Emery maniacale: fa vedere un video al Villarreal, c’è spiegata la trappola per il Bayern
Quattro Europa League vinte (tre con il Siviglia e una proprio con il Villarreal), un'altra sfumata in finale contro il Chelsea di Maurizio Sarri e una semifinale di Champions League strappata coi denti e intelligenza tattica nella tana del Bayern Monaco. A leggerlo così il curriculum di Unai Emery mette i brividi addosso e lo"scorno" in faccia agli allenatori (e ai club) italiani che da un po' di anni a questa parte nelle Coppe ci stanno come i fondi del caffè. Scorie di bevanda: a loro l'aroma, a noi i sedimenti. Ne sa qualcosa Massimiliano Allegri battuto con le sue stesse armi ("aveva nove calciatori dietro la linea della palla", disse lo 0-3 preso sul muso). Quelle che lo spagnolo ha usato per disinnescare i tedeschi e sbatterli fuori dalla Coppa in casa loro.
"Quest'anno hanno vinto 5-0 col Benfica, con la Dinamo Kiev, 7-1 con il Salisburgo, vinto in modo netto col Barcellona… sono sempre stati schiaccianti. Abbiamo cercato di lavorare per impedire tutto ciò". Basta questo concetto per spiegare qual è stata l'interpretazione tattica che a molti ha fatto storcere il naso, perché non da ‘giochista', ma s'è rivelata abbastanza efficace da tarpare le ali agli avversari. Li ha costretti a giocar male, li ha imbrigliati e ha opposto loro una solidità tattica disarmante. Colpendoli con estremo cinismo, facendo due tiri in porta in entrambe le le partite dei quarti.
Sulle barricate devi saperci stare se vuoi difenderti con intelligenza. "Non conosco Nagelsmann ma ci ha mancato un po' di rispetto dicendo che voleva chiudere i conti già all'andata". E gli ha impartito una severa lezione tant'è che nel primo tempo ai bavaresi ha lasciato appena una conclusione. Mentre nella ripresa è riuscito a realizzare quel piano che aveva in mente sfruttando la "leggerezza" di pensiero e la lucidità di Parejo, l'esperienza di Albiol, la capacità di Lo Celso e Moreno di farsi bastare il budello nel quale dialogare, la freddezza di Chukwueze che ha avuto sui piedi la palla della qualificazione e non l'ha sprecata.
Per arrivare a tutto questo ha messo la sua squadra a studiare curando in maniera maniacale i dettagli: "I giocatori hanno bisogno di guardare i video degli avversari per capire come possiamo batterli – ha aggiunto nelle interviste del dopo gara -. Abbiamo mostrato loro come si poteva fare, facendo vedere le partite in cui hanno vinto con facilità per 5-0 o addirittura 6-1, ma anche come hanno difeso alcune squadre che qui ce l’hanno fatta".
Alcune immagini della gara spiegano bene come Emery sia riuscito a incartare il ritmo del gioco del Bayern tenendo ranghi serrati grazie anche alle posizioni molto strette e basse di Capoue e Parejo, al sacrificio di Lo Celso e Coquelin. Tutti sapevano cosa fare, come muoversi. Uno in particolare, Albiol, che a 36 anni è stato l'MVP del match. È stato lui il comandante della falange anche in situazioni su palla inattiva, come nel caso della linea che scatta e lascia ben sette calciatori del Bayern in fuorigioco. "L'umiltà è saper riconoscere i momenti belli e quelli brutti. In quelli buoni devi essere saldo e in quelli cattivi riconosci di aver sbagliato". E fa nulla se non sei bello. Chi se ne ricorderà se adesso sei in semifinale di Champions?