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Espulso per aver molestato le parti intime di un avversario: nessuno aveva visto, il VAR lo inchioda

Omar Mendoza è stato espulso a seguito dell’intervento del VAR, per aver toccato le parti intime di Juan Zapata in un contrasto di gioco. Fondamentale la visione al monitor da parte dell’arbitro che non si era accorto di nulla.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Il calcio è ricco di episodi particolari e curiosi. Falli e contrasti voluti o non voluti che troppo spesso vedono gli arbitri intervenire in maniera netta. Nell'era moderna in questo senso il VAR ha aiutato molto i direttori di gara che sono stati in grado di scovare calci di rigore impossibili da vedere dall'occhio umano o falli che troppo spesso venivano lasciati impuniti. È il caso della sfida giocata tra Querétaro e Atlas valida per la quinta giornata dell'Apertura 2023 della MX League, ovvero la massima serie del campionato messicano di calcio.

Protagonista è stato Omar Mendoza che si è reso protagonista di un episodio particolare e anche molto imbarazzante su Juan Zapata. Mendoza è stato espulso nella sconfitta per 1-2 della sua squadra. Il difensore stava marcando Zapata sulla fascia destra e nel tentativo di contrastarlo palla al piede ha appoggiato la mano sulle natiche del suo avversario. Non è tutto, Mendoza ha fatto poi un movimento particolare che ha visto le sue dita affondare forse troppo il colpo nel sedere di Zapata..

L'azione è passata inosservata in quel momento, ma pochi istanti dopo il VAR ha chiamato l'attenzione dell'arbitro Fernando Hernández che ha rivisto l'azione sullo schermo per poi prendere la sua decisione. Il direttore di gara ha verificato l'accaduto e ha deciso di mostrare il cartellino rosso a Omar Mendoza, che non aveva capito il motivo della sua espulsione. Evidentemente non si era reso conto di quanto fosse successo o semplicemente non pensava che l'arbitro potesse accorgersi di quel "movimento" e nemmeno che potesse essere rivisto dal VAR.

Sta di fatto che la sanzione che gli è stata riservata è sembrata subito più che giusta. Negli anni una cosa del genere accadde nel 2015 ad Edinson Cavani nel corso di un episodio simile con protagonista Gonzalo Jara. In Italia invece ricordiamo benissimo il caso Rachid Neqrouz, difensore marocchino ex Bari che in un match contro la Juventus di ottobre del 1997 aveva fatto praticamente la stessa cosa contro Filippo Inzaghi allora attaccante dei bianconeri. "Era l'unico modo per farlo allontanare dall’area di rigore" dirà poi nel corso di un'intervista qualche anno dopo motivando il suo gesto.

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