Gianni Vio arma segreta della Nazionale: lavorava in banca, ha inventato 4.400 schemi su punizione
Nel calcio di oggi appare sempre più chiara l'importanza dei calci piazzati. Calci d'angolo, calci di punizione, falli laterali ricoprono ormai un ruolo fondamentale all'interno delle strategie delle singole squadre e, a questi, viene spesso dedicato un lavoro maniacale. Si tratta, infatti, di occasioni d'oro, soprattutto nelle partite in cui risulta difficile rendersi pericolosi attraverso il gioco. Sempre di più le sfide più equilibrate vengono risolte grazie agli episodi, e questi quasi sempre scaturiscono dalle palle inattive, vero cruccio di quasi tutti gli allenatori. Tra questi, c'è chi ha deciso di puntare molto sui calci piazzati, come il c.t. della Nazionale Roberto Mancini.
L'ex allenatore del Manchester City era consapevole del fatto che in un torneo breve come gli Europei fosse necessario avere più armi possibile a propria disposizione e che più di una partita si sarebbe potuta rivelare bloccata e, dunque, risolvibile solo attraverso l'uso sapiente delle palle inattive. Per questo motivo, prima di imbarcarsi nella spedizione per Euro 2020 ha voluto con sé Gianni Vio, uno dei più grandi specialisti dei calci piazzati.
La sua storia è simile a quella di Maurizio Sarri, anche se il collaboratore di Mancini non ha fatto la stessa strada dell'attuale tecnico della Lazio. Entrambi, infatti, erano impiegati bancari, prima che la loro vita fosse sconvolta dal raggiungimento degli alti livelli nel mondo del calcio. Vio lavorava nella filiale Unicredit di Mestre e, nello stesso tempo, allenava la squadra del paese Quinto di Treviso, che militava in Serie D. La formazione trevigiana annoverava in attacco due gemelli, i quali sono stati alla base del suo successo con le palle inattive. I due centravanti erano indistinguibili per i difensori e questa confusione, unita alla pressione psicologica esercitata dai gemelli sul portiere, che fissavano intensamente ignorando la palla, non faceva che creare scompiglio nella difesa avversaria, impreparata a reagire al momento del cross.
Dalla chiamata di Zenga a quella di Mancini
Gianni Vio si specializza così sui calci piazzati e, nel 2004, scrive un libro a quattro mani con lo psicologo Alessandro Tettamanzi, intitolato "Più 30 per cento", ovvero la percentuale media di gol realizzati su palla inattiva. Il libro finisce sulla scrivania di Walter Zenga, che a quei tempi allena la Stella Rossa di Belgrado. L'Uomo Ragno resta affascinato dalle teorie di Vio e, quando nel 2007 viene chiamato per allenare l'Al-Ain, lo vuole con sé per venti giorni a spiegare i calci piazzati ai calciatori del club degli Emirati. La svolta per la coppia Zenga-Vio arriva quando l'ex portiere si trasferisce al Catania. In Sicilia, quando il ds Pietro Lo Monaco gli chiede di quanti e quali collaboratori ha bisogno, Walter fa solo il nome di Gianni. Quest'ultimo, intanto, fa ancora il bancario e si trasferisce dal giovedì alla domenica a Catania per istruire la squadra sui calci piazzati. Gli etnei si salvano segnando 17 dei loro 44 gol su palla inattiva e l'attenzione mediatica inizia a focalizzarsi su Vio.
Questo segue ancora Zenga a Palermo, mentre nel 2012 è Vincenzo Montella a volerlo con sé alla Fiorentina. Qui, Gianni trova terreno fertile grazie al piede mancino di Manuel Pasqual e alla capacità di inserimento di Gonzalo Rodriguez e la Viola segna il 40% dei suoi gol da calcio piazzato. Vio è ormai uno specialista del settore e, dopo anni trascorsi tra Milan, Brentford, Leeds, Spal e Cagliari e la stesura di un altro libro, uscito nel 2012 e intitolato "Palla inattiva – Un attaccante da 15 reti", nel 2020 arriva la chiamata di Roberto Mancini, che lo vuole con sé nello staff dell'Italia.
