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Eziolino Capuano a Fanpage.it: “Il personaggio mi fa piacere, ma l’ho pagato. Sogno la Serie A”

Ezio Capuano ha riportato entusiasmo ad Avellino e i risultati vedevano la sua squadra in zona playoff nel girone C di Serie C ma sulla ripresa delle attività è chiaro: “Ritengo che non sia una scelta facile. In base ai protocolli che ho letto credo che sia molto difficile ripartire”. Il tecnico degli irpini a Fanpage.it si è soffermato sulla stagione alla guida dei lupi, sulla sua carriera e del modo in cui la percezione del “personaggio Capuano” ha sminuito il suo lavoro sul campo.
A cura di Vito Lamorte
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Intorno al nome di Ezio Capuano si discute sempre tantissimo. C’è chi lo elogia e chi non lo apprezza, chi farebbe carte false per portarlo alla propria squadra e chi non ama il suo modo di fare. L’allenatore nato a Salerno, ma originario di Pescopagano (PZ), fa sempre discutere ed è spesso salito alla ribalta per le sue dichiarazioni più che per il suo valore sul campo ma da quando è arrivato ad Avellino la squadra bianconverde ha migliorato la sua classifica passando dalla zona retrocessione a quella playoff del girone C della Serie C. Prima dell’approdo in Irpinia la lista di squadre allenate da Eziolino è molto lunga, frutto di una carriera iniziata prestissimo, e si va dall’Ebolitana all’Altamura, dal Poseidon alla Pro Salerno passando per Altamura, Taranto, Potenza, Fondi, Juve Stabia, Paganese, Sambenedettese e tante altre. Un percorso lunghissimo che ha visto tante soddisfazioni e alcune delusioni che hanno portato lo stesso allenatore ad un crescita, come dichiarato da lui stesso: “Capuano bisogna conoscerlo, se dieci anni fa fossi stato quello di oggi la mia strada sarebbe stata diversa”. A Fanpage.it il tecnico dell’Avellino ha parlato della stagione alla guida degli irpini, della sua lunga carriera e del modo in cui la percezione del ‘personaggio Capuano' ha sminuito il suo lavoro sul campo.

Mister Capuano, togliamoci subito il dente: fermare tutto o tornare in campo?
“Ritengo che non sia una scelta facile. In base ai protocolli che ho letto credo che sia molto difficile ripartire. Io vorrei giocare perché sono un uomo di campo, ma bisogna capire il momento e sono morte tante persone che non hanno avuto nemmeno una degna sepoltura. È una guerra contro un nemico che è difficile da combattere. Non è facile per Ghirelli prendere una decisione come non è facile accontentare 60 squadre perché ognuno guarda il proprio orto. Avendo letto il protocollo ritengo sia impossibile riprendere ma spero che la Serie A possa iniziare. C’è tanta gente che vive per la domenica ma si dovrà andare in sicurezza".

La possibilità del sorteggio per la quarta promozione come la vede?
"Il sorteggio è qualcosa di improponibile perché il calcio è meritocratico e chi ha fatto meglio deve essere promosso ma spero che ci sia una soluzione diversa, da uomo di campo quale sono, per sciogliere questo dubbio. Io mi metto nei panni anche dei presidenti che hanno fatto sforzi per allestire le squadre e portarle avanti: non sarebbe giusto scegliere con il bussolotto. Anche noi potremmo finire nell’urna e avere fortuna ma non ritengo che non sia giusto per rispetto delle altre squadre che hanno fatto meglio. È difficile sbrogliare una situazione così ma non è nemmeno giusto attaccare Ghirelli perché è davvero un momento complesso”.

Capuano sembra aver trovato la sua dimensione ad Avellino, dopo un inizio non facile.
“Al mio arrivo ad Avellino c’era questa storia di Castellammare di Stabia, dove io salto su una macchina ma non ho mai offeso nessuno nella mia vita. Avevamo giocato a porte chiuse e avevamo appena battuto la squadra che stava per salire in B. Avellino l’ho sempre voluta ma per tanti anni non sono riuscito ad andarci e quando sono arrivato non ero ben visto da gran parte dei tifosi, oltre ad una situazione societaria drammatica. Nelle partite prima di Capuano le cose non erano andate benissimo e il calendario che avevo davanti era più che impegnativo con Bari, Ternana, Reggina e Potenza da affrontare di seguito. Uno che valuta tutte queste variabili ci pensa due volte a fare una scelta del genere ma come dissi alla prima conferenza stampa ‘Quando conoscerete Capuano mi amerete’. Ed è stata la mia vittoria più bella. Sento il calore dell’intera Irpinia e non tradirò mai l’Avellino. Da un fallimento alle porte è arrivato il cambio di società che ci permette di valutare un progetto a lungo termine. Mi fa piacere leggere i commenti positivi ma non mi illudo né del contratto né del consenso popolare. Ho conquistato tutto questo con il lavoro, il sacrificio e mangiando un panino tra un allenamento e un altro il mercoledì. Ho lavorato sui video mentre la squadra andava a pranzo, giustamente, o arrivando all’alba al campo e cercando un ingresso libero. Allenare o fare il dirigente ad Avellino è il desiderio di tutti ma il privilegio di pochi. L’entusiasmo che c’è oggi è impensabile ed è una delle mete più ambite per i calciatori della terza serie. Posso assicurarvelo”.

