Giuseppe Rossi: “Non siamo animali da zoo, no a ritiri isolati dal resto del mondo”
Giuseppe Rossi, in arte Pepito, non ci sta a essere rinchiuso a tempo indeterminato con continui test medici per verificare le proprie condizioni di salute: "Non siamo uno zoo, no ai ritiri totali e isolati dal mondo". Così, l'attaccante italiano risponde di par suo ad una delle proposte più seguite al momento per permettere al calcio internazionale di tornare alle competizioni: isolare i giocatori nei centri sportivi o in zone d'accoglienza in sicurezza sanitaria per tutto il periodo della stagione non permettendo contatto alcuno con l'esterno.
"Non siamo animali da zoo ma essere umani. E' giusto tornare a giocare in sicurezza ma sarebbe eccessivo". Giuseppe Rossi lo dice da Oltreoceano dove l'emergenza sanitaria per coronavirus è ai massimi livelli, motivo per cui l'intero panorama sportivo americano è stato sospeso al momento a tempo indeterminato, in attesa di avere delucidazioni su come, quando e se tornare alle attività sportive. Ma la proposta dell’immunologo Anthony Fauci, consulente del Presidente americano Donald Trump non piace all'attaccante italiano che protesta.
Rossi oggi milita nel Real Salt Lake in MLS firmando un contratto lo scorso febbraio, pochi giorni prima del caos. Era stato svincolato per 18 mesi ed aveva esordito nella gara contro Orlando. in questi giorni, in cui tutto il calcio americano è fermo ma alcune franchigie sono tornate ad allenarsi (Atlanta United, Sporting Kansas City e Inter Miami). Ha spiegato il proprio punto di vista, cercando di non creare polemiche ma definendo il protocollo proposto come una misura contenitiva eccessiva: "Ho massimo rispetto per chi afferma queste cose e so che lo fa per salvaguardare la vita di tutti ma non sarebbe accettabile. La vita ti tira i colpi e quando arrivano devi reagire anche provare a rialzarti e tornare a sorridere. Il momento è difficile per tutti: la mia famiglia vive in isolamento da quando è iniziata l'emergenza"