Gigi Lentini oggi, è rientrato nel calcio: “Grazie al dottor Galliani che mi è stato sempre vicino”
C'è stato un tempo in cui il nome di Gigi Lentini era accostato a quello di George Best, sia per il suo modo trascinante di dribblare il mondo sulla fascia come un'ala d'altri tempi, sia per il look e per la vita fuori dal campo. Erano i primi anni '90 e il calciatore torinese classe 1969 era in rampa di lancio verso un successo che pareva inarrestabile: ricco, famoso e bello, con una passione per le donne e le auto di lusso pari al suo talento. Donne e auto che gli costarono l'incidente stradale che la notte del 2 agosto 1993 mandò in frantumi la sua vita e la sua carriera, costringendolo ad un lungo stop. Oggi, a 54 anni, Lentini è rientrato nel mondo del calcio grazie ad Adriano Galliani, vecchia conoscenza dei tempi del Milan: Gigi fa l'osservatore per il Monza.
"Ho riscoperto il calcio dopo esserne stato lontano per tanto tempo. Faccio scouting in Piemonte per il Monza del dottor Galliani, che mi è stato sempre vicino. Mi piace andare a vedere le partite dei ragazzini, cercare se c'è tra loro qualche perla nascosta – racconta a Repubblica, facendo capire che non è tra quelli che vedeno calcio dalla mattina alla sera – Si gioca ogni giorno, se dovessi guardare tutto non uscirei più di casa. Mi limito a seguire in TV le partite di cartello. Penso che si giochi troppo, stress insostenibile per corpo e mente, non si può essere sempre concentrati, si rischiano molti più infortuni".
Lentini spiega perché per tanto tempo si è allontanato da quel mondo che gli aveva dato tutto, senza cercare di fare l'opinionista come molti suoi colleghi: "Del calcio mi è sempre piaciuto il campo, il resto no. Non mi sono preparato al dopo perché non faceva parte di me. Non amo chiacchierare, dire la mia su tutto. Mi tengo la mia vita da persona normale, cerco di restare in forma in palestra. Non mi piacciono le cose stravaganti. A fine carriera avevo continuato a giocare un po' con i dilettanti, poi ho avuto un incidente in moto e mi sono fatto male al ginocchio: finito".
Il trasferimento di Lentini dal Torino al Milan nell'estate del 1992, per la cifra allora mostruosa di quasi 20 miliardi di lire, fece epoca, scatenando le proteste dei tifosi granata che si sentirono traditi sia dal club che dal calciatore, arrivando a lanciargli monetine: "Sbagliai a giurare che non avrei mai lasciato il Toro, il presidente Borsano aveva grossi problemi economici e doveva vendermi per forza. A 23 anni mi trovai nella tempesta. Berlusconi mi mandò a prendere due volte con l'elicottero. La prima gli dissi no proprio a casa sua, e la seconda non avevo scelta, però non è stata una questione di soldi. Non li ho mai messi tra le priorità della mia vita. Potevo fare di più, diventare molto di più. Ma non ero la testa di cavolo che dicono".
Per Gigi c'è un prima e un dopo quella notte drammatica sull'Autostrada Torino-Piacenza, quando si schiantò a quasi 200 km/h, salvandosi per miracolo e restando in come per due giorni. Al risveglio cominciò una lunga battaglia per tornare ad assomigliare al vecchio Lentini: "Il primo scudetto col Milan fu bellissimo. Purtroppo, quella sera in macchina cambiò tutto, però è già tanto non essere morto. Sono vivo, vegeto e lucido e mi basta così. Per cui, dico grazie alla sorte. Il gossip su Rita Schillaci, da cui stavo andando quella notte? Che problema c'era? Lei si era già lasciata, io ero libero. Corse all'ospedale per me: se avessimo avuto qualcosa da nascondere, non l'avrebbe fatto".
"Sono stato in coma, e quando mi sono risvegliato parlavo come un bambino – ricorda Lentini di quel periodo durissimo – I giorni passavano, io recuperavo con fatica, ero rallentato e non me ne accorgevo. La lentezza l'avevo anche quando tornai in campo, mi servì del tempo ma diventai di nuovo fortissimo, anche se ormai c'era quel luogo comune: Lentini non è più lui. Fesserie. Qualcos'altro era cambiato: avevo perso la voglia di lottare. Mi scoraggiai tantissimo quando Capello mi escluse dalla finale di Coppa dei Campioni del '95 a Vienna, tra Milan e Ajax. Stavo benone e fu un colpo molto duro, un bivio. Posso dire che la mia carriera sia finita quel giorno. Il maggior rimpianto è non aver giocato i Mondiali. Senza l'incidente d'auto, a USA '94 sarei stato titolare. Pazienza, si vede che era destino. Mi basta essere ancora qui a raccontarlo. Dopo avere rischiato di morire ho cambiato il modo di guardare le cose".
Lentini oggi è sereno e in pace con la vita, si gode appieno la sua compagna e i due figli: "Sono un uomo normale, ma lo ero anche da calciatore ricco e famoso. Davvero non mi sono mai sentito un vip. Non vivo di ricordi, avrò tenuto in tutto un paio di maglie da calcio. Quel Gigi Lentini, per me, è qualcuno sempre più lontano. Mio figlio Nicolas ha 27 anni, è laureato e lavora nella pubblicità. Rebecca è di due anni più piccola e fa l'impiegata. Mi sono separato molto presto dalla loro mamma, dunque non ho vissuto la crescita da piccoli, però ci sono sempre stato. Ora vivo da dieci anni con Michaela e ci vogliamo bene. Non credo che esista qualcosa di più importante di questo: amare ed essere amati".