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Fabio Grosso: “A Marsiglia ho rischiato di morire sul colpo. Ho tolto ieri pezzi di vetro dall’occhio”

L’ex difensore oggi allena il Sassuolo in B, due anni fa era alla guida del Lione quando gli ultrà del Marsiglia tesero un agguato. Una bottiglia sfondò il finestrino del bus e lo colpì in faccia, ferendolo gravemente.
A cura di Maurizio De Santis
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La cicatrice che ha sull'occhio è niente rispetto ai segni che Fabio Grosso si porta dentro da quella sciagurata sera a Marsiglia. La partita non si giocò per i tumulti che scoppiarono alla vigilia e per quell'incidente nel quale, suo malgrado, ha rischiato la vita. L'ex eroe di Berlino 2006 allora era sulla panchina del Lione e rimediò ben 15 di sutura, necessari medicare la ferita lacero-contusa provocatagli da una bottiglia lanciata dai tifosi rivali. Sfondò il finestrino, lo centrò in faccia ma, per sua fortuna, se la cavò. "Se abbasso la palpebra si vede la cicatrice. Non è che mi abbiano ricucito proprio bene ma almeno sono qui a raccontarlo".

L'incidente: 15 punti di sutura all'occhio sinistro

Questione di attimi e di quelle strane coincidenze della sorte che ti angosciano e fanno riflettere, sfregando addosso brividi e la suggestione che forse c'è stata una mano provvidenziale (del destino o di chissà chi altro ancora…) ad avergli evitato peggio. Accadde tutto in un istante, quando non hai nemmeno il tempo di capire/reagire/fare qualcosa per proteggerti.

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E Grosso, che oggi allena il Sassuolo in B ed è in corsa per tornare in Serie A, tutto ricorda con lucidità: il tonfo, il lunotto in frantumi, il dolore improvviso, il sangue, la paura, i soccorsi, il bendaggio vistoso, la rabbia e lo sdegno. Pochi giorni dopo l'aggressione raccontò in conferenza il disagio interiore: "Quando mi alzo al mattino e vado a lavarmi la faccia, i denti mi guardo allo specchio e penso che le stimmate di Marsiglia non andranno mai via". È passato del tempo, ma non è vero che il tempo guarisce ogni cosa.

L'ex difensore riportò lesioni alla cavità oculare sinistra e alla zona adiacente del viso, le schegge gli trasformarono il viso in una maschera di sangue, la medicazione praticata al momento fu tempestiva e impressionante, la foto il giorno dopo l'agguato mostrò le tumefazioni su palpebra e arcata sopracciliare ma il bulbo restò integro scacciando cattivi pensieri sulla possibilità di perdere l'occhio sinistro. "Ieri mi hanno tolto altri tre pezzi di vetro – ha raccontato nell'intervista al quotidiano Repubblica -, i francesi se li erano dimenticati…". Lui no, li ha sentiti e li sente tutt'ora.

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Rischiò la vita: "Ho capito cosa significa morire sul colpo"

"Gli ultrà del Marsiglia lanciarono una bottiglia contro il nostro pullman – ha aggiunto -. Poco prima mi ero girato per abbassare la tendina e quel gesto forse mi ha salvato la vita perché quella bottiglia poteva centrarmi alla tempia". Cosa gli è rimasto di quella esperienza è nella riflessione successiva, consapevolezza che la vita gli ha lasciato un'altra opportunità e che il tempo non va mai sprecato. "In quel momento ho capito cosa significa morire sul colpo, è tutto un istante, un bivio".

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