Gianluigi Buffon sta lasciando andare il suo fisico dopo il ritiro: “Ne avevo le scatole piene”
L'addio al calcio giocato e la nuova vita lontana dalla pratica sportiva. Gigi Buffon, ospite di Alessandro Cattelan su Rai Due, ha svelato di non aver fatto più nulla a livello fisico da 9 mesi, ovvero dall'annuncio del suo ritiro. Zero allenamenti dunque per mantenersi in forma ma massima concentrazione sul suo nuovo ruolo di capo delegazione della Nazionale. Ecco perché di tornare a fare sport in questo momento non ne vuole sentire parlare. L'ex portiere e campione del mondo 2006, ha svelato tutto questo all'interno del programma.
"Sono 9 mesi che praticamente non faccio nulla di fisico e atletico perché probabilmente ne avevo le scatole piene di fare sport". Buffon non dice di essere stufo del calcio ma il fatto di aver staccato un po' da quella routine e da quegli obblighi da calciatore, gli stiano facendo fare una sorta di nuova vita. "Ho il bisogno di ritrovare un po' di desiderio e voglia di sforzarmi fisicamente – ha spiegato -. Penso che nei prossimi mesi proverò a risistemarmi, per adesso no“.
Buffon racconta la sa nuova vita: non pratica più lo sport
Il discorso di Buffon non fa una piega. Dopo l'ultima esperienza al Parma in Serie B, ora si è tuffato in questa nuova avventura nella Federazione. "È particolare perché per 30 anni e più ho fatto la stessa vita e ora sono arrivato a un punto di saturazione e voglio avere delle motivazioni – spiega – Sono capo delegazione, non comando manco a casa mia figurati che figura posso ricoprire (scherza ndr) ma il ruolo mi piace ed è molto divertente". Un incarico stimolante e a di grande responsabilità: "Faccio un po' da filtro tra i ragazzi, il mister e l'ambiente e poi dovrei fare le veci del presidente quando non c'è – aggiunge ancora – Un ruolo in cui quando si dice la propria opinione bisogna stare a sentire per forza".
Il ruolo di capo delegazione dopo Vialli e Gigi Riva: "Un orgoglio"
Chiaramente la responsabilità diventa doppia quando si pensa che Buffon ha preso il posto di Gianluca Vialli: "Una grande gioia dato che è stato prima ancora di Gigi Riva quell'incarico e sono felicissimo perché avevo un rapporto stretto con entrambi – spiega -. L'idea di prendere il loro testimone è stato un orgoglio, loro per me sono stati due esempi e personaggi iconici e miti per il loro essere calciatori e per come erano nella vita. Il fatto di non farli rimpiangere è un qualcosa che mi responsabilizza molto". La chiacchierata poi verte inevitabilmente sulle possibilità dell'Italia ai prossimi Europei: "È un gruppo di ragazzi seri, umili e sono contento di poter fare questi Europei insieme a loro – aggiunge – Sono convinto che comunque andrà brutte figure non ne faremo".
Il razzismo nel calcio: "Si ricade spesso in qualche errore"
Impossibile poi non commentare ciò che è accaduto negli ultimi giorni con il presunto caso di razzismo tra Acerbi e Juan Jesus concluso con il proscioglimento del giocatore:
"Lo stadio viene considerato un porto franco in cui ognuno si sente in diritto di sfogare le proprie frustrazioni ma credo che il percorso per battere il razzismo sia ancora lungo e secondo me qualche risultato positivo si è visto – commenta Buffon -. Ogni tanto si ricade in qualche errore e polemica, ma l'importante è che se si sbaglia sia in buona fede, senza avere avuto la volontà di ferire veramente qualcuno perché a quel punto sarebbe molto grave".
Una piega che si allarga a macchia d'olio nel nostro calcio e che sta mostrando sempre più episodi di questo genere: "In linea di massima negli stadi e in molti ambiti sportivi dove c'è competizione si cerca sempre di destabilizzare gli avversari e renderlo debole e nudo davanti al mondo e al contesto e si cerca sempre di colpirlo in quello che è un nervo scoperto – prosegue l'ex portiere azzurro -. Io considero questa una scorrettezza, lo sport è un'altra cosa, dovrebbe vincere il migliore non chi adopera dei mezzucci per cercare di crearsi dei vantaggio".