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Evra condannato per gli insulti omofobi dopo PSG-Manchester United: “Ha alimentato odio e violenza”

Patrice Evra è stato condannato dopo le frasi pronunciate in un video apparso sui social a seguito dell’incredibile vittoria dello United al Parco dei Principi sul PSG in Champions nel 2019: “Ha la responsabilità di quanto dichiarato come personalità mediatica. Doveva rivolgersi con rispetto verso tutti”
A cura di Alessio Pediglieri
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Dopo quattro anni è arrivata la sentenza ed una condanna per Patrice Evra che commentò in maniera da istigare odio e violenza nei confronti "di un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale". Queste le motivazioni del tribunale di Parigi che ha punito l'ex stella francese per un video pubblicato sui social nell'immediato post partita PSG-Manchester United di Champions League,  giocata nel 2019 e che decretò l'incredibile qualificazione dei red devils ai danni dei parigini.

Una delle peggiori pagine della storia calcistica del Paris Saint-Germain è andata in scena nel marzo 2019 quando, al Parco dei Principi si consumò una vera e propria tragedia calcistica per tutti i tifosi del PSG. Dopo il successo all'andata a Old Trafford per 2-0, i francesi subirono l'incredibile rimonta inglese, con lo United che trionfò 3-1 e si qualificò ai quarti di finale, grazie ad un calcio di rigore segnato da  Rashford in pieno recupero.

Una autentica doccia fredda per il mondo parigino e una incredibile esultanza tra i tifosi dello United e dai sostenitori dei diavoli rossi, tra cui era spiccato anche un video in particolare, girato da Patrice Evra, vecchio cuore legato al Manchester, in cui esagerava nei modi e nei contenuti nel festeggiare l'incredibile vittoria. Un video postato sui social a sua insaputa – come ha poi sostenuto ripetutamente lo stesso Evra –  in cui l'ex difensore e capitano del club si lasciava andare in frasi del tutto fuori luogo e offensive e in particolare un riferimento omofobo: "Parigi, siete fr**i, siete fr**i…Qui sono gli uomini che parlano… Mettiamo la squadra D, nemmeno la squadra C. I piccolini che hanno giocato, vi hanno pulito le scarpe"

Un filmato che doveva restare privato, registrato tramite Snapchat ma che qualcuno ha voluto pubblicare, gettando nella gogna pubblica l'ex giocatore francese. Subito dopo diverse associazioni, tra cui "Mousse" e "Stop Homophobia", sostenuti dal collettivo antiomofobia "Rouge Direct", avevano sporto denuncia nei confronti di Evra per "insulti pubblici nei confronti di un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale". In un primo momento, però, il gip aveva riclassificato i fatti come semplice "insulto non pubblico" deferendo il caso al tribunale di polizia, ritenendo che l'ex calciatore si fosse "manifestato in ambito privato per la realizzazione di un video poi postato su Snapchat a sua insaputa".

Adesso però, il colpo di scena definitivo, con la condanna verso il 41enne ex giocatore. In un comunicato ufficiale, l'avvocato delle associazioni, aveva dichiarato che "le affermazioni omofobe di una personalità come Patrice Evra alimentano l'odio e la violenza nei confronti delle persone LGBT, in particolare nei paesi dove l'omosessualità è repressa penalmente, come in Senegal, paese da dove viene Patrice Evra". Così, durante il processo dello scorso 15 dicembre, il pm aveva chiesto una condanna ritenendo che fosse "responsabilità" di Patrice Evra in quanto "personalità mediatica" pubblica, "tenere un discorso cittadino e rispettoso di tutti" . La difesa ha sostenuto a sua volta di non aver mai "voluto danneggiare la comunità omosessuale, perché l'oggetto delle sue parole è il PSG" e che Evra aveva anche pubblicato un nuovo video, di scuse spiegando la situazione.

Tutto inutile perché il tribunale di Parigi ha confermato che "le parole di una personalità come Evra alimentano odio e violenza", passando alla condanna all'ex giocatore: una multa economica di 1.000 euro per insulto omofobo oltre ad un risarcimento di 1.500 euro verso le due associazioni che si erano costituite parte civile, oltre ad altri 1.000 euro a ciascuna per il pagamento delle spese legali.

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