfiduciato. È vero, storicamente Mancini non ha mai amato esaltare o deprimere l'ambiente in cui lavora, ma oggi le sue riflessioni iniziano a pesare come macigni portando tutti a domande oggi senza risposta. Ma che dovrà arrivare il prima possibile per il bene della Nazionale.