“Christian non molla”: Eriksen vuole tornare a giocare, ma la carriera è in bilico
Adesso che il peggio è alle spalle e si può sorridere alla vita restituita per miracolo a Christian Eriksen, è il momento delle domande, due in particolare: cosa è accaduto precisamente al campione di Inter e Danimarca, tale da provocare un arresto cardiaco del quale non c'erano state avvisaglie in un cuore allenato e supercontrollato, e se e quando il giocatore potrà tornare a giocare. È bene dire subito che risposte certe su entrambi i punti ad ora non è possibile dare, visto che ancora non è emerso nulla dai primi esami svolti, né le cartelle cliniche pulitissime degli archivi medici di Tottenham e Inter possono dare un aiuto al riguardo.
Dal canto suo, Eriksen vuole tornare in campo appena possibile, come ha detto chiaramente alle persone a lui più vicine ed al suo agente, ma è ovvio che se non si arriva ad una diagnosi del malore che lo ha fatto crollare esanime al suolo nel primo tempo di Danimarca-Finlandia – accertando se dietro la severa aritmia che ha fatto andare in cortocircuito il suo cuore ci sia una patologia pregressa – di avere l'idoneità per rimettersi gli scarpini non se ne parla. "Non c'è ancora una spiegazione sul perché Christian è crollato – ha detto il medico della Nazionale danese Morten Boesen – Per questo è ancora in ospedale, per capire quello che è successo".
Al Rigshospitalet, un'eccellenza medica nazionale, sono presenti al suo fianco la moglie Sabrina e i genitori. Nella stanza del 14simo piano dell'ospedale il telefono squilla continuamente, Eriksen parla con i compagni della Danimarca e dell'Inter, e con non molte altre persone. Tra queste c'è il suo storico agente Martin Schoots, che alla ‘Gazzetta dello Sport' svela le parole riferitegli dal ragazzo: "Quando ci siamo sentiti ha scherzato, era di buon umore, l'ho trovato bene. Vogliamo tutti capire cosa gli sia successo, vuole farlo anche lui: i medici stanno facendo degli esami approfonditi, ci vorrà del tempo".
È in momenti come questi che ci si rende conto davvero di quanto si è apprezzati e voluti bene, la bolla d'affetto che lo ha inghiottito è la miglior medicina per Eriksen: "Era felice, perché ha capito quanto amore ha intorno – racconta Schoots – Gli sono arrivati messaggi da tutto il mondo. Ed è rimasto particolarmente colpito da quelli del mondo Inter: non solo i compagni di squadra che ha sentito attraverso la chat, ma anche i tifosi. Christian non molla. Lui e la sua famiglia ci tengono che arrivi a tutti il loro grazie. Mezzo mondo ci ha contattato, tutti si sono preoccupati. Ora deve solo riposare, con lui ci sono la moglie e i genitori. Anche lunedì resterà in osservazione, forse pure martedì. Ma in ogni caso vuole fare il tifo per i suoi compagni contro il Belgio".
Come detto, ad ora non c'è una diagnosi: quello che appare evidente è che un problema elettrico ha fatto fermare il cuore di Eriksen, come si intuisce dal fatto che l'uso del defribillatore ha avuto esito felice, facendo ripartire il ritmo cardiaco. Adesso serve capire se alla base di quanto avvenuto nello stadio di Copenaghen c'è una situazione grave finora rimasta nascosta, una cardiomiopatia da cercare con esami molto approfonditi. "Una patologia sottostante c'è di sicuro. E purtroppo queste patologie possono sfuggire anche ai controlli più serrati come quelli dei medici sportivi. Se potrà tornare a giocare? Domanda difficile, eventi così non capitano a caso", è il parere di un luminare come il professor Gaetano Thiene, esperto di morte improvvisa negli atleti, che eseguì le perizie su Davide Astori e Antonio Puerta, due calciatori più sfortunati di Eriksen.
La parola d'ordine è rischi zero, soprattutto dopo aver dato una seconda vita a Christian Eriksen: sarebbe da folli non assecondare la propria buona stella. Dopo gli opportuni accertamenti se ne saprà di più, ad ora siamo solo nel campo delle ipotesi: quello che un po' tutti i cardiologi interpellati dicono – fondandosi su quanto visto in campo e quanto si sa ad ora – è che la carriera del danese è a forte rischio. Ma è vivo, che è tutto quello che conta.