Felipe Melo neanche lo nomina: “Poi arrivò all’Inter quell’allenatore che non capiva di calcio”
Felipe Melo ha appena annunciato il suo ritiro dal calcio all'età di 41 anni, dopo una lunga carriera che lo ha visto indossare anche le maglie di tre squadre italiane, Fiorentina, Juventus e Inter. Peraltro il centrocampista brasiliano non ha vinto nulla con nessuna di queste: il suo palmarès si è arricchito coi trofei sollevati con Galatasaray e soprattutto Palmeiras e Fluminense (ben tre Libertadores). Quando parla dell'Inter, Melo ha solo parole d'amore, tranne quando parla di Frank de Boer, che neanche nomina quando lo denigra: "Mi dispiace solo esserci stato poco, il secondo anno è arrivato quell'olandese che capiva poco di calcio e non parlava italiano, meno male che poi Pioli ha raddrizzato la baracca".
Felipe Melo: "L'Inter il mio sogno di bambino, alla Juve sono dovuto andare per forza"
"L'Inter è il mio sogno da bambino, per andarci ho rinunciato a un sacco di soldi, avevo appena rinnovato al Galatasaray, e all'idolatria che quel popolo nutriva per me – racconta il brasiliano alla Gazzetta dello Sport – Non c'è nemmeno da pensarci: Mancio mi manda un messaggio ‘Dai, vieni da noi', e non posso dire di no. Arrivo prima del derby senza nemmeno passare dal ritiro, gioco, do tutto, vinciamo, i cori per me… meraviglioso".
Tutt'altra storia per quello che riguarda il suo passaggio alla Juventus dalla Fiorentina, che lo trasformò in un attimo in un nemico dei tifosi viola: "Quando sono andato alla Fiorentina, in due mesi mi sono innamorato: quella maglia, quella gente, il Franchi… Lì è nata mia figlia Pietra, la principessa di casa. Un anno solo, ma a ripensarci sembrano cinque. Mi spiace solo che quando sono andato alla Juve l'amore che il popolo viola provava per me è sparito. Forse non ha mai capito cos'è successo. Ovvero che alla Juve sono dovuto andare per forza. Io volevo andare all'Inter, mi aveva chiesto Mourinho, ma offrivano sui 20 milioni. Io avevo la clausola, 25 milioni: la Juve pagò quella e ci mise pure Marchionni che era un giocatore importante. Cosa potevo fare?".
Melo a Chiellini: "Io la mela marcia? Del suo libro non me ne frega un c…."
Giorgio Chiellini nel suo libro lo ha definito ‘la mela marcia' dello spogliatoio di quella Juve, Felipe Melo preferisce rispondere in maniera soft: "Chiellini è stato un grandissimo, aveva solo il vizio di tenere sempre le braccia larghe… Quando lo fece con me gli dissi: ‘Se lo fai di nuovo ti spacco'. Questo è successo. Poi lui era il numero uno dei professionisti, e io ancora non lo ero. Del suo libro francamente non me ne frega un c…, io ho preso la mia strada e lui la sua. Ma se lo incontro, lo saluto volentieri. Quella Juve era una squadra in ricostruzione, grandissimi giocatori, ma la gente si aspettava molto più di quanto potessimo dare. Non era mica facile, e io all'epoca ero un ragazzino. Ma sonoc ontento, alla Juve ho giocato con giganti come Buffon, Cannavaro, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, per me è stata una magia che oggi posso raccontare ai miei figli. E sono cresciuto tantissimo".
C'è un calciatore che Melo elogia più di ogni altro, di quelli incrociati sui campi italiani, Daniele De Rossi: "Non ho mai trovato nessuno più duro di me. Però mi piaceva un sacco giocare contro De Rossi. Gli davo una botta, lui rispondeva, botta a lui, botta a me, poi finita la partita complimenti, sorrisi, abbracci. Forte fisicamente, mentalmente, tecnicamente, che giocatore…".