Felipe Caicedo: “Simone Inzaghi aveva un rituale con me. La Juventus condiziona tanto gli arbitri”

Felipe Caicedo si è raccontato nel corso di un’intervista a Fanpage. L’ex attaccante della Lazio, che è tornato a giocare in Ecuador, ha parlato anche di Simone Inzaghi: “Vive il calcio come nessuno e sa di tattica più di tutti gli allenatori che ho avuto”. E poi una battuta sulla Juve dopo il suo post sui social: “Per me condiziona gli arbitri”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Felipe Caicedo ha 36 anni e dopo alcuni mesi da svincolato è tornato a giocare in Ecuador con il Barcelona SC. L'attaccante ecuadoriano nel corso della sua carriera è stato protagonista in Serie A soprattutto con la maglia della Lazio poi con quelle di Inter e Genoa. In cinque stagioni in biancoceleste si è riuscito a distinguere soprattutto per via dei suoi gol decisivi realizzati allo scadere con Simone Inzaghi in panchina. Caicedo, in un'intervista rilasciata a Fanpage, ha parlato proprio della sua esperienza alla Lazio facendo anche un identikit completo dell'allenatore piacentino oggi all'Inter:

"Vive il calcio come nessuno e sa di tattica più di tutti gli allenatori che ho avuto". L'attaccante, che oggi vive a Dubai, racconta un episodio riguardante la sua prima stagione in biancoceleste che ha visto protagonista proprio Inzaghi: "Nel mio primo giorno l'ho visto litigare con Felipe Anderson". Caicedo, diventato attivissimo sui social quest'anno, ha poi spiegato le ragione che l'hanno spinto a pubblicare quel post durissimo contro la Juventus: "Contro la Lazio fu una cosa imbarazzante. La Juve è una squadra che fa condizionare tanto gli arbitri".

Cosa ha fatto Caicedo durante il suo periodo da svincolato prima dell'ingaggio in Ecuador?
"Mi allenavo, portavo la bimba a scuola, e ho cercato di guardare le partite, mi piace guardare il calcio. Ora cerco anche di capire il mio futuro e quello che mi appassiona di più tra l'essere allenatore o direttore sportivo. Ma ancora non ho smesso di giocare a calcio".

Dove hai vissuto fino al tuo ritorno in patria?
"A Dubai, con tutta la famiglia".

Felipe Caicedo nel giorno del suo arrivo al Barcelona SC, in Ecuador.
Felipe Caicedo nel giorno del suo arrivo al Barcelona SC, in Ecuador.

Credi di poter dare ancora qualcosa nel calcio a 36 anni?
"Certo, posso dare secondo me molto di più di qualcuno che sta ancora giocando".

E a fine carriera cosa farai?
"Ho già in mente qualcosa ma mi voglio preparare bene, ho fatto un paio di corsi alla Johan Cruyff Institute ma ancora mi manca tantissimo e voglio essere preparato bene per qualsiasi ruolo".

Avevi questa caratteristica di segnare sempre negli ultimi minuti. Ti sei dato una spiegazione?
"Il mister era un po' scaramantico, doveva buttarmi in campo sempre allo stesso tempo ripetendo sempre la stessa cosa, come un rituale. Lui era ed è molto particolare, ma gli andava per fortuna sempre bene e abbiamo vinto parecchio".

Ti piace tanto postare su X. Come gestisci le varie risposte dei tifosi?
"Io rido quando leggo le risposte, sono da sempre dell'idea che bisogna rispondere a tutti, poi lo sfottò ci sta ma tutto finisce lì. Cerco di essere comunque attivo, di interagire, perché in qualsiasi modo noi calciatori siamo un punto di riferimento per loro".

Un altro gol allo scadere realizzato da Caicedo, questa volta contro il Torino.
Un altro gol allo scadere realizzato da Caicedo, questa volta contro il Torino.

Hai mai pensato di cimentarti nel modo della tv?
"No, al momento no. Però sono aperto a fare qualsiasi cosa che mi faccia stare bene".

Sei andato via dalla Saudi Pro League nell’estate dei trasferimenti milionari. Guadagnavi tanto lì?
"In Arabia guadagnavo più dell'Italia ma non come ora. Oggi in Saudi League ci sono salari strepitosi, tutti ci vogliano andare. Mi sa che ho aperto io la strada, perché sono arrivato in Arabia anche prima di Cristiano Ronaldo".

Come si vive in Arabia e perché oggi ci vanno tutti?
"L'Arabia è un campionato in crescita, stanno investendo bene e secondo me sarà importante. È un posto in cui si vive bene e ci vanno tutti per un motivo semplice, che sono i soldi. Parliamoci chiaro, se non ci sono i soldi nessuno va lì".

Il contesto consente di vivere bene?
"Non si vive come in Europa ma non si sta male, si vive bene con la famiglia. Hanno le loro tradizioni ma sei tranquillo, guadagni bene e il campionato è competitivo, in crescita. Poi ognuno deve fare la sua valutazione. Per quanto mi riguarda era più complicata la situazione perché il posto dove giocavo era più lontano da Jeddah e Riyad, ero nel nord dell'Arabia".

