Fonseca sullo sfogo contro i giocatori: “Ho avuto questa necessità, voi non siete dentro e non sapete tutto”
Paulo Fonseca torna a parlare in seguito allo sfogo durissimo dopo la vittoria in Champions League contro la Stella Rossa e in vista di Milan-Genoa, gara di campionato che sarà preceduta dalla festa per i 125 anni del club rossonero. L'allenatore ha parlato così in conferenza stampa delle parole usate contro i suoi giocatori post-Stella Rossa: "La scelta di parlare pubblicamente? Prima cosa: io parlo e dico sempre la verità. È difficile nascondere ciò che io sento dopo la partita. Penso che io debba essere sempre onesto. Penso poi che ci siano messaggi importanti da far passare. Ovviamente voi non siete dentro e non sapete tutto, ma io ho avuto questa necessità".
Fonseca ha proseguito così: "Dopo la partita, siamo arrivati in spogliatoio e penso che tutti abbiano avuto la stessa sensazione. Per me è stato positivo, un primo step per capire ciò che è successo. La squadra ha lavorato, l'atmosfera è buona come sempre. Siamo una famiglia e dobbiamo risolvere il problema dentro lo spogliatoio, l'abbiamo fatto".
A chi gli chiede se la società sapeva cosa avrebbe detto mercoledì ha risposto così: "No, non ne avevano la necessità. Io ho parlato prima con la squadra e poi con la società come normalmente avviene".
Fonseca non pensa che quanto accaduto all'esterno possa passare come sintomo di debolezza: "Non sono preoccupato di ciò che pensano gli altri. Se lo fossi sarebbe difficile lavorare. Tutti hanno un'opinione, ma io sono qui e so come si vive all'interno. Vedo i giocatori tutti i giorni e non posso vivere in funzione del pensiero altrui".
Fonseca: "Nelle ultime 10 partite dell'anno scorso si dicevano le stesse cose, non accade solamente ora"
Infine, Paulo Fonseca ha parlato del lavoro che la società gli ha chiesto di fare per cambiare le cose fatte nel recente passato e ha fatto un riferimento al clima attuale, facendo un paragone con lo scorso anno: "Ne ho già parlato più volte. Sono arrivato per cambiare il modo di giocare, avevo solo 15 giocatori e tanti ragazzini. I più importanti erano in Nazionale. Poi è diventato difficile allenarsi giocando ogni tre giorni. Ma per me abbiamo già cambiato cose che ritengo importanti e giocato buone partite. In Champions non abbiamo avuto l'atteggiamento giusto per continuare a crescere. Nelle ultime 10 partite dell'anno scorso si dicevano le stesse cose, non accade solamente ora".