Fonseca ha epurato il Milan, chi non lo segue è fuori: lo spiega citando 2 calciatori come esempio
La squadra viene prima di tutto e tutti. Paulo Fonseca sottolinea questo concetto a margine della vittoria "da squadra" del Milan contro l'Udinese. Ecco perché cita Pulisic come esempio di quel che ha visto e lo ha portato ad apprezzare in maniera particolare la prestazione del gruppo quando si è trovato in inferiorità numerica. "Io ho visto Christian che ha liberato l'area sul secondo palo di testa" e tanto basta per dargli ragione rispetto (anche) alle scelte fatte quando ha comunicato la formazione, lasciando fuori dai titolari Tomori e Abraham (protagonisti dell'insubordinazione sul rigore scippato all'americano a Firenze) oltre a Leao.
Anzi, proprio il portoghese finisce per essere il lato b della medaglia: non è nella lista dei cattivi ma, al netto della diplomazia usata dall'allenatore nelle interviste in tv e in conferenza, il segnale (non solo nei suoi confronti) è stato molto chiaro. Semmai non lo fosse ancora abbastanza c'è una frase che rimarca le intenzioni del tecnico per il futuro. La gara contro i friulani e la prova offerta dai giocatori hanno tracciato una linea spartiacque rispetto al recente passato. E Fonseca lo dice con la tranquillità che lo caratterizza, scandisce la sua linea con calma e altrettanta decisione.
L'occasione gliela dà la domanda che un po' si aspettava: perché ha tenuto Leao in panchina? "Forse è strano per voi non vedere Rafa e vederlo in panchina – ha ammesso l'allenatore nel dopo gara -. Non è la normalità… ma è normalità per me quando dico che è più importante la squadra. E che il Milan viene prima di qualche giocatore". Messaggio semplice, diretto, molto forte. Il portoghese non è l'unico destinatario: vale per lui e per tutti quanti finora hanno reso più difficile il lavoro del tecnico e minato la coesione del gruppo. "Ho deciso di schierare Okafor e Chukwueze, magari domani tocca a Leao… Non c'è alcun caso, magari nella prossima partita tornerà a giocare".
Roger, ricevuto. Pensieri e parole di Fonseca non hanno bisogno di alcuna interpretazione. Era stato altrettanto schietto alla vigilia dell'incontro di campionato quando aveva utilizzato accenti molto più coloriti. Lo ha ribadito dopo aver domato in dieci (per il rosso diretto a Reijnders, fallo da ultimo uomo) un avversario che ha sbattuto contro la rigidità del regolamento, le valutazioni dell'arbitro e del Var (due i gol annullati ai bianconeri, doloroso quello al 95° del pareggio). "È stata una partita difficile e chi era in campo ha dimostrato di voler soffrire insieme, di saper difendere insieme. Più che la qualità nei primi 30 minuti, mi è piaciuto molto che il Milan ha dimostrato di essere squadra".