Il lavoro in Nazionale
Dalla banca alla Nazionale, per Gianni si tratta di una novità emozionante, come ha raccontato a La Nuova di Venezia:
È il massimo, sicuramente una sorpresa. Spiegare quelle sensazioni è impossibile, sono molto intime. Il vestire la tuta, vivere l’ambiente. Coverciano lo conoscevo bene, ma condividere il tutto assieme a Mancini, Vialli, Oriali, Lombardo, Salsano, Evani e tutti i giocatori, sinceramente è una cosa speciale.
Lo stesso Vio ha poi spiegato il suo ruolo concreto all'interno dello staff degli azzurri:
Mi occupo di proporre idee e allenamenti specifici per il gioco da palla inattiva. Nel calcio attuale, dove c’è un livellamento verso l’alto di preparazione atletica e tattica, il 32,5 per cento dei gol nascono così. Perciò credo che questo aspetto possa fare ancora la differenza. Si lavora su chi calcia e su chi deve ricevere la palla in area, sui movimenti e sulle alternative per sorprendere gli avversari. Bisogna analizzare i giocatori che si hanno e trovare soluzioni per le loro qualità.
Lo specialista dei calci piazzati crede fortemente nel suo lavoro, a cui si dedica totalmente, avendo già predisposto circa 4.400 schemi, un numero incredibile, frutto di uno studio approfondito, come emerge ancora dalle sue parole:
La palla inattiva dà la possibilità di decidere quanti giocatori portare in area e la zona da attaccare. È proprio come una partita a scacchi, la prima mossa segue la logica dei giochi sequenziali. Così costringo l’avversario a fare scelte obbligate.
Il gol di Pessina e la punizione di Bernardeschi contro il Galles
Il suo lavoro si è reso evidente soprattutto nella sfida contro il Galles, risolta da un gol di Matteo Pessina, manifesto dell'attenzione riservate dalla Nazionale ai calci da fermo. Leonardo Bonucci e Alessandro Bastoni partono da posizione di fuorigioco per impedire una piena visuale al portiere Danny Ward. Sul pallone ci sono Marco Verratti e Federico Bernardeschi. Quando il pescarese si avvicina al pallone, i due centrali azzurri tornano in gioco, creano confusione e la difesa gallese si perde Pessina sul primo palo. L'atalantino passa davanti al primo uomo Joe Morrell e la palla del centrocampista del PSG finisce esattamente sul suo piede destro, con il quale insacca alle spalle di Ward.
Nel secondo tempo l'Italia mette in mostra uno dei marchi di fabbrica di Gianni Vio: la doppia, anzi tripla, barriera. Tre calciatori azzurri si posizionano davanti al muro gallese e altrettanti si mettono dietro, cosicché il portiere non possa vedere praticamente nulla. Sul pallone ci sono ancora Verratti e Bernardeschi. Il primo fa finta di calciare e i tre italiani dietro la barriera del Galles escono dal fuorigioco, piazzandosi in linea con questa. Immediatamente parte Bernardeschi, che fa passare il pallone nel pertugio creatosi. Pur essendo molto lontano, Ward non fa in tempo ad arrivare sul tiro dello juventino, che si infrange sul palo.
Questi sono solo due esempi dei benefici che il lavoro svolto da Gianni Vio ha portato e può potenzialmente portare agli azzurri di Mancini. Finora ne abbiamo avuto bisogno solo contro il Galles, chissà che una partita equilibrata contro una squadra a noi simile come la Spagna non possa risolversi grazie a una palla inattiva, preparata magistralmente da quello che fino a qualche anno fa era un semplice impiegato bancario di Mestre.