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Gianluca Sordo: “Ho deficit motori, la testa va a fuoco quando leggo. Ho la pensione di invalidità”

Gianluca Sordo racconta come la sua vita è cambiata per una rissa scatenatasi 20 anni fa: “Un ragazzo mi rifilò una testata alla tempia, i danni però me li porto dietro ancora oggi. Il calcio mi ha dimenticato, nessuno si è degnato di chiedersi se fossi ancora vivo o no”. Il rancore verso Max Allegri: “Ha provato ad abbracciarmi, l’ho mandato a quel paese”.
A cura di Paolo Fiorenza
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La vita di Gianluca Sordo è cambiata per sempre un giorno di 20 anni fa, quando fu aggredito in un locale: fu colpito alla tempia sinistra e riportò conseguenze che ne condizionano tuttora la vita di tutti i giorni. Era il 2005, il centrocampista toscano aveva smesso di giocare l'anno prima a 35 anni, dopo aver conosciuto la gloria della Serie A col Torino (storica finale di Coppa UEFA persa con l'Ajax nel 1992) e l'Italia Under 21 (Europeo vinto nello stesso anno con suo gol in finale di andata contro la Svezia). Poi l'occasione persa al Milan di Capello (poche presenze nel biennio 1994/96) e il precoce declino tra Reggiana, Bari, Cannes, Montevarchi, Pisa, Arezzo e Aglianese, sua ultima squadra.

Gianluca Sordo con la maglia del Torino nel 1993: era un pilastro di quella squadra
Gianluca Sordo con la maglia del Torino nel 1993: era un pilastro di quella squadra

La rissa che cambiò la vita di Gianluca Sordo: "Sono vivo per miracolo, ma i danni me li porto ancora oggi"

Sordo non può dimenticare quella rissa, nata per motivi banali: "Mi allenavo tutti i giorni, nella speranza di trovare una squadra in C2. Ogni venerdì, poi, andavo a giocare a calcetto con i miei amici, quindi una pizza a cena e una bevuta in un bar a Marina di Massa prima di tornare a casa. Una sera, senza volerlo, pesto il piede a una ragazza. Le chiedo scusa un paio di volte, lei non le accetta. Alla terza perdo la pazienza e la mando a quel paese. A quel punto un ragazzo che era alla mia sinistra, e che evidentemente nutriva un certo interesse per lei, mi rifila una testata alla tempia. Ci dividono, lui era recidivo. Aveva già dei precedenti".

La situazione da lì precipitò in poche ore: "Torno a casa, inizio a vomitare nel letto, non riuscivo a parlare o a muovermi. Mia moglie, oggi ex, chiama il 118. ‘Ha bevuto, ora gli passerà', le rispondono. Continuo a peggiorare, a quel punto avvisa mia mamma che richiama subito i soccorsi. ‘Se non lo portate in ospedale, muore'. Mi fanno una tac, avevo un ematoma cerebrale. Alle 8 del mattino mi operano a Pisa, salvandomi la vita. È un miracolo che sia qui a raccontarlo".

Sordo con la divisa del Milan
Sordo con la divisa del Milan

Sordo si salvò, ma da allora cominciò per lui un'esistenza diversa: "Finisco in coma per quattro giorni, quindi un mese di terapia intensiva e una lunga riabilitazione pagata tutta di tasca mia. I danni però me li porto dietro ancora oggi – racconta al ‘Corriere della Sera' – Zoppico, ho dei deficit motori con la parte sinistra del corpo e la testa mi va a fuoco anche quando leggo solo mezza pagina di giornale sportivo. Percepisco una pensione di invalidità. Dopo il ritiro ho provato a fare qualche investimento immobiliare, ma è stata dura riprendermi. Sono sempre stato uno grintoso e determinato, poi invece mi sono arenato. Non sono più un ragazzino, ho solo la terza media e una memoria, soprattutto a breve termine, compromessa".

Sordo oggi a 55 anni
Sordo oggi a 55 anni

Il rancore di Sordo verso Max Allegri: "Ha provato ad abbracciarmi, l'ho mandato a quel paese"

C'è tanta amarezza nelle parole di Gianluca quando gli si chiede del mondo del calcio, in particolare non è sparito il rancore verso una persona, Max Allegri: "Il calcio mi ha dimenticato, nessuno si è degnato di chiedersi se fossi ancora vivo o no, solo gli ex compagni di squadra: Allegri è stato il mio ultimo allenatore all'Aglianese, lui era alla sua prima esperienza mentre io ero il giocatore più anziano. Ma di lui conservo un bruttissimo ricordo. Gli davo una mano, in campo si era creato un bel rapporto, era tutto un ‘Gianlu, Gianlu, Gianlu'. Poi in un mese di terapia intensiva non si è mai fatto vedere o sentire. Tutti sapevano quello che mi era accaduto, ne avevano parlato tv, radio e giornali. Mai un lunedì dopo le partite che sia venuto a salutarmi. Poi l'ho rivisto un giorno a Forte dei Marmi, stava per firmare col Milan. Ha provato ad abbracciarmi fuori da un negozio come se non fosse successo niente, ma avrebbe dovuto pensarci prima. Ero arrabbiato, lo mandai a quel paese. Mi è dispiaciuto perché era con una persona anziana, forse il padre. E stavo per fare lo stesso anche con Galliani, poi un mio amico mi ha fermato in tempo…".

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