Gattuso ha trasformato Lozano in una ‘bambola assassina’: “Quando si arrabbia è un orco”
Rigenerato. Trasformato. Irrobustito nel fisico e nel carattere. La cura Gattuso ha fatto bene a Hirving Lozano, passato da oggetto misterioso (e costoso) e calciatore tra i più in forma del momento. Quattro gol finora in campionato (su 6 presenze), capacità di mettersi al servizio della squadra, abilità nell'essere (finalmente) determinante sfruttando l'arma migliore a disposizione (la velocità) e una posizione in campo più congeniale.
El Chucky ha toccato il fondo ed è risalito. "Ci penso io a lui", disse il tecnico nell'estate scorsa quando il nome dell'ex Psv affollava la lista delle possibili cessioni. Ha insistito perché restasse, gli ha dato fiducia e una tabella di lavoro sfiancante. Con le buone e con le cattive, ‘ringhio' non ha fatto sconti. Non ci pensò due volte a rispedirlo anzitempo sotto la doccia perché in allenamento non sputava veleno e in partita aveva gli occhi del ‘micetto' più che delle tigre. Per Lozano è stato una sorta di percorso di sopravvivenza perché capisse in fretta che un conto sono i campi di tulipani, altro sono quelli italiani. Ai media messicani che si scatenarono contro l'allenatore che ne mortificava il talento racconta così il suo rapporto con l'ambiente partenopeo, a cominciare proprio da Gattuso.
È molto diretto – ha ammesso Lozano nell'intervista ad Atzeca Tv -, ha un carattere forte e quando si arrabbia diventa un orco. Adesso penso di aver capito qual è il modo migliore per rapportarmi a lui. Ho capito che è una brava persona, l'esperienza dell'anno scorso mi è stata d'aiuto.
Giunto in azzurro con l'etichetta di calciatore più pagato nella storia del Napoli (prima dell'arrivo di Osimhen), Lozano ebbe la sfortuna di capitare anche in una stagione durissima e tumultuosa, quella della rivolta nello spogliatoio dopo la gara di Champions e dell'esonero di Carlo Ancelotti. È da quel momento, con l'incarico di allenatore conferito a Gattuso che le cose cambiano radicalmente.
La prima stagione a Napoli è stata molto dura. Grazie a Dio e all’aiuto di mia moglie siamo riusciti ad andare avanti. Spesso le dicevo ‘ma cosa ci facciamo qui?'. E a rendere tutto più complicato c'era anche la poca conoscenza della lingua. Ora è tutto alle spalle, la cosa che mi ha aiutato molto è stato parlare con Gattuso. Lo apprezzo molto per la sincerità.