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Fagioli e le scommesse: “La noia mi ha rovinato la vita. Mi facevo schifo, ma non potevo farne a meno”

Nicolò Fagioli racconta il suo viaggio all’inferno e ritorno per il vizio del gioco d’azzardo: “Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il peggio è alle spalle per Nicolò Fagioli, che si sta riprendendo la vita dopo la tempesta delle scommesse vietate, che prima lo ha gettato sul lastrico e poi ha rischiato di spazzare via la sua carriera. La squalifica patteggiata di 7 mesi è terminata in tempo per consentire al 23enne centrocampista della Juventus di tornare in campo prima della fine del campionato, ma anche di essere convocato (al netto dei 4 giocatori che saranno tagliati) da Luciano Spalletti per gli imminenti Europei. Un percorso di rinascita che ha avuto nella condivisione dei suoi demoni un momento catartico fondamentale: Nicolò cerca di far capire a tutti come sia possibile che un giovane che ha tutto possa cadere in un abisso simile. Il fatto è che sembra avere tutto…

Nicolò Fagioli, un ragazzo fortunato: ma non basta

"Lo so che sono un ragazzo fortunato, che ci sono miei coetanei in condizioni più drammatiche della mia, che non ho titolo per invocare comprensione – premette il calciatore piacentino – Ma non voglio neanche essere ipocrita. Sono stato inghiottito da un vuoto che non guarda in faccia nessuno, non distingue per classe sociale, non premia né assolve in base al talento. Mi sentivo soffocare, ma non trovavo il modo di venirne fuori".

Nicolò Fagioli è tornato in campo nelle ultime due giornate di Serie A
Nicolò Fagioli è tornato in campo nelle ultime due giornate di Serie A

Come un calciatore di successo può cadere nel vizio del gioco

Fagioli spiega com'è precipitato in un vizio che si è mangiato la sua anima: "Quando finiscono le 4-5 ore di allenamento, ti si spalanca il vuoto. Se non hai altri interessi, quell'abisso ti attira. Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. Il successo non è un'armatura che resiste alla solitudine, non ti consente, come una corazza, di far rimbalzare le coltellate del tempo vuoto. Pensi a quanti attori, scrittori, musicisti sono precipitati in dipendenze ancora più letali. La noia mi ha rovinato la vita. E poi ogni problema, anche il più stupido come un litigio o una partita sbagliata, dovevo compensarlo con le scariche di adrenalina che mi dava il gioco. Ogni volta che usavo quel maledetto cellulare, ogni giorno e tante volte al giorno, mi sentivo come se fossi in campo".

La Juventus punta molto su Fagioli: gli ha rinnovato il contratto fino al 2028
La Juventus punta molto su Fagioli: gli ha rinnovato il contratto fino al 2028

"Non ne ho mai parlato con nessuno perché mi vergognavo – racconta Nicolò alla Gazzetta dello Sport – Ho perso completamente il controllo di me stesso nel gennaio 2023. Giocavo male, mi allenavo peggio. La testa era altrove. Mi faceva schifo quello che stavo vivendo, ma non potevo farne a meno. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Mi sentivo capovolto. Se sbagliavo un passaggio, mi dicevo che la colpa era di quell'ossessione.  Mi è dispiaciuto che certi giornali abbiano descritto me e Tonali come due demoni. Io ho fatto male solo a me stesso. Non ho truccato partite, non ho condizionato risultati. Ho sbagliato, giocando su siti illegali e ho perso un sacco di soldi. Perché lo so, ma lo sapevo anche allora, che con quei giochi si perde e basta. E non solo denaro. Mi facevo schifo, mi sentivo un cretino. Ma non potevo farne a meno".

Il demone è sempre lì, Fagioli lo sa

Fagioli sa bene che il demone del gioco è chiuso in un cassetto ma è sempre lì, pronto a saltare fuori se ci si mostra deboli: "Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente. Ma ora lo domino pensando semplicemente a quanto male mi ha fatto. E so che non esiste ‘lo faccio una volta sola' perché quella biscia ti avvinghia e non ti molla più. Penso ora che il gioco sia una cosa da sfigati. Devo ringraziare in primo luogo la società: rinnovandomi il contratto mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi mister Allegri e i compagni. Penso a Locatelli, Gatti, Chiesa, Bremer, Vlahovic. Per il resto, con l'aiuto dello psicologo, ho combattuto. Per evitare la tentazione di sporgermi dalla balaustra sul vuoto, ho riempito le giornate dopo gli allenamenti: tennis, padel, sedute di analisi, incontri con le scuole. Per anni ho tenuto questo segreto di fango solo per me, ora posso parlarne".

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