Ferrigno 24 anni dopo il dramma di Bertolotti: “Deve decidere lui se concedermi una possibilità”
Sono passati 24 anni da quel 19 novembre del 2000, un giorno che né Massimiliano Ferrigno né Francesco Bertolotti possono dimenticare. Quel giorno il Como ospitava in casa il Modena, era una partita di Serie C: l'allora 26enne Ferrigno, che giocava tra i lariani, fu espulso e dopo il fischio finale – in un regolamento di conti con l'adrenalina ancora a mille – colpì Bertolotti, di 7 anni più grande, in un corridoio dello stadio Sinigaglia. L'episodio ebbe conseguenze drammatiche per quest'ultimo, che cadendo a terra batté la testa sul pavimento e finì in coma. Seguirono il trasporto d'urgenza in ospedale in condizioni gravi, un'operazione al cranio lunga e complessa con l'applicazione di una placca metallica, il coma di 9 giorni, il lungo ricovero, la faticosa ripresa e l'inevitabile ritiro dal calcio per Bertolotti. Sulla vicenda è poi caduto l'oblio, ma oggi Massimiliano lancia un appello a Francesco perché "gli dia una possibilità".
L'aggressione di Ferrigno a Bertolotti: fu squalificato 3 anni e patteggiò 10 mesi di carcere
La possibilità di chiedergli scusa di persona, di chiedere quel perdono che lenirebbe il rimorso che per un quarto di secolo non ha mai abbandonato Ferrigno. L'ex centrocampista siciliano in seguito a quel gesto inconsulto fu squalificato per tre anni dalla Commissione Disciplinare di Serie C, fino al 31 dicembre del 2003. Tornò in campo per sei mesi con lo stesso Como, poi si trasferì al Perugia dove chiuse la carriera appena un anno dopo, nel 2005, a soli 31 anni. Dentro di lui ormai non c'era più niente che lo spingesse a correre dietro un pallone. La vicenda ebbe anche strascichi giudiziari: Ferrigno fu rinviato a giudizio per lesioni gravissime e patteggiò una pena di 10 mesi di reclusione con la condizionale, mentre sul piano civile versò a Bertolotti un risarcimento di poco meno di mezzo milione di euro.
Ferrigno e Bertolotti peraltro si conoscevano bene prima del drammatico episodio di Como, erano stati compagni al Brescello: e proprio l'Immergas, la società emiliana a suo tempo proprietaria del Brescello, avrebbe poi dato lavoro a Francesco come montatore di caldaie. Quanto a Massimiliano, oggi si è ricostruito la vita e dirige il settore marketing e commerciale del Treviso Basket in Serie A.
L'appello di Ferrigno e Bertolotti: "Deve decidere lui se concedermi o meno la possibilità di un incontro"
Ma a 50 anni prova a tendere la mano a Francesco, pur sapendo che è dura, durissima: "Voglio esprimere il mio più sincero rammarico. Ho sbagliato, ho condizionato l'esistenza di Bertolotti e dei suoi figli. Ero giovane, immaturo e impulsivo, e provocai tanto dolore in Francesco e nei suoi cari. Ho capito che non c'è giustificazione per quello che ho fatto. Quel gesto lo porto dentro di me ogni giorno. Oggi non permetterei a me stesso di comportarmi così, ma oggi ho 50 anni e sono uomo maturo: nel 2000 ne avevo 26, di anni".
Poi Ferrigno lancia l'appello a Bertolotti, a vedersi di persona: "All'epoca cercai di contattare lui e la sua famiglia, ma mi resi conto che nulla in quel momento avrebbe potuto lenire le loro sofferenze – dice alla Gazzetta dello Sport – Purtroppo, non posso ritornare indietro e cancellare quel pugno. Se partiamo da qui, dal colpo, non so che cosa potrebbe spingere Francesco a perdonarmi. L'unica cosa che posso dirgli è questa, scritta se possibile a lettere cubitali: ‘Scusami'. Deve però decidere lui se concedermi o meno la possibilità di un incontro. Io non posso chiedergli niente. Se lo vorrà, ci sarò. Era stato il mio capitano al Brescello".