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Luis Suarez e il caso della cittadinanza italiana

Esame Suarez: “Gli dobbiamo fare una roba da principianti”. “A questo ci pensiamo noi”

L’inchiesta della Procura di Perugia sull’esame farsa di Luis Suarez ha coinvolto non solo i vertici dell’Università per Stranieri umbra ma anche i manager e gli avvocati della società bianconera. Attraverso riscontri e intercettazioni gli inquirenti hanno ricostruito cosa è accaduto nel periodo compreso tra il 7 e il 17 settembre, giorno in cui il calciatore supererà il test di “italiano para amigos”.
A cura di Maurizio De Santis
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La tesi della Procura di Perugia è che l'esame di italiano sostenuto da Luis Suarez all'Università per Stranieri sia stato in realtà una farsa, organizzata per aiutare il calciatore a conseguire il certificato B1 che gli avrebbe permesso di ottenere passaporto e cittadinanza italiani. Non c'era molto tempo, quello a disposizione era scandito da determinate scadenze: la chiusura della sessione di calciomercato (6 ottobre) e il limite previsto per la presentazione delle liste Champions (6 ottobre).

Chi sono le persone indagate nell'inchiesta

Ecco perché – secondo le deduzioni degli inquirenti – da parte della Juventus, che in seguito avrebbe mollato il giocatore e frenato la trattativa con il Barcellona, c'era la necessità di fare il possibile perché al giocatore venisse concesso un trattamento di favore. Serviva quel ‘pezzo di carta', bisognava fare in modo che la macchina si attivasse per metterlo in tasca. Ed ecco perché l'inchiesta condotta dal pool umbro non riguarda più solo i vertici dell'Ateneo ma anche i manager e gli avvocati della società bianconera.

  • Nel primo caso il gip ha disposto la sospensione per 8 mesi della rettrice dell’Università, Giuliana Grego, del direttore generale Simone Olivieri, della docente Stefania Spina e del componente della commissione "Celi Immigrati" Lorenzo Rocca.
  • Nel secondo il direttore sportivo del club, Fabio Paratici, è sotto inchiesta per aver fornito false dichiarazioni ai pubblici ministeri (avrebbe negato si avere un ruolo o essere intervenuto nella vicenda). Nel fascicolo figurano come indagati anche gli avvocati della Juventus, Luigi Chiappero e Maria Turco, che avrebbero fatto da tramite nel solco dei contatti. Anche nei loro confronti la contestazione è la stessa del dirigente

"Ci pensiamo noi", la sessione straordinaria grazie al Covid-19

Il periodo cruciale ricostruito dall'indagine è compreso tra il 7 e il 17 settembre. Una decina di giorni durante i quali tra contatti, battute, rassicurazioni, documenti già compilati con tanto di voti si arriva al giorno della sessione straordinaria, cucita su misura addosso all'attaccante del Barcellona. Viene scelta anche una data ideale: non il 21 settembre, meglio farla quattro giorni prima sfruttando la situazione di emergenza provocata dalla pandemia da coronavirus. Una condizione di emergenza che ridimensiona alla prova orale l'attestato di conoscenza della lingua italiana al livello B1 (quella necessaria per ottenere la cittadinanza).

  • La chiamata di Paratici alla ministra. È in questo lasso di tempo che si concentrano le manovre della Juventus che "si è mossa ai massimi livelli istituzionali per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza". Figura fondamentale nella catena di comando – secondo la Procura – è il direttore sportivo, Fabio Paratici. Perché proprio lui? È lui a chiamare la ministra, Paola De Micheli, azionando il domino di contatti che a cascata arrivano fino alla commissione di esame.
  • Il contatto per la pratica. De Micheli però precisa di aver procurato al manager solo il contatto di Bruno Frattasi, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno: "Paratici mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore. Non ho però nulla a che fare con la procedura d’esame d’italiano di Suarez".
  • Il dialogo dell'avvocato con il dg dell'Università. "Ci stiamo occupando come legali della società della vicenda Suarez", è una delle frasi intercettate e messe agli atti nella ricostruzione e nella collocazione dei differenti soggetti all'interno dell'inchiesta. A parlare così è l'avvocato Turco, il dialogo è con il direttore generale dell'Università, Simone Olivieri. C'è un appello fissato per il 21 settembre ma "un po’ prima sarebbe meglio". E quel ‘un po' prima' si materializza in "una sessione straordinaria, proprio limitata a questo caso" fa sapere il direttore generale che si può giustificare con la necessità di evitare assembramenti a causa del Covid-19.
  • "Dobbiamo fargli una roba da principianti". "Ci pensiamo noi". La premura del legale e la rassicurazione del dg entrano nel corredo accessorio del colloquio organizzativo. Viene subito esclusa la possibilità che Suarez svolga l'esame a distanza, collegandosi on-line. Avrà la certificazione ma è necessario che il test si svolga in presenza. "Dovrebbe venire qui da noi a Perugia… dobbiamo fare le cose non devono essere attaccabili", fa sapere Oliveri a Turco. "Però partiamo dal presupposto che dobbiamo fargli una roba da principianti", aggiunge l'avvocato. Oliveri replica: "Sì, assolutamente, a questo ci pensiamo noi… Adesso era solo per dare una configurazione regolare. "Il 17 pomeriggio lui è già in possesso della certificazione".

"Tranchilla, lo estudio in avion", le risate al telefono

La docente, Stefania Spina, è altra figura chiave dell'inchiesta. Sarà lei a occuparsi di sistemare tutto, dalla simulazione dell'esame (per il quale si prefigura il reato di violazione di segreto d'ufficio) fino ai suggerimenti sulle cose da studiare, così da mettere il calciatore in condizione di presentarsi all'esame preparato. "Stai tranchilla porché io lo estudio in avion", ride e confessa al telefono con un'amica cosa le avrebbe detto il calciatore.

  • "Italiano para amigos". Secondo la Procura le prove del cosiddetto "esame farsa" sono anche le ammissioni di scarsa conoscenza della lingua italiana del calciatore fatte dall’esaminatore Lorenzo Rocca mentre dialoga con un amico. Ironicamente, definirà la dialettica di Suarez così: "Italiano para amigos!".
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