Ferrero non capisce perché è in galera e non a casa come gli altri: “Potevano mettermi il bracciale”
Sono ore dure per Massimo Ferrero, reduce dalla sua seconda notte in prigione dopo essere stato arrestato lunedì a Milano e portato al carcere di San Vittore. L'ormai ex presidente della Sampdoria – della quale resta proprietario – è stato ammanettato in seguito all'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Paola con le accuse di reati societari e bancarotta fraudolenta riguardanti alcune sue società calabresi fallite tempo fa.
Un'ordinanza zeppa di intercettazioni tra le quali è presente spesso la voce di sua figlia Vanessa, a sua volta destinataria del provvedimento cautelare assieme ad altre quattro persone: c'è anche il nipote di Ferrero, Giorgio, poi Giovanni Fanelli, amministratore unico della Ellemme fino al marzo 2014, Aniello Del Gatto, liquidatore della Ellemme, e Roberto Coppolone amministratore unico della Blu line fino all'aprile 2014. Per tutti questi cinque è stata ritenuta sufficiente la misura degli arresti domiciliari, ma non per Massimo Ferrero, unico arrestato finito in carcere.
Una circostanza che il 70enne produttore romano davvero non capisce: "Se volevo, potevo far perdere le mie tracce quando stavo girando le puntate di Pechino Express – riporta Il Tempo – Non mi hanno mandato agli arresti domiciliari perché ritenevano che non era una misura adeguata. Ma se ho la Digos che mi segue da tempo e mi mettevano il braccialetto elettronico agli arresti domiciliari come potevo scappare?". Ferrero conferma dunque l'indiscrezione di inizio novembre, secondo la quale si sarebbe recato per qualche giorno a Dubai per girare – dietro compenso – alcune puntate di Pechino Express, il reality show che era stato sospeso per la pandemia e che riprenderà su Sky tra gennaio e febbraio del 2022.
Quanto al riferimento alla Digos, è vero che il presidente della Sampdoria da un paio d'anni – dopo il fallimento della trattativa per la cessione del club al gruppo guidato da Gianluca Vialli – è posto sotto ‘vigilanza dedicata' in ogni suo spostamento, peraltro solo a Genova. È il primo livello di protezione da parte dello Stato, quando un cittadino o personaggio pubblico è ritenuto a rischio. Una condizione di rischio cui Ferrero – che ha anche una scorta privata – era arrivato dopo numerose minacce ricevute, evidentemente collegate alle vicende della squadra blucerchiata.
La protesta di Ferrero tuttavia parte da un assunto sbagliato, ovvero che sia stato chiuso in prigione per il timore che possa fuggire. Il pericolo di fuga infatti è uno dei presupposti delle misure cautelari personali, così come l'inquinamento delle prove, ma nel caso di Ferrero il GIP che ha emesso l'ordinanza ha spiegato bene qual è invece il punto che lo riguarda, ovvero che possa reiterare il reato se tenuto in libertà. Esiste infatti "un concreto e gravissimo pericolo di commissione di delitti analoghi a quelli per cui si procede".
Nell'atto si legge che "i forti interessi personali sottesi alle condotte in esame, l'elevato grado di coinvolgimento nel contesto soggettivo e oggettivo di riferimento, il numero e la gravità delle condotte loro ascritte per come indicate nella provvisoria imputazione e l'inserimento delle stesse in un contesto soggettivo e oggettivo allargato, fanno ritenere che l'applicazione di una misura non custodiale sia inidonea allo scopo". Un Ferrero tenuto agli arresti a casa – anche con un braccialetto – evidentemente per i magistrati non sarebbe stato sufficiente ad impedire tutto questo.
Intanto il legale che difende l'imprenditore romano, l'avvocato Pina Tenga, fa sapere che Ferrero non risponderà all'interrogatorio: "Sarà impossibile rispondere all'interrogatorio di garanzia perchè non abbiamo potuto vedere il fascicolo. L'avviso di interrogatorio fissato per giovedì alle 13:30 a Milano è stato notificato ieri alle 16 con cancelleria del tribunale di Paola non accessibile per chiedere le copie di 17 faldoni. Oggi 8 dicembre il tribunale è chiuso per la festa dell'Immacolata. Domani dovremmo andare in Calabria per prendere 17 faldoni di copie, quindi arrivare a Milano confrontarci con Ferrero e farlo rispondere. È vero che gli avvocati hanno i super poteri ma non fino a questo punto e comunque non come quelli dei giudici".