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Francesco Totti e i derby di Roma, una storia di amore e astio con la Lazio

Dall’esordio col botto a “Vi ho purgato ancora”, dal selfie con la curva Sud al “6 Unica”, i derby di Francesco Totti contro la Lazio sono una storia all’interno della storia della carriera di uno dei migliori talenti italiani degli ultimi 30 anni. Totti ha vinto, perso, sorriso e pianto, vivendo tutto con la passione del tifoso.
A cura di Jvan Sica
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La storia di Francesco Totti non può che essere storia d’amore per la Roma. E in un certo senso allora è anche una storia di odio o, se la parola scotta troppo, è una storia di rivalità intensa e vera con la Lazio. Il Derby per Totti è tanto, lo dice lui stesso nel documentario “Mi chiamo Francesco Totti”. Raccontare i suoi derby è quindi una sorta di storia nella storia di uno dei più grandi campioni che l’Italia abbia mai visto.

Il primo derby non si scorda mai, vale per Totti e per tutti gli altri calciatori. Ma il primo per il futuro capitano romanista ha un sapore ancora più forte, che mischia aspro e dolce. È il 6 marzo 1994, Giuseppe Signori scatenato gira al volo di destro sotto l’incrocio della porta di Giovanni Cervone al settimo minuto. La Roma non va e nel secondo tempo Mazzone mette dentro il ragazzino. Entrare bene è una cosa, ma cambiare la partita a 17 anni è da predestinati. La Roma inizia a giocare e soprattutto a seguire il suo bambino. Balbo prende un palo a porta spalancata, poi Totti decide di fare da solo e con quel suo modo di portare il pallone con forza e agilità entra in area e Negro lo stende. Giannini, il capitano di quella Roma, si fa parare il rigore da Marchegiani. La partita finisce con la vittoria della Lazio, ma l’idea che Totti sia una speranza più che luminosa è evidente.

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Dopo il battesimo, viene il primo derby da titolare, quello del 23 aprile 1995, perso per 2-0. Si procede poi subito verso i due folli derby del 1998-99. Quello d’andata è del 29 novembre 1998. La Lazio ha una squadra clamorosa e vuole vincere lo scudetto, dimostrando una potenza di fuoco soprattutto in attacco con pochi eguali. La Roma non è più la Rometta, ma di fronte a quella Lazio è ancora un paio di gradini sotto. Si gioca una partita che ne vale almeno due per tutte le emozioni che mostra. Dopo due meraviglie al volo di Mancini e un rigore di Salas, la Lazio va avanti 3-1, Petruzzi viene espulso e sembra finita. Totti letteralmente cambia ogni cosa in campo. Prima dribbla un paio di difensori, mette al centro e Di Francesco accorcia, poi su azione di volontà di Delvecchio si trova a battere a rete e a fare uno dei gol più sporchi, brutti ma esaltanti della sua carriera. È un 3-3 che sembra non potersi ripetere, se non ci fosse il ritorno. 11 aprile 1999, se la Lazio vince ha più che una mano sullo scudetto. La Roma non vince un derby “casalingo” dal 1977. Marco Delvecchio fa una di quelle partite in cui è inarrestabile, Totti lo assiste e la Roma va avanti. Vieri riesce ad accorgere e si arriva al 90’. Alenichev salta un po’ di avversari, si fa parare un tiro da Marchegiani, ma la palla arriva al 10 che la stoppa e segna. Quello è il derby del “Vi ho purgato ancora”.

I derby nell’anno dello scudetto sono strani. Il primo lo decide un autorete di Paolo Negro, “osannato” poi per anni dai tifosi giallorossi, mentre il secondo con una Roma lanciata è pareggiato all’ultimo tiro dal laziale Castroman. I rapporti di forza però nella Capitale si stanno sbilanciando verso la Roma. Lo dimostra forse il derby più incredibile che ha giocato Totti, quello del 10 marzo 2002. Vincenzo Montella fa quattro gol, di cui almeno due da fuoriclasse totale, ma serve il gol del capitano. Al 72’ riceve palla sui 30 metri, fa due passi e calibra un pallonetto dolcissimo all’incrocio dei pali. È il derby della maglietta “6 UNICA”, si scoprirà poi dedicata a Ilary Blasi in tribuna. Ma immaginate se quello fosse stato il gol del 5-1, un cortocircuito profetico tra privato e pubblico da sciamano.

