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“Gasperini cercò di aggredirmi fisicamente”: la verità shock del Papu Gomez sull’addio all’Atalanta

A distanza di mesi dall’addio all’Atalanta, Papu Gomez racconta per la prima volta cosa è accaduto di così grave con Gian Piero Gasperini per portare alla separazione dopo 7 anni: un durissimo scontro in spogliatoio. “Ho detto al presidente che avevo bisogno delle scuse di Gasperini, ma Percassi non ha avuto le palle per chiederglielo. Era ora che i tifosi sapessero la verità”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sembra passato un secolo ed invece fino a pochi mesi fa Alejandro Gomez era sinonimo di Atalanta. Poi la clamorosa rottura con Gian Piero Gasperini e l'addio consumatosi a gennaio, alla luce di una situazione insanabile. Il Papu è andato al Siviglia, dove si è integrato perfettamente contribuendo al quarto posto finale nella Liga che è valso la qualificazione in Champions League. La vittoria della Copa America in estate con la maglia dell'Argentina ha certificato che a 33 anni il fantasista di Buenos Aires ha ancora tanto da dire ed anche l'attuale stagione in Andalusia è partita col piede giusto, grazie al 3-0 al Rayo Vallecano di domenica scorsa.

L'Atalanta appare ormai lontana, un capitolo chiuso al quale tuttavia Gomez vuole aggiungere qualche ultima pagina, per raccontare quello che finora nessuno ha mai saputo: cosa è realmente accaduto tra lui e Gian Piero Gasperini di così grave da portare alla clamorosa separazione. "Ho dovuto lasciare il club – spiega il Papu a La Nacion – Mi aspettavo delle scuse dal tecnico che non sono mai arrivate. Ho sbagliato in qualcosa, presumo, perché in una partita di Champions League contro una squadra danese, il Midtjylland, gli ho disobbedito in un'indicazione tattica. Mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo e mi ha chiesto di giocare a destra, mentre io giocavo molto bene a sinistra. E ho detto di no. Lì sapevo già che all'intervallo mi avrebbe fatto fuori, ed è stato così. Ma nello spogliatoio ha oltrepassato il limite ed ha cercato di aggredirmi fisicamente".

Gomez racconta cosa successe a quel punto, con l'intervento del presidente Percassi: "Lì ho detto basta. Si può obiettare, ok, ma quando c'è un'aggressione fisica è già intollerabile. Allora ho chiesto un incontro con il presidente del club e gli ho detto che non avevo problemi a continuare, ammettendo di aver sbagliato: da capitano non mi ero comportato bene, ero stato di cattivo esempio disobbedendo all'allenatore. Ma ho detto al presidente che avevo bisogno delle scuse di Gasperini. E gli ho anche detto che avevo capito che il presidente non poteva accettare che l'allenatore avesse provato ad attaccare un giocatore. Bene. Il giorno dopo ci fu una riunione al centro di allenamento. Mi sono fatto avanti e ho chiesto scusa all'allenatore e ai miei compagni di squadra per quello che era successo. E non ho ricevuto scuse dal tecnico. Questo che significava? Quello che avevo fatto io era sbagliato e quello che aveva fatto lui era giusto? È lì che è iniziato tutto. Dopo qualche giorno ho detto al presidente che non volevo continuare a lavorare con Gasperini all'Atalanta. Il presidente mi ha detto che non mi avrebbe lasciato andare, che non mi avrebbe liberato. È iniziato il tiro alla fune e il prezzo l'ho pagato io: sono stato messo fuori rosa e ho finito per allenarmi solo con le riserve".

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Una delusione terribile per il Papu: "È stato brutto perché dopo 7 anni mi hanno scaricato, dopo tutto quello che ho dato al club. Si sono comportati male. Che il presidente non abbia avuto le palle per chiedere al tecnico di scusarsi semplicemente con me… questo ha chiuso tutto. Si sono comportati molto male con me. Perché non era tutto, visto che da allora mi hanno chiuso le porte del calcio italiano: non volevano darmi a nessuna big italiana, perché dicevano che avrebbero rinforzato un rivale diretto. Arrivavano offerte dall'Arabia e dagli Stati Uniti e volevano mandarmi lì… quando ero il miglior centrocampista della Serie A. Grazie a Dio è apparso il Siviglia, perché tutto quello che volevo era continuare a competere ad alto livello per poter partecipare alla Copa America. Quella era la mia ossessione".

Il 33enne argentino non perdona soprattutto la famiglia Percassi: "Chi mi ha deluso di più è stata la proprietà. Dopo tanti anni, dopo il rapporto di fiducia che abbiamo avuto… i miei figli sono andati a scuola con i loro figli, abbiamo condiviso tante cose… Che mi abbiano buttato via come mi hanno buttato è stata la cosa che mi ha ferito di più. Poi si possono avere divergenze con il tecnico, e direi che è quasi normale, perché succede, certo che succede. Puoi scontrarti, come in ogni lavoro. Ma il trattamento che ho ricevuto dalla proprietà ha fatto molto male. Perché lo hanno fatto? Penso che fosse una questione economica. Sanno che Gasperini è uno dei migliori allenatori d'Europa, sanno che il suo lavoro aggiunge valore alla rosa e fa vendere giocatori. Era un problema economico, ed è perfetto. Hanno preferito continuare con lui perché sanno che fa fare un sacco di soldi al club. Hanno preferito quello".

Gomez davvero non vedeva l'ora di togliersi un macigno dallo stomaco e far sapere a tutti cosa è successo a Bergamo in quelle concitate settimane: "La gente non sa cosa sia successo. Lo sto raccontando solo ora. Le persone ora sapranno la verità, se la meritano e io me la merito. Da un giorno all'altro sono sparito. I giornalisti hanno smesso di chiedere di me all'Atalanta, né hanno chiesto ai miei ex compagni di squadra… è come se avessi smesso di esistere per l'Atalanta. Penso che la loro intenzione fosse quella di dare tutta la colpa a me. E la verità non è questa. E la gente, forse, è arrabbiata con me perché pensa che non volevo continuare con l'Atalanta, o pensa che preferivo andare al Siviglia per più soldi… niente di tutto questo. Era ora che i tifosi sapessero la verità".

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