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Evra sa perché Ronaldo ha lasciato la Juve: “Quelle parole di Allegri, non c’era bisogno”

L’addio di Cristiano Ronaldo alla Juventus continua a fare rumore e a parlarne è Patrice Evra che in bianconero ha vestito la maglia per due stagioni e mezza e conosce benissimo l’ambiente juventino, oltre ad essere grande amico di Cr7. “Ad un certo punto ha capito che sarebbe potuto diventare un capro espiatorio. Lui esige amore e rispetto, se li ha ti dà la vita. E anche quelle frasi di Allegri, dette in pubblico e non in privato, hanno avuto il loro peso”
A cura di Alessio Pediglieri
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Patrice Evra ha giocato nella Juventus per due stagioni e mezzo, non tanto ma quanto è bastato per trasferire nel DNA dell'esterno francese quello bianconero. Un legame che è durato a lungo, anche quando ha vestito altre maglie e dura tutt'ora che ha salutato il calcio giocato, con costanti contatti con i suoi ex compagni, la dirigenza, i tifosi. Perché come ha rivelato in una recente intervista rilasciata a Repubblica, "ti innamori della Juventus, della sua storia, della sua etica del lavoro, della mentalità vincente, di tutto". E, dunque, quando Evra parla di Juve, tutti lo ascoltano soprattutto se uno degli argomenti centrali è Cristiano Ronaldo, grande amico del francese, fresco di cessione (con polemiche) al Manchester United.

Evra non è rimasto assolutamente sorpreso della scelta di Cristiano di lasciare la Juventus la scorsa estate e ritornare al suo primo grande amore, il Manchester United. Un trasferimento complesso e complicato da mille chiacchiere e considerazioni, forse non gestito al meglio sia dal club bianconero che dal giocatore stesso, ma che è risultato alla fine la soluzione migliore per tutti. Oggi, però, a distanza di un paio di mesi si ritorna ancora a parlare di Cr7 in bianconero per cercare i motivi di quell'addio anzitempo sulla fine del contratto in corso. "Non si sentiva amato e rispettato", rivela Evra.

Amore e rispetto. Questi i due capisaldi dei rapporti tra Cristiano Ronaldo e i suoi club: "Ad un certo momento aveva capito che a Torino stava diventando il capro espiatorio dei risultati insoddisfacenti della Juventus, ha temuto di essere considerato il primo colpevole degli insuccessi", rivela Evra a Repubblica. "Un elemento decisivo per il suo addio alla Juventus e quando ha capito che sarebbe potuto tornare allo United, non ci ha pensato due volte. Dopotutto è il Manchester il suo più grande amore, dove nessuno si sognerebbe mai di criticarlo o mancargli di rispetto".

A proposito di rispetto, Evra sottolinea anche l'incidenza di Max Allegri in tutto ciò, con il ritorno del tecnico sulla panchina dopo l'addio del 2019. C'è un momento particolare in cui per l'ex nazionale francese è scattata la scintilla: "Le parole pronunciate da Allegri in conferenza stampa sono state determinanti. Quando disse che Cristiano non avrebbe giocato tutte le partite, Cristiano le ha sentite e ne ha risentito. Non c’è bisogno di dire certe cose in pubblico, bisogna dirle in privato. Tutte le altre critiche rivolte a Cr7 sono state un po' ridicole e anche un po' ipocrite".

Dunque, la consapevolezza di non essere più al centro del progetto, la sensazione che potesse diventare il capro espiatorio di eventuali risultati negativi, ma soprattutto il ruolo di Max Allegri ha complicato tutto. Una critica di Evra al tecnico che arriva dal cuore, visto che stima Allegri al pari di Ferguson o Deschamps: "Ha un fiuto incredibile per il calcio. Lo aveva anche Ferguson ma non come Max: sa sempre come andrà una partita prima che cominci. Allegri è l'allenatore juventino per eccellenza, ha sposato l'ideologia bianconera, è un ‘gobbo' in tutto e per tutto e sa come preparare e motivare la squadra: ti ammazza di lavoro, ma è intelligente perché te lo impone con il sorriso"

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