Fiorentina, Prandelli: “Scelta di cuore, non avrei mai lasciato questa città”
"Siamo privilegiati, viviamo in una bolla. Alla gente non possiamo chiedere niente, tantomeno in questo momento. Dobbiamo solo avere rispetto e uscire sempre a testa alta dal campo". È così che Cesare Prandelli si presenta nel giorno della prima conferenza ufficiale da allenatore di quella Fiorentina che ha sempre sentito sua, anche dieci anni dopo il ciclo che lo vide per 5 stagioni sulla panchina viola. Ha accettato l'incarico del presidente, Commisso, perché al cuore non si comanda ("non avrei mai lasciato questa città") e l'istinto lo ha aiutato nella scelta. Toccherà a lui annodare il filo che s'è spezzato con Iachini, esonerato.
Al ‘Franchi' ritroverà un ‘vecchio nemico', un avversario che gli porta alla memoria il ricordo amaro di una beffa e di un torto clamorosi subiti in Champions contro il Bayern Monaco: un fuorigioco non visto spinse fuori dalla Coppa i toscani. "Ribery? Chissà se ricorda di quel furto che ci fecero…", scherza l'ex ct ma si fa serio quando spiega come imposterà il proprio lavoro, come potrebbe giocare la squadra e soprattutto cosa pretende dai calciatori. "Proporre una formazione coraggiosa, che si giochi le partite e non abbia ostacoli mentali". E se arrivare nella parte sinistra del tabellone è solo un punto di partenza, il concetto che proverà a far entrare nella testa dei calciatori è molto semplice: "A Firenze è impossibile non avere fame".
Prandelli svela anche un retroscena delle ultime ore e racconta anche quando ha capito che sarebbe tornato di nuovo nella città in cui ha trascorso una bella pagina della carriera di allenatore. "Ho ricevuto una telefonata da parte di Preziosi a mezzanotte di qualche giorno fa – ha aggiunto il neo allenatore – e mi disse che aveva parlato con la Fiorentina molto bene di me…".
Messo da parte l'amarcord, alla ripresa del torneo sarà anche tempo di scelte. Quale sarà la sua Fiorentina? Prandelli non si sbilancia ma concede qualche riflessione. "Kouamé è più una seconda punta, che dà profondità. Amrabat può giocare davanti alla difesa. Le basi per fare un buon lavoro ci sono".