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Fabio Caressa: “Il calcio impari dall’Italvolley di Velasco. Ha avuto solo 4 mesi, non 4 anni”

L’intervista esclusiva di Fanpage al celebre giornalista e telecronista di Sky Fabio Caressa alla vigilia della stagione calcistica 2023-2024. Si è parlato della deludentissima avventura dell’Italia di Spalletti agli ultimi Europei, dell’incredibile lavoro fatto da Velasco con l’Italvolley femminile fresca vincitrice dell’oro alle Olimpiadi, dei tanti cambi in panchina, dei principali colpi di mercato, della sua personale griglia di partenza per la nuova Serie A e degli ex calciatori come commentatori tecnici.
A cura di Michele Mazzeo
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"Velasco ha avuto solo quattro mesi di tempo per preparare la squadra che ha poi vinto le Olimpiadi, non quattro anni. Il calcio dovrebbe imparare tanto dall'Italia della pallavolo". Come sempre diretto e senza peli sulla lingua il telecronista più celebre dello sport italiano e iconico volto e voce di Sky Sport, Fabio Caressa, nell'intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di Fanpage.it alla vigilia del nuova stagione calcistica 2024-2025 che vedrà la pay-tv aumentare sensibilmente l'offerta per i propri clienti (o per gli abbonati al servizio streaming NOW) sia per quanto riguarda la Serie A (con 3 partite per ogni turno e con almeno 30 big match), i principali campionati europei (con Premier League e Bundesliga) e le coppe europee (con l'esclusiva di quasi tutti gli incontri della nuova spettacolare Champions League, dell'Europa League e della Conference League) a cominciare dalla finale della UEFA Super Cup tra Real Madrid e Atalanta.

Tantissimi i temi caldi affrontati nella nostra lunga chiacchierata con Fabio Caressa, che anche in questa nuova stagione calcistica, oltre a commentare i grandi big match del calcio italiano ed europeo, sarà al timone della storica trasmissione ‘Il Club' fiore all'occhiello di un palinsesto ancora più ricco di rubriche, produzioni originali e una squadra di autorevoli commentatori arricchita dagli arrivi degli ex calciatori Boban, Montolivo, Dzemaili, Gobbi e Padovano.

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Con il re dei telecronisti italiani, tra passato, presente e futuro, abbiamo infatti parlato della deludentissima avventura dell'Italia di Spalletti agli ultimi Europei, dei tanti cambi in panchina dei top club di Serie A, dei principali colpi di mercato effettuati in questa sessione, di quale sia ad oggi la sua personale griglia di partenza di questo nuovo imminente campionato, di come è cambiato il ruolo del telecronista e, soprattutto, degli ex calciatori come commentatori tecnici in questi ultimi anni e delle cose più strane a cui assistito nei suoi oltre 30 anni di telecronache in giro per il mondo.

Il tuo commento riguardo l'avventura dell'Italia agli Europei è stato molto netto, hai parlato di fallimento. A tal proposito volevo sapere a chi attribuisci maggiormente le responsabilità di questo fallimento tra calciatori, Spalletti e Figc? 

"Quando il fallimento è così netto è una sconfitta di tutti. Dei giocatori, della parte tecnica e della parte politica. Di sicuro Spalletti ha commesso degli errori non riuscendo secondo me bene a comprendere che il ruolo di un CT e molto diverso da quello di un allenatore di una squadra di club. C'è da dire però che i giocatori, per il modo in cui hanno perso nell'ultima partita senza nemmeno dare l'impressione di lottare, sono stati molto deludenti".

Ti saresti aspettato un passo indietro da parte di qualcuno dopo il fallimento agli Europei?

"Secondo me dopo un fallimento del genere le dimissioni non sono dovute ma credo che almeno il pensiero ti debba attraversare la mente e credo ci abbiano pensato tutti, soprattutto Luciano (Spalletti, ndr)".

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E quanto fatto da Velasco con l'Italvolley femminile alle Olimpiadi dimostra che un CT in 4 mesi può fare la differenza…

"L'Italvolley ha come tecnico Julio Velasco che, oltre a essere un grandissimo tecnico, è un grande costruttore di gruppi e di squadre e io credo che in questo momento essere allenatori di super professionisti sia soprattutto questo. Cioè più che parlare tanto del ‘mio calcio', della ‘mia pallavolo' o del ‘mio basket' gli allenatori devono essere, oltre che grandi tecnici, soprattutto dei grandi assemblatori di uomini. E da questo punto di vista Velasco ancora una volta ha dimostrato di essere veramente speciale. E ricordiamo che ha avuto solo quattro mesi di tempo per preparare la squadra che ha poi vinto le Olimpiadi, non quattro anni. Quindi mi sembra che da questa pallavolo femminile il calcio possa imparare tanto".

