Gli appunti dell’osservatore che ha scoperto Del Piero: elenca i difetti, poi arriva la visione
"Struttura fisica non eccezionale". Inizia così la relazione che Antonio Venturi, osservatore della Juventus, fece di Alessandro Del Piero visionato il 26 ottobre 1991 in occasione della partita Inter-Padova Primavera. Sembrava una mezza bocciatura, in realtà era l'incipit di una scheda nella quale le qualità tecniche e tattiche del giovane Pinturicchio (lo avrebbe ribattezzato così l'Avvocato Agnelli) venivano tracciate con dovizia di particolari fino al giudizio finale che vale molto più delle recensione su una scommessa. Ci poteva mettere la mano sul fuoco.
L'occhio aveva visto tutto ciò che era necessario. L'istinto aveva fatto la sua parte. Testa e cuore avevano guidato la mano dell'uomo che in poche righe spiegò perché quel ragazzo nemmeno diciottenne era un talento da non lasciarsi sfuggire ma da accogliere, coltivare, accompagnare nella crescita, aspettare.
Un diamante grezzo dal bagliore accecante come la traiettoria iconica delle sue prodezze: il tiro a giro sul secondo palo, calciato da una zolla nei pressi dell’incrocio dell’area di rigore. In poche parole, gol alla Del Piero. Nacque il 13 settembre 1995, a Dortmund, trascinò la Juve di Marcello Lippi in Champions imprimendo a fuoco il marchio sulla sua ‘mattonella', di quelle che hanno un posto speciale nella Hollywood Walk of Fame del calcio.
Oggi, 9 novembre 2024, giorno del 50° compleanno dell'ex dieci bianconero tutto torna. E sembra ieri che, a Torino come in Nazionale, bastava una sua pennellata per tingere d'azzurro il cielo sopra Berlino. E, diamine, ad avercene ancora calciatori del suo spessore in quest'Italia in cerca d'autore. E ci fosse ancora oggi quel giovanotto dalla corporatura "normale per la sua età" e dalle "qualità atletiche non super ma buone" magari sarebbe tutto diverso.
"Eccellente invece il bagaglio tecnico tattico". In una breve frase c'erano apprezzamento e meraviglia dell'osservatore per le doti del campione in erba, del ragazzo che si farà anche se ha le spalle strette. "È stata una gara in prevalenza di contenimento – si legge ancora – per la sua squadra con buon ritmo e grande agonismo. Difficile particolarmente per lui che è già oggetto di particolari attenzioni da parte degli avversari".
"Giocatore intelligente". Bravo e disciplinato, non individualista ma di quelli che fanno squadra, fiutano l'aria che tira e mettono le qualità al servizio del gruppo. Del Piero aveva già conquistato il favore della persona che la Juve aveva spedito lì per dare un'occhiata ai giocatori da prendere sotto la propria ala. Sapeva smarcarsi bene dagli avversari, anche da quelli più arcigni, e stare in campo leggendo la trama della partita: "arretra il suo raggio d’azione giocando soprattutto per la squadra evidenziando un’attività e una predisposizione al sacrificio raramente riscontrabili in questi giocatori molto tecnici".
Il padovano Vittorio Scantamburlo aveva scoperto Del Piero: il 10 novembre 1987 aveva 13 anni e indossava la casacca dei Giovanissimi del San Vendemiano (paese d'origine, in provincia di Treviso).
Venturi mise nero su bianco la costruzione di un giocatore che mescolava il sangue col sudore e trasse le sue conclusioni: "Ogni volta che è entrato in azione ha fatto sempre la cosa giusta. Ambidestro, tecnica, tempo e visione di gioco eccellenti e naturali". E ancora: "Il giocatore mi ha impressionato molto favorevolmente. È da questi talenti che potrebbero uscire giocatori da Juventus".