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Gigi Lentini oggi ha ancora un vuoto sull’incidente: “Al risveglio ero ridotto come un bambino”

Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1993 Gianluigi Lentini fu vittima di incidente automobilistico. In quel momento cambiò la sua carriera calcistica, ma si stravolse anche la sua vita.
A cura di Alessio Morra
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Gianluigi Lentini è stato un calciatore meraviglioso, aveva dei numeri che facevano impazzire avversari e tifosi. Un talento sopraffino, sbocciato precocemente. Il Toro è stata la squadra che lo ha lanciato e con cui ha vissuto annate magiche. I tifosi granata scesero in piazza e protestarono in modo feroce per il suo addio. Nel 1992 passò al Milan, con i rossoneri ha fatto incetta di trofei, ma non è riuscito a dimostrare tutto il suo talento. Così è stato per un drammatico incidente avvenuto nell'estate del 1993. Un incidente che ha cambiato la vita di Lentini, che a distanza di trent'anni ha raccontato quei momenti.

É la notte tra il 2 e il 3 agosto 1993. Il Milan è impegnato a Genova per giocare un torneo per il centenario del Grifone. Lentini è con la squadra che si sta preparando per la nuova stagione e pure per la Supercoppa Italiana, che per la prima volta si giocava all'estero (a Washington). Lentini scende in campo, poi vuole sfruttare il giorno di riposo per tornare a Torino. Per farlo ha bisogno della sua vettura, una fiammante Porsche, un amico gliela porta fino a Genova. Una coincidenza che sembra piuttosto fortunata si rivela invece un tremendo boomerang, che stravolge la vita, non solo sportiva, del funambolo rossonero:

Mi ricordo tutto fino a qualche minuto prima dell'impatto, dopo l'impatto il vuoto. Quando si dice il destino. Era la notte tra il 2 e il 3 agosto del 1993. All'epoca le città ad agosto si svuotavano completamente. Tutti andavano in ferie ad agosto. Milano era deserta. Io avevo la mia macchina a Milanello e doveva rimanere lì, perché giocavamo un triangolare a Genova. E l'auto è rimasta lì. Dovevo tornare a Milanello e prenderla. Un mio amico ha trovato un amico che lo ha accompagnato a Milanello, lì ha recuperato la mia auto e così me l'ha portata a Genova. Quello è un segno del destino. Perché se non trovava nessuno, io tornavo in pullman con la squadra magari dormivo a Milanello.

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Lentini, che ha raccontato la sua storia in una splendida intervista al canale ufficiale della Serie A, ricorda l'incredibile serie di situazioni che gli sono state sfavorevoli. Passò su alcuni detriti rilasciati da un camion e finì per bucare una gomma, che gli venne cambiata in un Autogrill:

Altro segno. Ero in autostrada, andavo da Genova a Torino. L'autostrada vuota, deserta, ma c'era un camion che si era aperto dietro, non so cosa trasportasse, ma ha riempito l'autostrada di detriti, non so cosa fosse, penso materiale edile. Io sono finito sopra questi detriti, andando a 50 o 60 all'ora e ho bucato la gomma. Tutto questo a 100 metri dall'Autogrill. Neanche mi sono fermato, ho proseguito e sono andato all'Autogrill, lì ho controllato cosa fosse successo alla macchina. Ho preso un caffè e ho chiesto se potevano cambiarla loro la gomma.

L'incidente arriva poco dopo. Il ruotino sostitutivo viene installato, ma con il ruotino certe velocità non si possono superare. Lentini va più piano del solito, ma, come ammette con Alciato, supera i cento e dopo un po' il ruotino cede. I suoi ricordi svaniscono a pochi minuti dall'impatto:

Premetto che io non sapevo che con il ruotino non si potessero superare i 70 chilometri orari. Sulla ruota c'era scritto. Il ruotino era piccolo, raffrontate alle ruote di quella macchina che erano molto spesse. Quando torno mi dicono che c'era il ruotino e mi dicono che devo andare più piano. Si ma quanto? Quella era una macchina che andava a 300 all'ora. Quindi 100 significa andare piano. Dopo pochissimo, ero sui 100 massimo 120 il ruotino si è surriscaldato e da lì non mi ricordo più niente.

La notizia gira rapidamente. Lentini è un calciatore del Milan, ha da poco giocato pure la finale di Champions. Le foto della sua Porsche fecero il giro del mondo. Vettura distrutta. Lentini finì in coma, si svegliò dopo un paio di giorni, ma il risveglio fu traumatico. Difficoltà linguistiche enormi per il calciatore, che lavorò con fisioterapisti per il fisico e soprattutto con logopedisti:

Quando mi sono risvegliato mi hanno raccontato che un camionista si era fermato, mi hanno detto cose inerenti a quell'incidente. Appena mi svegliai non riuscivo a parlare. Dicevo una parola ogni quarto d'ora. Ho ricominciato daccapo, come un bambino al quale insegnano a parlare. Quello si chiama albero, quello si chiama cestino dell'immondizia. Sapevo cos'era tutto. Ma non ricordavo come si chiamavano le cose. Fu complicato anche dal punto di vista lessicale.

Lentini dice con grande sincerità che lui quando tornò in sé avrebbe subito voluto giocare, ma il percorso fu complicatissimo e solo dopo un po' di tempo tutto è tornato come prima:

Riflessi zero. Quando ti svegli non ti rendi conto che sei così in ritardo. Io volevo giocare la domenica. Pensi che hai picchiato la testa e dopo qualche settimana torna tutto come prima. Ho lavorato tanto nei due o tre mesi successivi.

Quel Milan era una squadra fenomenale. Pochi mesi dopo l'incidente vinse Scudetto e Champions League. Ma lui giocò poco. Avrebbe voluto dimostrare il suo talento, ci riuscì in parte nella stagione successiva quando però subì una delusione tremenda che di fatto lo portò a chiudere, in un certo senso, la carriera ad altissimi livelli:

Avevo bisogno di una situazione che mi permettesse di giocare partite con continuità. Purtroppo non era possibile. Perché quel Milan lì non poteva aspettare nessuno. Oggi Capello lo capisco, all'epoca meno. Non giocando con continuità non potevo dimostrare. Volevo fare qualcosa d'importante in una partita importante. La finale di Champions League contro l'Ajax era quella partita. Capello non mi ha fatto giocare e mi sarei potuto togliere quell'etichetta di dosso. Giocai un minuto. Da lì ho mollato. E ho sbagliato.

La sua carriera in realtà è proseguita, di nuovo al Torino, di nuovo con Mondonico, ma all'Atalanta, poi in Serie B e nei Dilettanti. Il post calcio è stato ricco, ma non sempre felice. Ha avuto diverse attività, ma non si divertiva e ora fa l'osservatore. Lentini è tornato a lavorare con Galliani ed è un talent scout del Monza, è tornato nella sua confort zone:

Ho gestito dei locali, ho fatto il produttore di miele, ma ho avuto casini, perché non mi divertivo, non avendo competenze non è facile. Mi piace stare nella mia confort zone. Ora sono felice, faccio l'osservatore per il Monza e mi diverto a guardare i giovani e a scovare talenti.

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