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Restando in tema Olimpiadi, in tutti gli sport gareggiano gli atleti migliori a livello mondiale mentre nel calcio gli Under 23 (e nemmeno quelli di primissima fascia). Secondo te ha ancora senso mantenere il calcio in questo modo nel programma olimpico?

"È una domanda che ci facciamo tutti ormai da tanto tempo. Questo escamotage degli Under 23 un po' mitiga questo contrasto che c'è tra la super professionalità del calcio e gli altri sport, però è anche vero che nel basket ora l'NBA fa giocare i suoi giocatori migliori, quindi forse arrivare a prendere una decisione: sì o no?
Per me comunque è giusto che tutti gli sport siano dentro e quindi che anche il torneo Olimpico di calcio, che non è certo un Mondiale, si mantenga all'interno del programma olimpico".

Veniamo al presente. Sta per cominciare una stagione calcistica ricca di novità con tanti top-club italiani che hanno cambiato guida tecnica: da chi ti aspetti di più?

"Sono molto curioso di vedere il Napoli di Conte, però in generale credo che saranno favorite le squadre che cambieranno di meno. Sono molto curioso di vedere la Roma di De Rossi e anche Baroni alla Lazio, perché l'anno scorso ha fatto un miracolo a Verona e potrebbe anche ripetersi con i biancocelesti".

E invece il colpo di mercato fatto finora dalle squadre italiane che ti intriga di più?

"Artem Dovbyk! Il nuovo centravanti preso dalla Roma".

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Premettendo che mancano ancora più di due settimane alla chiusura del mercato e il calcio d'agosto conta quasi zero, qual è ad oggi la tua personale griglia di partenza di questa serie A?

"Fare la griglia quest'anno è molto difficile. Io credo che l'Inter, che ha chiuso la campagna acquisti praticamente prima che cominciasse la sessione di mercato e considerato il vantaggio che ha avuto l'anno scorso, anche se qualche giocatore, magari non performerà come l'anno scorso, sia ad oggi ancora largamente davanti a tutti. Poi ci metto l'Atalanta che, a prescindere se Koopmeiners rimarrà o meno, è l'altra squadra che ha puntato sulla continuità.

Dietro ci metto il Milan perché, al contrario di quello che pensano in molti, secondo me si sta muovendo bene e poi il Napoli di Conte. A seguire le altre: la Juventus la vedo un po' sotto le prime quattro perché ha cambiato tanto e credo che ci vorrà un po' di tempo per riuscire a metterla a posto e farla rendere al 100% e poi bisogna anche vedere come finisce il mercato perché al momento è un po' corta la Juve con tutti quei fuori rosa".

Quest'anno debutterà la nuova Champions League. Cosa ti aspetti da questo nuovo formato?

"Penso che sarà un formato straordinariamente spettacolare, credo che cambierà proprio il modo di fruire il calcio in Italia e in Europa perché il fatto di avere un'unica classifica con tutte le squadre secondo me cambia tanto. Credo che le squadre metteranno grande impeto fin dall'inizio in questa competizione e che questa condizionerà pesantemente anche i campionati nazionali".

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E come vedi le italiane ai nastri di partenza?

"Le squadre italiane le vedo abbastanza bene perché in questi ultimi anni abbiamo dimostrato di poter stare ai massimi livelli in Europa".

Veniamo quindi al tuo lavoro. Oltre ad essere il miglior telecronista italiano degli ultimi 30 anni sei stato anche uno dei pionieri per quel che riguarda gli ex calciatori nel ruolo di commentatori tecnici a fianco dei telecronisti. Come ti è venuta questa intuizione?

"C'erano già stati degli esempi in passato, però diciamo che con Beppe (Bergomi, ndr) l'intuizione è venuta perché un telecronista non può sapere tutto e quindi avere uno accanto che ti sappia spiegare tatticamente e tecnicamente come stanno le cose, che ti sappia dare quel punto vista dettato dalla sua esperienza professionale, ti arricchisce e rende tutto più semplice.

