Eziolino Capuano dopo la squalifica per la bestemmia: “E che devo fare? Dico sette preghiere”
Eziolino Capuano vive il calcio in maniera viscerale. È passione endemica, qualcosa che ha dentro e gli torna in circolo assieme all'adrenalina della partita. È un fuoco sacro che arde piano piano poi divampa all'improvviso col rischio che a restarne bruciato sia lui stesso. La giornata di squalifica presa per aver bestemmiato in maniera molto colorita (abbastanza perché gli ispettori di campo ne captassero le espressioni blasfeme) è la beffa servitagli dal giudice sportivo dopo il danno (e la profonda amarezza) per il pareggio del suo Taranto contro il Picerno (1-1).
Nel Girone C di Serie C i pugliesi sono sesti (37 punti), a -7 dalla Juve Stabia capolista (posizione che vale la promozione diretta in B) e a -1 dal mucchio selvaggio accalcato al secondo posto (Avellino, Picerno, Crotone, Casertana). Se i rossoblù avessero sfruttato quell'occasione adesso sarebbero secondi… e quando ci pensa a Capuano ribolle il sangue nelle vene.
A caldo, aveva un diavolo per capello per aver gettato alle ortiche un match dominato ma che, a conti fatti, ha regalato al suo Taranto meno di quanto avrebbe meritato. Ecco perché era fuori di sé: "Ho tirato un cazzotto alla porta – le parole di Capuano riprese dal Corriere -. Sentivo il bisogno di sfogarmi e mi sono lasciato andare… ma per quello che ho fatto non ho fatto del male a nessuno". Rimugina e il rapporto dettagliato fatto sul suo conto gli provoca un sussulto ma questa volta si contiene così da evitare guai peggiori. "La partita era conclusa da una mezz'ora… ma è meglio se sto zitto. Ormai sembra che negli spogliatoi ci siano gli agenti dell'antidroga".
Un turno di stop per avere proferito varie frasi blasfeme (almeno dieci): è la motivazione messa a verbale per spiegare la sanzione comminatagli. Capuano non nega ma precisa: "Sì, è vero… ho bestemmiato ma non per dieci volte. Mi vergogno per quanto detto ed è giusto che sia punito. Io come tutti quelli che lo fanno… spero. Ce l'avevo con me stesso per una gara che avremmo potuto anche vincere. E che devo fare? La prossima volta dirò sette preghiere".
Capuano è così, si odia o si ama. Capace di slanci passionali a volte eccessivi (a Francavilla s'è fratturato una costola per eccesso di esultanza dopo un gol) ma sempre genuini. Il suo Taranto è una bella realtà in campionato: dopo averlo salvato sul filo di lana nella scorsa stagione, adesso lo tiene lassù a lottare tra le prime posizioni. Un mezzo miracolo che, non più tardi di qualche mese fa, lo portò ad ammettere ironicamente: "Sono come Santa Rita da Cascia, protettrice dei casi disperati".