Frattesi mostra un messaggio proibito da un accordo tra le curve di Inter e Milan: cosa successe a Dimarco
È stata una domenica di grande festa per le vie della Milano nerazzurra, col pullman scoperto che ha portato i giocatori dell'Inter in piazza Duomo per celebrare il 20simo Scudetto che ha portato la seconda stella sulle maglie della squadra allenata da Simone Inzaghi. Cori, striscioni e sfottò ovviamente l'hanno fatta da padroni, ed anche Davide Frattesi si è fatto trascinare nel clima goliardico, mostrando uno striscione peraltro non volgare: "Milanista chiacchierone", la scritta in bella vista. Un messaggio alla tifoseria avversaria reso famoso da un coro omonimo, che tuttavia da parecchio tempo non si sente più: è infatti proibito in virtù di un accordo tra le Curve di Inter e Milan, al punto che un anno fa Federico Dimarco fu minacciato dagli ultras rossoneri dopo averlo cantato in campo e fu costretto frettolosamente a scusarsi, con l'intervento di entrambe le Curve a spiegare cosa stesse succedendo e perché il terzino aveva sbagliato.
Il testo del coro "Milanista chiacchierone": perché è stato proibito
Il coro in questione, di cui Frattesi ha esibito la sintesi, allude a scontri promessi e mai portati a compimento. Il testo recita così: "Ma quali scontri e tanti guai, che non vi picchiate mai. Milanista chiacchierone, ma quanta fantasia che hai. Ti cercano e non ci sei più, alle otto e un quarto sei già su". Un messaggio ritenuto offensivo dal ‘codice di comportamento' condiviso da entrambe le Curve, che chiarirono il concetto dopo le minacce dei milanisti a Dimarco, svelando l'esistenza di un "patto di non belligeranza" tra le parti che fa sì che "a Milano le due tifoserie non si ostacolino per le vie della città".
Le minacce a Dimarco, cosa successe al giocatore dell'Inter
Federico Dimarco cantò quel coro nello scorso maggio, dopo che l'Inter aveva eliminato il Milan in semifinale di Champions League. L'esterno nerazzurro afferrò il microfono in campo e fu una delle anime della festa per aver raggiunto la finale proprio ai danni dei cugini, intonando il coro abolito. Tempo poche ore e sotto casa sua comparve uno striscione minaccioso: "Dimarco pensa a giocare o la lingua te la facciamo ingoiare". A quel punto il calciatore si scusò subito con un post su Instagram: "Martedì sera dopo la partita mi sono lasciato andare ad un momento di leggerezza. Volevo chiedere scusa a tutti i tifosi del Milan che si sono sentiti offesi". La vicenda si chiuse senza ulteriori strascichi, ma consentì di aprire uno squarcio sui rapporti tra le due tifoserie, che intervennero per chiarire il senso dell'intera vicenda.
Il ‘codice di comportamento' tra le Curve di Inter e Milan
Il coro cantato da Dimarco e quanto accadde nelle ore successive diede l'occasione di fare luce sui delicati equilibri che regolano i rapporti tra gli ultras di Inter e Milan. I primi a parlare furono quelli rossoneri, che dopo le scuse di Dimarco pubblicarono un comunicato sul profilo Instagram della Curva Sud per spiegare la vicenda dal loro punto di vista: "Da martedì sera tiene banco il caso Dimarco: capiamo e condividiamo la voglia di esultare e far festa, nessuno si è mai sognato di vietare festeggiamenti e sfottò, ma in una città come Milano ci sono dei limiti che non vanno mai oltrepassati da una parte e dall'altra. Le Curve di Milano si impegnano da 40 anni a portare avanti un patto di non belligeranza, un caso unico in Italia che permette di vivere nel rispetto, nella tranquillità e nella lealtà la nostra stracittadina".
"Un conto sono i cori e gli striscioni di sfottò riferiti a giocatori e società ‘chi non salta è rossonero o interista vaffanc… ecc', tutt'altro discorso sono i cori di scherno verso una Curva intera alla presenza della stessa (con un coro che la stessa Curva Nord non canta di proposito da mesi) – continuava il comunicato – Apprezziamo le scuse del giocatore Dimarco, comprendendo che a volte l'adrenalina e l'euforia possano giocare brutti scherzi, e ci auguriamo in futuro di non assistere più a scene simili, da ambo le parti".
