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Giocatore sudcoreano in carcere per le partite truccate in Cina: “Tutto falso, minacciato dal Governo”

L’immenso scandalo che ha sconvolto il calcio in Cina si tinge di contorni ancor più foschi. Oltre a partite truccate e corruzione federale, l’ombra delle minacce del Governo. Son Jun-ho, nazionale sudcoreano che giocava nella Super League, ha fatto 10 mesi di carcere duro, per reati mai commessi: “Ho dovuto confessare dietro coercizione, ne andava della mia famiglia”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non accenna a fermarsi lo scandalo attorno al calcio cinese dopo le notizie sulla squalifica a vita di ben  43 persone, tra dirigenti e calciatori, coinvolti in una serie di partite truccate. Un'inchiesta su cui il Governo ha direttamente indagato per due anni, arrivando a pene esemplari sia sportive che penali, con l'arresto dei coinvolti. Tra cui il sudcoreano Son Jun-ho che ha passato gli ultimi 10 mesi in una prigione di Pechino. Tornato in patria, in una conferenza stampa ha rivelato tra le lacrime di essere stato costretto a confessare dietro minacce dirette: "Il Governo avrebbe indagato e arrestato anche la mia famiglia".

Son Jun-ho minacciato dal Governo cinese e obbligato a mentire

Sconvolgente rivelazione, a margine dell'enorme scandalo che sta coinvolgendo il calcio in Cina, fatta dal nazionale sudocerano Son Jun-ho, rientrato in patria dopo 10 mesi di carcere duro. Il motivo? Essere stato inserito nella lista dei 38 calciatori (oltre a 5 dirigenti) banditi a vita dal calcio perché artefici di una serie di partite truccate che ha coinvolto in un giro enorme di corruzione, anche i vertici massimi federali. Il giocatore, in una struggente conferenza stampa ha ammesso un'altra verità, ancor più sconvolgente: "Non ho mai preso parte a partite truccate e l'unica prova che hanno è la mia falsa confessione fatta sotto coercizione" ha ammesso tra le lacrime. "Mi hanno minacciato che se non avessi accettato le accuse, anche mia moglie e la mia famiglia sarebbero state arrestate e indagate".

Le accuse rivolte a Son Jun-ho: corruzione e partite truccate

Le accuse rivolte al centrocampista sudcoreano Son Jun-ho, che hanno coinvolto anche diversi giocatori cinesi della Nazionale, erano state formulate direttamente dal Ministero degli Esteri. Il Governo dichiarò che Son, che giocava a quel tempo per il club della Super League cinese Shandong Taishan FC, era sospettato di aver accettato tangenti per truccare diversi incontri di calcio. Da quel momento, circa un anno fa, Son ha perso il suo posto in Nazionale ed è stato sottoposto ad un processo e agli arresti. Ora è tornato in Sud Corea, dove firmerà per il Suwon FC.

Son Jun-ho con la maglia della Corea del Sud agli ultimi Mondiali in Qatar 2022
Son Jun-ho con la maglia della Corea del Sud agli ultimi Mondiali in Qatar 2022

La scandalo tra scommesse e corruzione: calcio cinese al collasso

La Chinese Football Association, l'ente regolatore del calcio nel paese, aveva squalificato a vita 38 giocatori e 5 dirigenti di club perché accusate di aver scommesso sulle partite e di averle truccate. In totale erano state truccate 120 partite, con 41 club di calcio coinvolti. Tra gli squalificati ci sarebbero anche tre ex calciatori della Nazionale cinese e anche alcuni sportivi stranieri, tra cui il sudcoreano Son Jun-ho e il camerunese Ewolo Donovan. Ad agosto, l'ex vicepresidente della CFA è stato condannato a 11 anni per aver accettato tangenti e l'ex direttore del dipartimento della concorrenza è stato condannato a sette anni per lo stesso reato. L'ex presidente della CFA è stato condannato all'ergastolo a marzo.

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