Gigi Buffon a 17 anni, il racconto di Scala a Fanpage.it: “Era imbattibile. Così decisi di farlo debuttare”
"Ho rischiato di essere mandato a casa per far debuttare un ragazzino di 17 anni contro il Milan". Nevio Scala ancora ci ripensa, quando torna con la mente a quei giorni. Quelli in cui gli venne l'idea di far esordire in Serie A un giovanissimo Gigi Buffon. Oggi, nel giorno della probabilissima 648ª presenza nel massimo campionato – record assoluto nella storia del calcio italiano -, quella scelta coraggiosa è diventata un'intuizione geniale. Buffon è tra i calciatori italiani più vincenti di sempre e ha stabilito un primato destinato a restare imbattuto ancora a lungo. Grazie alle sue straordinarie qualità, tra i pali e in termini di leadership, ma anche, in piccola parte, per la fiducia che gli fu concessa in vista di quel Parma-Milan. Momenti che Scala ha rivissuto per Fanpage.it, a poche ore da Juventus-Torino, in una sorta di viaggio nel tempo.
Novembre 1995, inizia una nuova settimana. C'è Parma-Milan alla domenica.
"Si era infortunato il portiere titolare, Luca Bucci, e c'era Alessandro Nista come riserva. Abbiamo cominciato gli allenamenti al martedì sapendo che in panchina avremmo avuto Gigi Buffon. Nei primi allenamenti noto che questo ragazzo è imbattibile. Il mercoledì e il giovedì lo bombardiamo: tiri in porta, esercitazioni, ma nessuno gli fa gol. Allora dico a Vincenzo Di Palma, il mio preparatore dei portieri: ‘Stai vedendo quello che vedo io?'. E lui, che lo allenava personalmente, mi fa: ‘Nevio, questo ha delle qualità superiori… ma ha solo 17 anni'. Così lo abbiamo allenato bene fino al sabato ed è maturata questa idea".
Quando e come gli disse: ‘Giochi tu'?
"Alla sera, in ritiro, vado a fare il solito giro delle camere gli dico: ‘Gigi, se domani ti faccio giocare cosa dici?'. E risponde: ‘Mister, che problemi ci sono?'. Lui era così. Allegro, sereno, convinto delle proprie capacità. Si allenava con la sicurezza di essere forte, ma senza peccare di presunzione. È sempre stato molto modesto ed educato e per questo si è guadagnato la nostra fiducia".
Il resto della squadra come accolse la notizia?
"Il problema fu solo comunicare la decisione di far giocare Buffon ad Alessandro Nista, il secondo portiere (oggi preparatore dei portieri nel Napoli, ndr). Per me sono stati giorni difficili, ma lui si è dimostrato un professionista eccezionale e mi ha agevolato nella scelta. Il resto della squadra aveva una stima notevole nei miei confronti e non vidi reazioni negative alla scelta di puntare su Buffon".
Un ricordo di quel Parma-Milan che le è rimasto impresso.
"Il pubblico del Tardini: ammutolito all'annuncio delle formazioni da parte dell'altoparlante, perché non lo sapeva nessuno. Ricordo quel silenzio. E poi, dopo le prime parate, l'entusiasmo di tutto lo stadio".
Sono passati 25 anni e Buffon è ancora lì.
"Sarebbe fuori luogo pensare che Buffon, oggi, possa essere il Buffon dei 20 o 25 anni. Sicuramente l'esperienza è notevole, si vede quanto sia diventato un maestro nel difendere la porta. Ha perso qualcosa in velocità o lettura delle situazioni, ma è fisiologico. Se a 42 anni è ancora lì vuol non si può non essere campioni".
Senza quel Parma-Milan la storia di Buffon sarebbe stata la stessa?
"Non è merito mio se lui è arrivato a questi grandi traguardi. Sono felice per lui perché è stato ed è ancora una grandissima persona. Il fatto che lui raggiunga questo grande traguardo mi fa piacere e gli auguro di non fermarsi lì, che raggiunto questo risultato possa continuare. Lo vedo giocare e ha ancora la voglia di un ragazzino".