Mister quando si parla di Capuano si fa sempre riferimento ai vari video e alle conferenze e non alle sue qualità di tecnico, nonostante I suoi video di tattica su YouTube hanno più di 100mila visualizzazioni: crede di essersi “venduto” male negli anni oppure la critica è sempre stata poco benevola nei suoi confronti?
“Il personaggio Capuano lo si è voluto creare e non pensate che a me faccia piacere. Io tante volte ho pagato questo modo di essere e per questo non sono state riconosciute spesso le mie qualità di uomo e quello che ho dimostrato nel calcio. Il mio modo di essere è questo e dirò sempre la mia ma l’esperienza mi ha cambiato. È vero, mi sono venduto male ma a portare al boom mediatico è stata l’enfatizzazione di alcuni casi. Nessuno, ad esempio, ha mai ripreso la mia tesi sul 3-5-2 del master a Coverciano quando non veniva utilizzato in Italia o quello che è successo a Potenza, dove abbiamo onorato il campo nonostante tutto ciò che ci circondava, ma viene ancora oggi ricordato il litigio con un giornalista a Benevento. Se dieci anni fa fossi stato quello di oggi la mia strada sarebbe stata diversa. Un allenatore dovrebbe essere giudicato per due situazioni: per prima cosa in base al potenziale umano che ha e poi nel lavoro che fa con i giovani, che possono essere un grande ritorno per le società. Faccio l’esempio di Fabio Maistro, che ho avuto a Rieti l’anno scorso e poi quest’anno è andato in Nazionale. Quando io ho visto quel ragazzo con la maglia azzurra per me è stato più importante di un campionato vinto. Ho avuto una visibilità enorme, c’è un libro che parla di me e sono stato attenzionato a livello internazionale ma questo ha spesso sminuito il mio lavoro di allenatore”.

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La Serie A è un sogno o un rimpianto?
“È un obiettivo che mi prefiggo di raggiungere in breve tempo. Un sogno sarebbe arrivarci con l’Avellino, se mi verrà data l’opportunità. Quello che ho fatto negli anni è sotto gli occhi di tutti e penso di avere le qualità di poter arrivare a certi palcoscenici. Io ho iniziato la mia carriera a 24 anni, quando subentrai a Pietropinto in Interregionale, e allenavo giocatori di 30/32 anni. Se avessi iniziato ad un’età diversa tante cose sarebbero state diverse. Ho fatto tanti errori anche dovuti all’età, che oggi non farei mai, ma queste situazioni poi le paghi negli anni”.

Se chiude gli occhi su quale grande panchina si vede?
“Io mi vedo solo ad Avellino per ora. Lo ribadisco in maniera forte. Credo che ogni allenatore vorrebbe i giocatori più forti, quindi direi Juventus, Lazio, Inter, PSG e via discorrendo. Mi ritengo un “sacchiano”, perché Sacchi è stato l’unico che è riuscito a dare equilibrio e spettacolo. A me piace quel calcio lì, il divertimento per me non va a braccetto col calcio. Se dovessi sceglierne una squadra in Italia al momento direi Lazio perché mi piace molto il connubio di calciatori di classe con gente che sa fare la legna”.

La domanda su Mertens gliel’hanno fatta in tutti i modi e lei ha ammesso di avere preso un abbaglio e che non lo conosceva. Da allenatore esperto quale è ci spiega l’evoluzione che ha avuto il belga da esterno offensivo a punta centrale?
“Non è stata una valutazione errata perché io quel calciatore non lo conoscevo, mi sono fatto prendere dal momento in trasmissione e ho fatto finta di sapere che tipo di giocatore fosse. È stato un grave errore ma ritengo fosse stato più grave se l’avessi conosciuto, perché non avrei capito che razza di giocatore fosse. La crescita di Mertens c’è stata quando da esterno è stato portato a fare la punta centrale e grande merito va dato all’allenatore: nel primo anno non ha fatto sfracelli ma dobbiamo fare i complimenti al calciatore, che è fortissimo, per come è cresciuto e a chi lo ha portato a Napoli”.

Ci sono dei tecnici che stima in particolare in questo momento?
“L’allenatore che mi piace di più è Antonio Conte, non c’è ombra di dubbio. Ha grinta, vive la partita come piace a me ed è moto bravo nelle letture del gare. Mi piace molto Simone Inzaghi, che stimo molto e sta facendo un lavoro enorme, ma se mi chiede chi è l’allenatore del futuro io le dico Roberto De Zerbi. È molto giovane e il Sassuolo gioca un gran calcio, è una persona umile e si è costruito il suo percorso”.

Quali sono i progetti futuri di Ezio Capuano?
“Al momento per Eziolino Capuano non c’è altro pensiero che l’Avellino. Se poi le scelte della società dovessero essere diverse io ho l’entusiasmo di andare in qualsiasi club che ha un progetto importante e una società seria. Una cosa vorrei dire: vorrei ringraziare l’uomo che mi ha portato ad Avellino, che è Salvatore Di Somma. Un uomo di altri empi e le sue qualità sono molto difficili da ritrovare nel calcio oggi”.

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