Figc, Gravina: “Far ripartire il calcio significa anche difendere 100 mila posti di lavoro”
Metà giugno. Può essere questa la data per la ripresa del campionato di Serie A dopo la pausa forzata a causa dell'emergenza sanitaria. Juventus-Inter (a porte chiuse) fu l'ultima partita giocata: era l'8 marzo. A distanza di quasi 3 mesi da allora il Paese è cambiato per gli effetti devastanti dei contagi sulla vita pubblica, sociale ed economica. Giovedì 28 maggio è il giorno decisivo: l'incontro tra Governo e vertici del calcio italiano servirà a ufficializzare ripartenza e nuovo fischio d'inizio della stagione.
Alla vigilia dell'appuntamento, il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, è intervenuto sul magazine ripartelitalia.it snocciolando un po' di dati a conferma di quanto il calcio sia importante per l'Italia, non solo per l'aspetto ludico e di intrattenimento ma anche per quello finanziario.
Il compito della Federcalcio è fare di tutto, sempre nel rispetto della salute di ogni protagonista, per rimettere in moto il sistema, anche per impedire che la crisi economica comprometta, stavolta sì irreparabilmente, la passione degli italiani verso questo splendido gioco. La FIGC è scesa in campo con determinazione, affinché l’Italia riparta insieme al calcio, un settore occupazionale importante (sono stimati in circa 100.000 i lavoratori diretti e nell’indotto), che produce emozioni e che genera introiti ingenti per lo Stato. Solo il ritorno in campo consente di attutire il crollo dei ricavi sul breve periodo stimabili altrimenti in oltre 700 milioni (più di 500 generati dal blocco imposto dal Covid-19).
I numeri non dicono tutto ma spiegano bene come il settore sportivo – e nello specifico il calcio – non può essere considerato un orpello, qualcosa di superfluo e poco necessario. È un'azienda che produce fatturato in costante crescita in questi anni, dà lavoro e permette ad altre federazioni di sopravvivere. Ecco perché nella relazione del numero uno della Figc le cifre elencate acquistano un grande valore.
Il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4.7 miliardi di euro. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. L'impatto socio-economico del calcio italiano risulta pari nel 2017-2018 a circa 3,01 miliardi di euro.