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Gianpiero Marini: “Il gruppo italiano dell’Inter piace. Calhanoglu come me. Barella? Da Pallone d’Oro”

Gianpiero Marini ha elogiato la squadra che si appresta a sfidare il Barcellona in semifinale di Champions: “Mi piace il gruppo, da Dimarco a Bastoni. Tutti italiani, giusto così. E Barella è fortissimo”. Poi gli aneddoti di una vita in nerazzurro, dal successo come allenatore in Coppa Uefa ’94 allo scudetto 1980 con Bersellini e i Mondiali ’82 con Bearzot. Senza dimenticare soprannomi dati e avuti: “Per tutti ero Malik, ma ringrazio Brera per avermi chiamato Pinna”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il nome di Gianpiero Marini per i tifosi dell'Inter è legato soprattutto allo scudetto 1980 quando la Beneamata trionfò in Italia con alla guida il "sergente" Eugenio Bersellini: un'epoca in cui il mediano era un punto fermo di una squadra che primeggiava anche in Europa: "Insieme a Stella Rossa, Juve e Real eravamo tra le più competitive". Come l'Inter attuale che si appresta a giocare una semifinale di Champions: "Mi piace il gruppo costruito sugli italiani… Barella da Pallone d'Oro, Calhanoglu come me con Bersellini".

La storia di Marini all'Inter, tra soprannomi dati e ricevuti: "Lo ‘zio' a Bergomi glielo diedi io. Ringrazio Brera"

Storia di tempi passati, quella di Gianpiero Marini, che racconta anche di soprannomi dati e ricevuti: "Per tutti fui Malik il pirata amico di Sandokan ma ringrazio Brera, per lui ero Pinna d'Oro. Lo "zio" a Bergomi? Glielo appioppai io, avevo un amico simile che chiamavamo tutti così". Aneddoti che si intrecciano inevitabilmente con l'attualità di un'Inter legata a doppio filo con l'anima di chi ha dedicato una carriera ai colori nerazzurri, prima in campo, poi in panchina. Prendendosi anche il merito della Coppa Uefa '94 in cui fu il principale artefice del successo, a stagione in corso: "Subentrai a Bagnoli, annata balorda funestata dagli infortuni. Però arrivammo in finale dove battemmo il Salisburgo: grande soddisfazione" ricorda alla Gazzetta. "E poi c'era Bergkamp talento fuori dall'ordinario".

Marini e l'Inter di Inzaghi: "Gruppo forte, Barella da Pallone d'Oro. Calha? Avevo le sue caratteristiche…"

A proposito di talenti, passati e attuali, Marini non si tira indietro sull'argomento: "Altobelli? Fuoriclasse di caratura mondiale che mai eccedeva, Eraldo Pecci era di intelligenza sopraffina, leggeva le azioni tre secondi prima di tutti". E nell'Inter di Inzaghi? Marini non ha dubbi: "Mi piace il gruppo che si è costruito, soprattutto lo zoccolo italiano" continua in esclusiva alla Rosea. "Da Dimarco a Bastoni, passando da Barella che per me… è da Pallone d'Oro. Poi Calhanoglu: un po' mi ci rivedo come caratteristiche generali, io iniziai da trequartista. Lui però è un campione".

Una delle formazioni dell'Italia ai Mondiali 1982: Giampiero Marini al centro, con il n.11
Una delle formazioni dell'Italia ai Mondiali 1982: Giampiero Marini al centro, con il n.11

Marini, una vita all'Inter con la parentesi Mondiale: "Dissi a Bearzot che con la Germania avremmo vinto facile"

Vent'anni tra settori giovanili e dietro le quinte dopo una vita in nerazzurro sui campi di calcio, dove tra il '75 e l'86 si fregiò di uno Scudetto (1980) e due Coppe Italia ('78 e '82) senza dimenticare l'epopea con la Nazionale  di Bearzot che alzò la Coppa del Mondo in Spagna. Rude, mediano di quantità, perno di un centrocampo da "cappa e di spada" con la prima sempre indossata da Marini che permetteva ai propri compagni di colpire gli avversari, amato e coccolato dagli allenatori che l'hanno avuto. Da Bersellini a Bearzot: "Nella finale contro la Germania gli ripetevo, mister stai calmo, la vinciamo facile. Fu per quello che mi scoccò il famoso bacio" racconta Marini ancora alla Gazzetta, "era agitatissimo".

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