Una Asl può fermare una partita (e un campionato). Il focolaio Genoa (22 positivi, tra cui 17 calciatori) dimostra che c'è stata un'evoluzione pericolosa del rischio di contagio nonostante la profilassi normata dal ‘vecchio' protocollo e considerata la modifica – chiesta e ottenuta di recente dal Cts – di effettuare un numero di tamponi inferiore per squadra che diminuisce di fatto la frequenza dei controlli. Anzi, ne ha smascherato le falle costringendo la Lega di Serie A a integrare in corsa (2 ottobre) le regole anti Covid-19 recependo ufficialmente (ma "in via transitoria, eccezionale e limitatamente alla corrente stagione sportiva") l'indicazione della Uefa sul numero dei calciatori necessario per disputare un match (almeno 13, tra cui un portiere).
È in questo scenario di approssimazione normativa – non si può ricominciare un campionato senza avere ben chiare le regole del gioco – che si colloca quanto accaduto in occasione di Napoli-Genoa e Juventus-Napoli. Da una parte il mondo del calcio, chiuso nel suo ambito e ancora una volta impreparato, dall'altra le Istituzioni e la situazione del Paese reale, con la curva pandemica che registra ancora picchi allarmanti.
La settimana che scandisce l'autunno caldo della Serie A riporta le lancette dell'orologio indietro di qualche mese, a prima dell'estate, quando si attendeva che il Governo varasse prescrizioni per consentire (anche) all'azienda pallone di ripartire. Accadeva a giugno, accadrà per forza di cose adesso – a campionato iniziato, che balordi – perché di fatto quel protocollo non esiste più. Questa volta non basterà emendare norme licenziate troppo in fretta ma servirà scriverne di nuove.
Juventus-Napoli (dopo Napoli-Genoa), mettendo da parte il folklore delle tifoserie, è l'iceberg contro il quale è andato a sbattere il ‘Titanic calcio italiano', che adesso rischia di affondare tra gli interrogativi di parte e una battaglia legale che si annuncia estenuante.
Perché il Milan con due positivi ha affrontato regolarmente la trasferta di Crotone, l’Atalanta con un positivo ha giocato con il Cagliari e il Napoli (3 positivi, 2 calciatori e 1 dirigente) non è partito? Secondo le Asl campane (che hanno ricevuto la conferma dal Governo) il cluster ligure ha evidenziato un salto di qualità nella diffusione del coronavirus anche tra soggetti abitualmente sottoposti a un regime di controlli superiore alla media delle persone comuni.
Vien da chiedersi: perché dopo la gravità dei fatti post Napoli-Genoa la Lega non ha preso in considerazione l'ipotesi, a scopo precauzionale, di rinviare il match di Torino? Perché non si è sforzata di trovare una soluzione condivisa?
Le Asl hanno davvero questa competenza per intervenire? Secondo la Federcalcio e la Lega di Serie A no perché non può scavalcare un protocollo di carattere speciale e dell’ordinamento statale, firmato dal ministro della Salute e dal Comitato Tecnico Scientifico. Ammesso che lo stesso protocollo vada rivisto non lo può stabilire una Asl ma va modificato e licenziato dagli organi competenti. Il giudizio dell'Ente viene prima, fanno sapere Cts e Governo, e la posizione della Federazione (che brandisce il libercolo varato a giugno ed emendato a inizio ottobre) diventa carta straccia.
Figc e Lega tengono il punto. Il Napoli, che ha disertato la gara di Torino, incorrerà nella decisione del Giudice Sportivo. Oltre alla sconfitta a tavolino rischia anche la penalizzazione di un punto, come da regolamento (comma 4, articolo 10). La società farà ricorso e per tutelarsi si appellerà, se necessario, a tutti i gradi della giustizia sportiva. E solo dopo al Tar o al Tas. La tesi dei partenopei fa riferimento a un punto indicato nella circolare recente della Lega di Serie A e sfumata nel protocollo della Figc. È un passaggio chiave, perché arriva dopo il focolaio Genoa, la gara del San Paolo e in relazione alla successiva partita del Grifone col Torino (poi rinviata): "Fatti salvi eventuali provvedimenti delle autorità statali e locali". E così quelle norme adottate per i calciatori professionisti in materia di positività (la cosiddetta quarantena soft) vanno a farsi benedire in mezzo al fumo di questo vapore, di questo campionato in alto mare.