In questo io ho avuto la fortuna di trovare Beppe  che, oltre a questo, aggiunge anche grandi capacità di espressione. Ciò che abbiamo fatto con Beppe è di aver introdotto un altro modo di essere seconda voce perché prima le seconde voci erano spesso un po' improvvisate, anche se io avevo già lavorato con professionisti serissimi come Collovati e Altafini.  Con Beppe diciamo che c'è stato un po' un salto in avanti nella preparazione e questo secondo me ha arricchito molto la telecronaca".

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Oggi però gli ex calciatori non sono più solo commentatori tecnici ma veri e propri opinionisti che non sempre appaiono imparziali a causa di amicizie, simpatie, antipatie, ecc…Pensi che sia inevitabile o che chi ricopre quel ruolo debba essere super partes?

"Più che essere super partes o meno, credo che oggi il problema sia un altro. Credo che uno non può cercare nella realtà se stesso. La realtà esiste va analizzata. Se tu cerchi il tuo credo, le tue idee, le tue opinioni nella realtà allora fai male il tuo lavoro. La realtà è una, poi possono esserci delle idee diverse nella lettura della realtà, ma bisogna dotarsi di strumenti che leggano quello che è. Non bisogna cercare se stessi nella realtà. E invece mi sembra che adesso la tendenza, piuttosto spinta, sia quella di dire: io penso così e allora durante la partita vi dico ‘Lo vedete che come dicevo io', ma quello non è fare la telecronaca, quello è fare un'altra cosa, devi raccontare quello che succede".

E adesso addirittura qualcuno di essi caratterizza la telecronaca di una partita più di quanto fa un telecronista, cosa pensi a riguardo?

"Io non mi permetto di giudicare il lavoro di nessuno. Però credo che bisogna tornare a guardare la realtà, cioè bisogna smetterla di cercare se stessi in quello che succede, ma cercare di dire quello che succede nel miglior modo possibile. Poi per quanto riguarda gli stili ognuno ha il suo.

Poi c'è anche un'altra deriva che non mi piace, cioè quella di cercare di complicare moltissimo le cose perché così poi spiegarle conta di più. Si fa finta che le cose siano complicatissime, così poi quando le devi spiegare sei più importante te. Questa è un'altra deriva che, secondo me, sta creando un calcio noiosissimo in cui tutto sembra fisica nucleare o scacchi. Si fa passare che il calcio sia scacchi ma in realtà poi i calciatori giocano, e i calciatori sono persone e sono campioni con le loro caratteristiche tecniche. Ecco il renderlo eccessivamente complicato e la ricerca di se stessi in ciò che si vede credo che siano i due più grandi errori che può fare chi racconta il calcio".

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Oltre 30 anni di telecronache sui campi di tutta Europa, di aneddoti da raccontarci ne avrai migliaia. A tal proposito ti chiedo di dirci la cosa più strana a cui hai assistito?

"La cosa più strana è stata durante un Brasile-Paraguay di Coppa America (2011, ndr) in cui si andò ai rigori e si staccavano le zolle del terreno di gioco. Il dischetto del rigore era diventato praticamente una buca e sbagliavano tutti perché ogni tiro si continuava a sprofondare. Una cosa ridicolissima. E tra l'altro noi stavamo facendo la telecronaca al telefono perché non erano riusciti a montarci la postazione. La cosa più drammatica invece è quando hanno interrotto il derby di Roma (nel 2004, ndr) con gli incidenti fuori dallo stadio, quella fu un'esperienza terribile".

E per concludere ti chiedo la cosa che cambieresti se potessi tornare indietro?

"Sicuramente un derby di Roma dove aveva segnato Vucinic e io dissi che aveva segnato Baptista. E poi qualche telecronaca dove sono andato un po' sopra le righe quando non ce n'era bisogno. Per esempio in qualche partita dei Mondiali del 2014, non dell'Italia, non ricordo esattamente quali ma ricordo questa sensazione di essere andato un po' sopra le righe. Diciamo che dopo il Mondiale del 2006 ho avuto un po' di difficoltà a rimettermi in carreggiata perché tendevo a sparare in alto perché pensavo che gli altri da me si aspettassero quel tipo di telecronaca e invece magari certe volte non era adeguata alla partita, semplicemente perché non tutte le partite sono Italia-Germania semifinale dei Mondiali del 2006".

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