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Altra stagione di derby da ricordare è quella 2003-2004 (da non dimenticare però anche quelle orribili per Totti, come la 1997-98, anche nota come “L’anno dei 4 derby persi”). All’andata la Roma vince d’imperio, con gol di Emerson e Mancini, al ritorno, il 21 aprile 2004, la Lazio gioca meglio e va in vantaggio con Corradi. Ma lo stesso attaccante biancoceleste tocca di mano su un calcio d’angolo e sul dischetto va Totti che spara forte sotto la traversa di Peruzzi. Salta i cartelloni pubblicitari, si prende la felicità della curva Sud, sale sul trespolo di un cameraman e la inquadra. Come se volesse cristallizzare la gioia che aveva dato a tutta quella gente e mostrarla al mondo attraverso i suoi occhi.

Il bello dei derby di Totti è anche il loro saliscendi. Come era stata splendida l’annata precedente, così è pessima la successiva. Nel 2004-2005 la Roma cambia 4 allenatori e il derby di andata è il derby di Di Canio, con la Lazio che vince 3-1 e l’attaccante biancoceleste che festeggia anche un po’ sopra le righe. Il ritorno, con due squadre più vicine al fondo della classifica che alla vetta, è da pennica pomeridiana e finisce 0-0. L’andata 2005-2006 già va meglio. Totti domina la partita per 70 minuti, è ovunque e segna con un tocco d’esterno. Va sotto la tribuna dove c’è Ilary e partorisce un pallone. Poi la Lazio pareggia con Rocchi. Al ritorno non c’è perché la settimana precedente Vanigli dell’Empoli lo aveva falciato e rotto il perone. Inizia la rincorsa verso Germania 2006 e tutti sappiamo poi com’è andata a finire.

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Le due squadre iniziano a perdere pezzi e a non avere la forza e il talento dei primi anni 2000. Negli anni ’10 sono derby un po’ alla vecchia maniera, servono soprattutto per l’orgoglio e lo sfottò cittadino. Totti però continua a battere la grancassa e nel derby del 13 marzo 2011 realizza una doppietta, due tiri dei suoi, uno su punizione e un altro su rigore per il 2-0 finale. In quello d’andata della stagione 2014-2015 si sente di nuovo profumo di alta quota per i giallorossi e Totti si rimette a lavoro. Deve farlo per forza, perché la Lazio con Mauri e Felipe Anderson dopo 30 minuti è già 2-0. Il capitano allora si sveglia. Segna un primo gol che sembra facile, ma lo è solo per uno con la sua tecnica. Su cross basso di Strootman, di piatto appoggia sul secondo palo, ma il secondo è anche meglio. Cross sul secondo palo di Holebas e Totti al volo si coordina per un colpo in sforbiciata condito da un movimento della caviglia tale che il pallone va proprio dove vuole indirizzarlo il 10. Un gol meraviglioso per coordinazione, intelligenza e tecnica. Va di nuovo sotto la curva, prende un telefonino e si fa un selfie ancora una volta con la Sud. Condividere questi momenti è anche meglio che viverli.

Nell’ultimo anno da giocatore, il destino decide di regalargli quattro derby fra campionato e Coppa Italia. Nei due di Coppa Italia gioca in totale una decina di minuti incluso il recupero. Nei due di campionato entra solo al 73’ del ritorno, sull’1-2 Lazio (finirà 1-3). Non è il massimo per finire una storia di amore e di astio verso gli avversari di una vita. Ma anche se la fine non è stata scintillante come un film di Hollywood, chi potrà mai rivivere in futuro quello che Totti ha vissuto e fatto vivere nei suoi derby?

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