Il "patto di non belligeranza" che vige a Milano
Poco dopo furono gli ultras nerazzurri a parlare, tramite un video pubblicato sulla pagina Instagram della Curva Nord, approvando e condividendo il messaggio dei cugini: "Siamo qua per spendere due parole riguardo alla vicenda di Federico Dimarco, che ci teniamo a sottolineare è un bravissimo ragazzo, è un nostro beniamino ed è un calciatore dell'Inter che noi amiamo alla follia perché è cresciuto nel nostro settore giovanile e quindi per noi ha un peso specifico diverso rispetto a tutti gli altri giocatori. Quello che è successo in questi giorni è una cosa un po' spiacevole secondo noi come Curva Nord. C'è stato un errore alla base che ha commesso Federico, perché Federico è un ragazzo di cuore, ha vissuto la vittoria di pancia e ha voluto esternare con leggerezza, come ha dichiarato lui, la sua felicità cantando dei cori che sono andati un po' oltre il normale sfottò fra Inter e Milan".
"Quello che succede di solito – continuava la spiegazione – è che tanti giocatori sfottono il club avversario o comunque fanno degli sfottò inerenti alla vittoria dell'Inter sul Milan o viceversa. Quello che ha fatto Federico è una cosa un po' diversa, perché è andato a fare un coro, che tra l’altro la Curva Nord non fa più per una scelta nostra politica di non parlare più degli scontri durante i cori e di conseguenza questo coro è stato abolito. Federico non sapeva di questa presa di posizione della Curva di non cantare più questo coro e ha fatto partire in un San Siro gremito un coro che è andato a toccare nel vivo la tifoseria milanista organizzata. Quindi, l'errore dove sta: si può scherzare e ridere verso la squadra rivale, ma a nostro modo di vedere avrebbe dato fastidio anche a noi se un giocatore del Milan avesse fatto uno sfottò inerente alla nostra Curva. Lui è caduto nel tranello di insultare, tra virgolette, la Curva del Milan e secondo noi la Curva del Milan ha tutte le ragioni per essersi arrabbiata e offesa su questa vicenda. Diciamo che si è andati un po' sopra le righe. Quindi quello che c'è alla base e che bisogna capire è proprio questo. Gli sfottò sono leciti fin quando si vanno a toccare i club: ‘interista vaffanculo, ‘milanista bla bla bla'. Ma quando si va a fare uno sfottò a una Curva, si rischia di andare a intaccare degli equilibri che sono delicati".
"Per quanto riguarda il rapporto tra Curva Nord e Curva Sud, mettiamo un punto anche su questa situazione che continua ad essere strumentalizzata – diceva ancora il capo tifoso interista nel video – Noi viviamo a Milano. A Milano vige un patto di non belligeranza da più di 40 anni. Non siamo noi ad averlo stipulato, è qualcosa che si tramanda di generazione in generazione. Questo perché succede? A parte che tra le due tifoserie c'è rispetto, e non c'è amicizia, simpatia, andare a mangiare insieme. È rispetto. Per quanto riguarda la vita privata, noi abbiamo dei componenti di Curva Nord che hanno il fratello o la sorella in Curva Sud. Abbiamo gente nel nostro direttivo che è sposata con delle persone che sono nel direttivo di Curva Sud. Milano è una città piccola. Quindi, se per caso c'è qualche amicizia personale che viene coltivata al di fuori dello stadio è a titolo personale. Curva Nord e Curva Sud non vanno a mangiare insieme in quanto curve. Ci sono delle amicizie personali dettate dal fatto che noi condividiamo le scuole dei nostri figli e i nostri fratelli possono tifare l'Inter o il Milan".
Chiaramente anche Frattesi, arrivato all'Inter dal Sassuolo la scorsa estate, non sapeva nulla circa il ‘divieto' codificato dalle due Curve di usare quel messaggio per schernire gli avversari.