Flachi ricorda quando gli crollò il mondo addosso: “Marotta mi chiamò in ufficio, balbettai qualcosa”
Francesco Flachi oggi a 48 anni è un uomo rinato dopo lo sprofondo toccato dalla sua vita con l'uso di cocaina e la lunghissima squalifica di 12 anni ricevuta in seguito alla positività alla droga al termine di un Brescia-Modena del 19 dicembre 2009. La durezza della sanzione fu dovuta al suo essere recidivo: il fantasista toscano aveva già scontato una squalifica di 2 anni, dal febbraio 2007 al febbraio 2009, sempre per tracce di metaboliti della cocaina nelle sue urine. All'epoca Flachi giocava nella Sampdoria e il confronto con l'allora Ad blucerchiato Beppe Marotta è scolpito nella memoria di Francesco: in quel momento gli crollò il mondo addosso e la sua vita cambiò per sempre.
Flachi alla Sampdoria era un idolo assoluto, è la squadra della sua vita dopo gli esordi da enfant prodige alla Fiorentina: in blucerchiato ha segnato 110 gol, terzo marcatore di sempre dietro solo le leggende Vialli e Mancini. A Genova vive oggi, nuovamente adottato dalla città che non lo ha mai dimenticato, mentre suo figlio Tommaso gioca nelle giovanili della Fiorentina. L'aver evitato la radiazione dopo la seconda positività, pur avendo comunque posto fine alla sua carriera di giocatore, gli consente oggi di sperare di poter rientrare nel mondo del calcio in altra veste: sta studiando per avere la licenza D da allenatore (il primo step, quello che consente di andare in panchina nei dilettanti e juniores) ed è attualmente responsabile del settore giovanile del Golfo Paradiso, squadra di Genova di cui allena anche i classe 2008. Inoltre è volto abituale a Telenord in veste di opinionista.
Insomma, Genova sta dando a Francesco tutto quel calore di cui ha bisogno per riscrivere la sua vita dopo gli anni del buio. La luce è invece la Sampdoria: "Otto stagioni una più bella dell'altra, oggi fatico a pagare un caffé, a volte l'amore della gente mi imbarazza. Dicono sia stata la Samp più bella dopo quella dello scudetto, subito la promozione in Serie A, poi arrivammo a un punto dalla Champions".
Flachi non può e non vuole tacere nulla del suo grande errore con la cocaina, ne parla sempre come monito per i più giovani. Tutto iniziò con un altro problema, che fu la premessa per cadere nell'abisso della droga: "Mi infilarono in un caso di scommesse e beccai due mesi di squalifica, io che non ho mai puntato un euro. E dire che per tre mesi mi avevano intercettato senza trovare un'ombra. Stavo entrando nel giro della nazionale, mentalmente mi hanno ucciso e ho reagito nel modo più sbagliato", racconta a La Stampa.
L'attaccante fiorentino fu trovato positivo per la prima volta alla cocaina dopo la partita Sampdoria-Inter del 28 gennaio 2007, il ricordo di quel giorno è vivido in Flachi come fosse oggi: "Un giorno l'Ad Marotta mi chiamò in ufficio: ‘Ti hanno trovato positivo'. Balbettai qualcosa, ma mi fermò subito: ‘Non è il momento delle spiegazioni, vai via che stanno arrivando giornalisti da tutto il mondo'. Corsi a casa e appena chiusa la porta mi misi a piangere. Solo colpa mia, di una doppia personalità: leone in campo e bischero fuori. Ma ho fatto male solo a me stesso e ho pagato. Oggi cerco di trasmettere la mia esperienza ai giovani affinché non commettano i miei errori".
Dopo i due anni di squalifica, Flachi a quasi 34 anni tornò in campo con l'Empoli, poi si trasferì al Brescia, ma la scintilla non c'era più: "La fatica mentale accumulata, il non sentirmi più protagonista, mi avevano rubato motivazioni. Non ero più io. E ho continuato a cercare le soluzioni peggiori al disagio, a insistere con cazzate che in quel momento mi piaceva fare".
Arrivò dunque la seconda positività alla cocaina e la mazzata della squalifica di 12 anni: "Il castello giù. Il dolore. Le difficoltà di rialzarsi. La separazione. Ho subìto attacchi violenti e preso porte in faccia, ma la famiglia e diversi compagni mi sono rimasti accanto. E i tifosi, soprattutto, non mi hanno abbandonato: quando ho aperto dei locali a Firenze, venivano in tanti, anche dalla Liguria. Mi hanno dato forza, a me basta poco: un abbraccio o una parola mi fanno stare meglio. Così ho ricominciato, ho perso tutto ma mi sto riprendendo tutto: vivo a Genova con Carolina che mi ha restituito la gioia dei sentimenti. Nel mio futuro vedo una panchina e la gavetta non mi fa paura".