Follow the money, segui i soldi e avrai la risposta alle domande che ronzano in testa quando vedi lo stadio che ospita la semifinale di Supercoppa italiana, Napoli–Fiorentina. È semi-deserto, desolatamente vuoto, silenzioso, privo della passione e dei tifosi che sono essenza stessa della competizione sportiva. Ma, in tempi di vacche magre e da turarsi il naso, 23 milioni e compagnia bella di montepremi complessivo per ognuna delle 4 edizioni stipulate col nuovo contratto ammantano di gioia (anche) la sensazione di umiliazione provata nel vedersi comprati, snobbati, quasi trattati come poveracci.
Era proprio necessario? Perché siamo andati a giocare lì, in Arabia? E perché abbiamo cambiato format scimmiottando la Final Four della Liga spagnola? Di rimando, i sauditi che avevano un po' di milioni spiccioli da investire non hanno gradito il pacchetto: volevano Milan e Juve, si sono ritrovati con Lazio e Viola. E si sono chiesti: ma questi chi sono e che ci fanno qui? Hai voglia a spiegare che c'è un regolamento, con quello che ti hanno dato pensano di meritare di più. Che mortificazione. Poi senti il tintinnio delle monete, il fruscio delle banconote e ma sì… in fondo, che sarà mai… ci mettiamo pure a tenere il muso e a fare gli schizzinosi? E dai… ne ha rovinati di più l'orgoglio che il petrolio.
La Lega Serie A incasserà 6.8 milioni, 16.2 finiranno nelle tasche di Napoli, Fiorentina, Inter e Lazio con buona pace dell'ipocrisia di sortite a petto in fuori come quelle di Maurizio Sarri: "Andiamo a elemosinare… è come prendi i soldi e scappa". La differenza d'introiti tra le semifinaliste perdenti (1.6 milioni a testa) e le finaliste (8 milioni alla vincitrice, 5 agli sconfitti) mette a tacere ragioni sportive e ideologiche, considerato il bisogno di ricavi da parte dei club che non sanno più come quadrare i conti e sono disposti a tutto. E se la prossima volta vogliono si giochi anche sulla luna, che luna sia. Ci si può sempre mettere d'accordo.
Del resto, per non disturbare troppo il calendario saudita ingolfato di eventi sportivi, sono state cambiate le date della Supercoppa costringendo le quattro squadre impegnate (e le altre in Serie A) a fare capriole per incastrare il recupero delle partite nel pieno di un periodo importante, a cavallo delle Coppe. Un presidente, Aurelio De Laurentiis, quello che "con 200 milioni non comprate neanche un piede di Osimhen", prima ha tuonato contro tutti, fatto fuoco e fiamme per cambiare sede al torneo e perfino minacciato di non mandare la sua squadra a giocare se i campi non lo avessero soddisfatto, poi s'è fatto fotografare sorridente con addosso un costume tradizionale arabo durante una visita di cortesia. E capisci perché il calcio italiano si costerna, s'indigna, s'impegna e getta la spugna con gran dignità.