Vialli è morto a 58 anni: “È spirato dopo aver affrontato la malattia con coraggio e dignità”
Altro tragico lutto per il mondo del calcio: l'ex calciatore e dirigente sportivo Gianluca Vialli è morto oggi all'età di 58 anni dopo aver lottato contro un grave tumore al pancreas dal 2017. Le sue condizioni di salute erano peggiorate negli ultimi giorni tanto che, dopo aver lasciato il suo ruolo all'interno dello staff del ct della Nazionale Roberto Mancini, era stato costretto al ricovero in un clinica di Londra (dove risiede fin dai tempi in cui giocava nel Chelsea). La sua morte arriva pochi giorni dopo quella dell'amico ed ex compagno di squadra Sinisa Mihajlovic e del leggendario calciatore brasiliano Pelé.
L'ex calciatore di Sampdoria e Juventus lascia la moglie Cathryn White Cooper con cui era sposato dal 2003 e le due figlie Olivia e Sofia. Ad annunciare la scomparsa è stata la famiglia con una nota: "Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori" si legge infatti nel messaggio diramato dai suoi cari.
L'intero calcio mondiale piange dunque la prematura scomparsa di Gianluca Vialli che da calciatore con le maglie di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea ha scritto pagine indelebili di storia rendendosi protagonista di imprese epiche come l'epico scudetto conquistato con i blucerchiati o la Champions League vinta con i bianconeri. Ma lo stesso ha fatto anche nelle attività intraprese dopo aver appeso gli scarpini al chiodo prima come allenatore, poi come commentatore TV e infine con il suo fondamentale contributo per la vittoria dell'Italia agli Europei nel 2021 al fianco dell'inseparabile amico Roberto Mancini. Ed è proprio per questo che il calcio italiano ha deciso di ricordarlo con la FIGC che ha deciso che nelle gare del weekend ci sarà un minuto di silenzio in sua memoria su tutti i campi da calcio.
Gianluca Vialli lottava contro un cancro al pancreas dal 2017
Nel 2018 Gianluca Vialli ha annunciato che già da un anno stava lottando contro un tumore al pancreas. Lo ha fatto nel libro autobiografico ‘Goals, 98 storie più 1‘. Da allora la malattia lo ha costretto a sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico, e poi a otto mesi di chemioterapia e sei settimane di radioterapia. A fasi alterne questo male lo ha tenuto lontano dal mondo del calcio nel quale però è sempre tornato appena le sue condizioni di salute miglioravano.
Quest'ultimo fatale peggioramento della sua situazione era stato preannunciato dallo stesso ex calciatore che pochi giorni prima del ricovero d'urgenza, di comune accordo con il team di oncologi che lo seguiva, aveva lasciato momentaneamente lo staff dell'Italia (con la quale, da capo delegazione, è stato uno dei protagonisti della vittoria agli Europei 2021 insieme all'inseparabile amico Roberto Mancini) spiegandone anche i motivi in un toccante messaggio audio.
La carriera di Gianluca Vialli: dal Pizzighettone al miracolo Samp e alla Champions con la Juventus
Il calcio è sempre stato tutto per Gianluca Vialli che mentre studiava da geometra si svezzava calcisticamente nelle giovanili del Pizzighettone prima per poi passare a 14 anni in quelle della Cremonese, la squadra della città dove era nato e cresciuto, dove da ala viene progressivamente trasformato in centravanti. Con i grigiorossi arriva l'esordio nel calcio professionistico: prima in Serie C e poi in Serie B diventando pian piano un titolare inamovibile. Nella stagione '83-'84 la definitiva consacrazione quando, con Emiliano Mondonico in panchina, è il grande protagonista della storica promozione in Serie A della formazione lombarda.
Da lì il passaggio alla Sampdoria di cui scriverà la storia: nei suoi otto anni in blucerchiato facendo coppia in attacco con l'amico Roberto Mancini vince quattro volte la Coppa Italia, la Coppa delle Coppe nel 1990 e il miracoloso scudetto del 1991, stagione nella quale vince anche il titolo di capocannoniere della Serie A. L'anno successivo va ad un passo dal portare la formazione ligure sul tetto d'Europa con la sua Sampdoria che viene sconfitta in finale di Coppa dei Campioni dal Barcellona.
L'anno successivo passa alla Juventus che per accaparrarselo tra cartellini di calciatori e conguagli economici spende ben 40 miliardi di lire, all'epoca la cifra più alta mai spesa da un club per l'acquisto di un calciatore. E anche con la formazione bianconera scrive la storia: prima vince la Coppa Uefa sotto la guida di Giovanni Trapattoni e poi, con l'avvento di Marcello Lippi sulla panchina dei piemontesi, si aggiudica da protagonista lo scudetto e poi la Coppa dei Campioni nel 1996 diventando uno dei pochissimi giocatori al mondo ad aver vinto tutte e tre le principali competizioni europee.
Nella sua carriera da calciatore in Nazionale non ha avuto la stessa fortuna dato che, pur togliendosi qualche soddisfazione nelle sue 59 presenze in maglia azzurra, nelle grandi occasioni a causa di equivoci tattici, incomprensioni con i commissari tecnici e qualche errore sotto porta pagato a caro prezzo, non è mai riuscito ad incidere come invece faceva con le maglie di Sampdoria prima e Juventus poi.
Finito il suo ciclo con i bianconero, nel 1997 sbarca in Inghilterra tra le fila del Chelsea dove, dopo un difficile inizio, ha arricchito il suo palmares personale (ha vinto una FA Cup, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa) e si è distinto anche nel ruolo di calciatore-manager prima di appendere gli scarpini al chiodo e restare alla guida del club londinese solo nei panni di allenatore (nei quali vince un'altra FA Cup e una Charity Shield).
L'altra esperienza da allenatore la fa poi al Watford di Elton John ma anche questa si chiude con un esonero (e una lunga disputa legale). A quel punto decide di lasciare la carriera da tecnico per dedicarsi a quella televisiva come opinionista e commentatore calcistico che porterà avanti per tantissimi anni prima che la scoperta della malattia lo portasse ad uno stop.
L'ultima impresa di Vialli con l'amico Mancini: il ruolo decisivo per la vittoria agli Europei 2021
Nel 2019 torna nel mondo del calcio prima come ambasciatore della FIGC per gli Europei 2020 e poi come capo delegazione della Nazionale italiana affidata all'amico fraterno Roberto Mancini di cui diventa il braccio destro ricoprendo anche un ruolo importantissimo nello spogliatoio azzurro durante la vittoriosa spedizione al campionato Europeo dell'estate 2021. Ruolo che aveva lasciato momentaneamente pochi giorni prima dell'ultimo ricovero a Londra in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute.