Eriksen offre all’Inter la direzione per vincere in Europa
Buona la prima in Europa di Christian Eriksen. Il danese sblocca l'andata dei sedicesimi di Europa League in casa del Ludogorets. Segna il gol dell'1-0, poi raddoppierà Lukaku su rigore. Colpisce una traversa, chiama il portiere a una parata difficile. Agisce da mezzala sinistra, da trequartista aggiunto anche prima che Conte passi al 4-3-1-2 negli ultimi venti minuti. Gli oltre 50 passaggi ricevuti confermano come il danese possa diventare un valore aggiunto per la squadra di Conte.
I numeri del danese
Contro il Ludogoretz, ha completato 54 passaggi, di cui 29 a centrocampo e 23 nella trequarti offensiva, e ne ha ricevuti 58. 11 da Borja Valero, 10 da Biraghi. Ha creato tre occasioni, recuperato 11 palloni, perdendo solo una volta il possesso. Migliorabile la percentuale di accuratezza sui cross, 2 a destinazione su 7, ridotto il contributo in fase difensiva: un anticipo, un contrasto, due falli commessi. Ha alzato la qualità del palleggio e delle azioni negli ultimi trenta metri, ed è questo l'indizio più importante sul suo impatto potenziale nella squadra.
La posizione di Eriksen
Conte schiera Eriksen da mezzala sinistra, alle spalle di Sanchez. La sua qualità di palleggiatore incontrano la spinta di Cicinho, uno dei quattro brasiliani del Ludogoretz che domina il campionato bulgaro ma ha già cambiato tre allenatori in stagione. I bulgari giocano con una sola punta centrale, Swierczok, controllato alternativamete da Godin e Ranocchia, alla presenza numero 200 con l'Inter.
L'effetto delle sovrapposizioni di Cicinho è di indurre Biraghi ad abbassarsi, anche perché il Ludogorets tiene alte le due punte esterne Marcelino e Wenderson. Il danese, dunque, galleggia nella zona di centro-sinistra per andare a occupare lo spazio di mezzo con facoltà di accentrarsi di fatto da trequartista.
L'Inter non alza i ritmi nel primo quarto d'ora. Eriksen tende a ricevere spalle alla porta, spesso chiama l'inserimento di un compagno da dietro per spingere uno dei centrali, spesso Terziev, fuori posizione e inserirsi senza palla dettando il passaggio in profondità.
Gioca da mezzala sinistra: primo tempo di adattamento
Interessante il suo controllo di petto sul cross di Alexis Sanchez da destra al minuto 28. Così salta il marcatore, ma si allunga il pallone e non riesce ad evitare l'uscita del portiere. Si vede però un'interessante strategia offensiva: quando il cileno si allarga, infatti, Lautaro attacca il primo palo e il danese aggredisce l'area per seguire l'azione sul secondo palo.
Lo schema si ripete anche al 30′. Stavolta è direttamente Eriksen a ispirare Vecino. La postura del corpo fa apparire semplice il cambio di gioco di prima che spalanca campo a Vecino a destra. Il danese segue ancora lo sviluppo del gioco, stavolta verso il centro dell'area, ma il cross di fatto lo scavalca. La sua capacità di ribaltare il gioco anche con un tocco potrebbe essere ancora più valorizzato contro una squadra come il Ludogorets, che attacca attraverso il palleggio, con tanti uomini sulla linea del pallone, ma soffre quando viene aggredita e pressata tra le linee. L'Inter, però, tende a concentrarsi più sulla chiusura delle linee di passaggio che sulla ri-aggressione alta, almeno nella prima mezz'ora abbondante di partita. Eriksen così non ha tante occasioni per toccare palloni, per entrare in maniera più continua nei meccanismi della manovra nerazzurra.
Nel finale di tempo, quando torna ad alzare il baricentro e premere con più decisione, l'Inter arriva a fraseggiare con certa libertà a ridosso dell'area. Ma nello stretto, i nerazzurri naufragano per assenza di spazi e di idee contro le due compatte linee da quattro che i bulgari creano in fase di copertura. E praticamente non tirano in porta per tutto il primo tempo.
I primi tiri nel secondo tempo
Il secondo parte in maniera più incoraggiante, per l'Inter e per Eriksen che al 52′ serve a Lautaro un assist quasi senza guardare, fiducioso di trovarlo nella posizione abituale a ridosso dell'area di rigore.
Nella prima ora di gioco, Eriksen riceve cinque palloni in meno di Borja Valero e Vecino, 37 contro 42. Ne completa 35 su 45, di cui 14 verso la trequarti offensiva. Il primo tiro della sua partita, al 63′, è una girata al volo dal limite di sinistro, teoricamente il suo piede debole, respinto bene da Iliev. Si conferma però la pericolosità del danese quando può agire più vicino alla porta, per la sua velocità di coordinazione e di visione.
Conte inserisce Lukaku per Lautaro. Il belga protegge palla spalle alla porta e offre una possibilità in più all'Inter che con l'arte della pazienza costruisce il vantaggio. Alexis Sanchez governa il pallone in maniera insistita a sinistra e cambia gioco, una volta chiuso. L'azione prosegue con un triplo tocco che coinvolge in successione D'Ambrosio, Vecino, Lukaku: palla comoda sul destro di Eriksen che da fuori segna il suo primo gol con la maglia dell'Inter.
Esce Moses per Barella, Conte passa al 4-3-1-2 con Eriksen trequartista e D'Ambrosio terzino destro. Il danese alza il suo raggio d'azione, concentrato nei metri a ridosso dell'area. Da qui può far valere la velocità nella preparazione del tiro. Il destro dai 18 metri che rimbalza contro la traversa lo conferma.
L'Inter vince, per merito del danese, che offre una direzione diversa, lascia intravedere una possibilità di sviluppo differente per il gioco nerazzurro. Una direzione, fatta di possesso più ragionato e occupazione degli spazi di mezzo, di fraseggio e avanzamento col pallone, di flessibilità nell'interpretazione delle partite, che potrebbe diventare la chiave per il successo in Europa.