Gattuso: “Gli stipendi? Siamo dei privilegiati e pensarci diventa un alibi”
Il passaggio dell'uragano Ibra ha fatto tremare le fondamenta di Castel Volturno e aperto ufficialmente il processo in casa Napoli. Alla vigilia della sfida contro il Rijeka, valevole per la quarta giornata di Europa League, Rino Gattuso è così tornato a parlare smentendo di fatto le voci relative ad un presunto confronto acceso con i suoi ragazzi: "Non c'è stato nessun litigio. Ho solo espresso le mie parole – ha spiegato il tecnico – Durante la settimana vedo l'impegno e il senso d'appartenenza, ma tutto questo non basta e voglio vedere qualcosa in più".
"La lettura delle partite è fondamentale – ha aggiunto Gattuso – Sappiamo soffrire ma dobbiamo ricominciare ad annusare il pericolo. Non si può giocare bene per 90 minuti e ci sono dei momenti in cui serve mettere l'elmetto e giocare un calcio diverso. Se dopo un anno non vedo ciò che chiedo, la responsabilità è mia. Non ho massacrato nessun giocatore".
Gattuso rifiuta gli alibi
Alla base dell'involuzione di gioco e del crollo caratteriale di Insigne e compagni, potrebbe anche esserci il mancato pagamento degli stipendi da parte della società. A causa del Covid, anche il Napoli sta infatti tardando con i bonifici: "Nella mia squadra bisogna pensare a lavorare. Chi lavora nel mondo del calcio ha la fortuna di guadagnare cifre importante ed essere tutelato. Non dobbiamo pensare ad altro, altrimenti cerchiamo alibi".
Reduce dalla sfuriata televisiva dopo la partita con il Milan, Gattuso si è infine soffermato sulla mancanza di cattiveria agonistica: "Chi mi conosce sa che non voglio persone che pensano ad alibi. Faccio questo lavoro con passione. Troppo facile parlare di stipendi, ma non ho paura: vedo una squadra che mi segue, stiamo giocando un grande calcio, lo dicono anche i numeri. Ci vogliono malizia e cattiveria agonistica, ma io son contento – ha concluso l'allenatore del Napoli – Se qualcuno pensava che dovevamo fare 130 punti, non è un mio problema".