Alla Lazio sei stato per cinque anni un bomber pazzesco, che ricordi hai di quell’esperienza?
"Un'esperienza meravigliosa. Solo il primo anno è stato di adattamento in una piazza calda, non semplice, passionale, però poi tutto è migliorato e sono stato benissimo. Stiamo parlando di una squadra che mi ha fatto diventare uomo in tutti gli aspetti e ho solo ricordi importanti in biancoceleste".

Il gol di Caicedo contro il Cagliari allo scadere.
Il gol di Caicedo contro il Cagliari allo scadere.

Quando ti capita all'estero di spiegare la rivalità tra Lazio e Roma come fanno a capire da che parte stai?
"Glielo faccio capire dicendo che la Lazio è la prima squadra della capitale, la squadra più forte di Roma con i tifosi più belli di Roma. Il tifo organizzato della Lazio è bellissimo. Ho giocato in tantissime squadre ma quello che fa la Curva Nord tra coreografie e striscioni non l'avevo mai visto prima. È una cosa bellissima".

Cosa ti hanno detto quando ha giocato il primo derby?
"Mi dissero che quei derby andavano vissuti come se fosse l'unica partita che conta. A Roma è così, devi vincere il derby altrimenti non va bene".

Che tipo di presidente è Lotito, ci racconti un aneddoto?
"È un grande uomo, una persona per bene. Mi ha dato una grande mano quando ero alla Lazio. Lui con me è stato generoso, mi ha anche parlato tanto quando le cose non andavano benissimo".

Cosa sei stato per i tifosi?
"Un messia, un talismano. Magari perché in parecchie partite ho fatto gol allo scadere".

In un Cagliari-Lazio hai segnato il gol più rappresentativo.
"A Cagliari è stata una roba che non ti posso spiegare. Eravamo sotto contro una squadra che andava forte in quel momento, non perdevano da tante partite. Sapevamo che era una partita difficile, anche perché eravamo sotto. Luis Alberto la pareggiò prima del mio ingresso in campo. Da lì ricordo solo di aver fatto un salto più in alto di Ronaldo al Real Madrid: feci un gol di testa incredibile".

L'abbraccio tra Inzaghi e Caicedo.
L'abbraccio tra Inzaghi e Caicedo.

Simone Inzaghi ha stravinto contro una squadra in forma come Lazio di Baroni eppure Cassano ha detto che è scarso.
"Se lo dice lui magari ha la sua motivazione ed esperienza, ma non può dire che è scarso. Puoi dire qualsiasi cosa ma non che è scarso".

Ma è davvero così bravo Inzaghi?
"Simone vive il calcio come nessuno e sa di tattica più di tutti gli allenatori che ho avuto. Facendo un calcio semplice, ti fa stare bene, ti fa sentire importante. Questa è la cosa più difficile nel calcio attuale. È un passionale, ti fa capire subito che lui vive per il calcio, lo ama e vuole vincere".

Ci racconti un aneddoto che lo riguarda?
"Dal primo giorno l'ho visto litigare con Felipe Anderson. Litigò con lui perché non gli era piaciuto l'atteggiamento di Felipe. Dopo 5 minuti fu tutto risate e abbracci, è così. Lui ti fa capire da subito che devi vincere e dare tutto, facendoti sentire coinvolto. In quel senso è il numero uno".

Hai mai avuto incomprensioni con lui?
"Solo un paio di volte. Ricordo che a Milano in un'occasione era arrabbiato con tutti. Ma alla Lazio eravamo una famiglia, si litigava ma dopo 10-15 minuti si finiva di nuovo tutti insieme. La forza di Simo è che tutti devono andare nella stessa direzione".

Ti meraviglia il suo cammino all'Inter?
"È un allenatore fortissimo, poi all'Inter è vero che sono tutti fenomeni in ogni reparto, ma si vede il lavoro che sta facendo. L'Inter gioca a memoria non per caso. Il segreto è avere un allenatore e uno staff che vivono per il calcio e per far giocare bene i ragazzi".

Sei stato durissimo contro la Juventus qualche mese fa, perché?
"Quando hanno affrontato la Lazio è stata una cosa imbarazzante, non si può giocare così. La Juve è una squadra che condiziona tanto gli arbitri. Vanno in confusione perché è una squadra così importante sul piano mediatico finisce per condizionare. In quella gara ho visto un arbitraggio che non mi è piaciuto".

Caicedo con la maglia dell'Inter.
Caicedo con la maglia dell'Inter.

Lo percepivi anche da giocatore?
"Sì sicuro, sempre. Era un po' più complicato giocare lì. Noi lo sentivamo, poi ognuno ha le sue sensazioni, ma è una squadra che da tradizione ha dei meccanismi che possono condizionare".

Perché non è andata bene l'esperienza all’Inter?
"Sono arrivato già male perché non giocavo da tempo. Mi sono allenato ma all'Inter non hai tempo, avevano quattro attaccanti più forti di me e tornare nella dinamica di gruppo è stato un po' difficile".

Secondo te è vero che il Covid ha tolto alla Lazio uno Scudetto che poteva vincere?
"Sì, perché eravamo una squadra forte, con una mentalità vincente. La mia sensazione era quella che senza il Covid saremmo arrivati fino in fondo per poter vincere lo Scudetto. Le altre non stavano benissimo, noi eravamo più forti".

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